Preraffaelliti, amore e desiderio a Milano


Promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e 24 Ore Cultura, la mostra Preraffaelliti: Amore e Desidero è organizzata in collaborazione con il Tate e curata da Carol Jacobi. La mostra resterà aperta a Palazzo Reale dal 19 giugno al 6 ottobre 2019 e accoglierà al suo interno oltre 80 opere dei 18 principali pittori preraffaelliti. Potremo vedere dei veri e propri capolavori di questo stile come l’Ofelia di Millais o la Lady Of Shalott di Waterhouse. Ogni stanza della mostra sarà dedicata ad una particolare tematica, dal rapporto con la natura al fascino della mitologia, dal paesaggio al ruolo della modernità.

Oltre alla mostra in sé, sarà possibile rivivere a pieno questo movimento grazie alla rappresentazione teatrale che porta i soggetti delle opere nella vita reale. Lo spettacolo avrà luogo in Piazzetta Reale il 18, 19 e 20 giugno alle 21.30 e si baserà sul principio dei Tableaux Vivant, una ricostruzione con attori in carne ed ossa di alcuni dei dipinti più famosi.

Il Movimento dei Preraffaelliti

Facciamo un passo indietro però, torniamo alla Londra del 1848. L’Europa è il teatro di numerose proteste e rivoluzioni, sia politiche che sociali. In Inghilterra sette studenti decidono di attuare una rivoluzione artistica che cambi radicalmente lo stile pittorico, dettato all’epoca dalla Royal Academy. Nasce così la confraternita dei Preraffaelliti, capitanata da Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais e William Holman Hunt. Il loro obiettivo fondamentale era quello di introdurre nell’arte e nella poesia un nuovo realismo, con un occhio di riguardo verso i pionieri artistici del Medioevo Italiano, prima che gli stili Raffaelliti del rinascimento prendessero il sopravvento. Fonti di ispirazione erano la poesia, la Bibbia e la letteratura in genere, senza dimenticare il loro enorme interesse verso la scienza moderna.

I preraffaeliti sono stati in grado di raccontare attraverso le loro opere i cambiamenti di un’epoca, lo scorrere del tempo tra innovazione ed estrema povertà, tra un passato dove sorgevano grandi cattedrali e un presente fatto solo da industrie e ciminiere. Sfortunatamente il movimento non solo ebbe molto meno successo di altri contemporanei, come ad esempio l’impressionismo, ma venne anche additato in modo negativo da tutti i critici inglesi, relegandolo a stile di nicchia nei suoi primi decenni.

Il rapporto con il Tate

L’importanza di fare una mostra come questa in Italia è legata proprio alla cultura del Bel Paese, cultura dalla quale i preraffaelliti hanno sempre attinto a piene mani. Il principale esponente Dante Gabriel Rossetti si identificava con il ben più celebre Dante Alighieri, tanto da averne tradotto alcune delle principali opere e da averlo inserito in diversi suoi dipinti. Per poter quindi realizzare questa mostra è stata necessaria la collaborazione con il Tate, vera e propria istituzione artistica nel panorama inglese e casa della maggior parte dei dipinti esposti a Milano.

“Non è stata un a decisione facile per il Tate quella di dare in prestito queste opere perché sono i fondamenti della nostra collezione – afferma Maria Balshaw, direttrice del Tate – Henry Tate diversi anni fa si è offerto di donare 65 dipinti alla National Gallery ma la sua proposta è stata gentilmente rifiutata a causa della mancanza di spazi dove poterli esporre. È stata quindi aperta una campagna in città per la creazione di una nuova galleria d’arte che, da lì a pochi anni, divenne l’odierno Tate. Quindi, malgrado i nostri visitatori non potranno vedere per qualche mese le opere, siamo convinti che sia importante condividere queste meraviglie con il resto del mondo.”

Molto interessante durante la conferenza stampa anche l’intervento di Carol Jacobi, la curatrice della mostra, che mette l’accento in particolare sulle scelte stilistiche adottate dal movimento.

Utilizzavano pigmenti nuovi e brillanti – racconta la curatrice – come il viola e il verde smeraldo, anche se questo solo per poco tempo perché si scoprì essere velenoso […]. Il punto di riferimento erano le pale degli altari medievali nelle quali le figure erano avvolte da uno sfondo bianco e la luce arrivava da dietro. I preraffaeliti divennero quindi famosi per le loro opere che sfruttavano la luce naturale e, di conseguenza, richiedevano molto tempo per essere dipinte”.

Nella mostra sono presenti opere che rappresentano tutta la gamma di effetti luminosi, dalle ombre più cupe alla luce più brillante. Ogni dettaglio è denso di significato e suggerisce collegamenti con altri simboli. La visione dei quadri deve quindi essere attenta per riuscire a cogliere ogni messaggio nascosto inserito dagli autori nelle diverse opere. Da notare anche come i soggetti siano sempre in primo piano, un’altra eredità dell’arte medievale italiana, invitando chi guarda l’opera ad avere uno sguardo più ravvicinato al messaggio dell’opera stessa.

Di seguito, alcuni link utili:


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