Van Gogh: cinque curiosità che non sapevi sull’artista maledetto

Van Gogh: cinque curiosità che non sapevi sull’artista maledetto

Il30 marzodel1853nascevaVincent Van Gogh, un artista che col tempo è diventato un vero e propriopunto di riferimentoper tutto ilmondo dell’artee non solo. Van Goghcon la pitturaaveva unrapportomoltoconflittuale, controverso, di amore e odio. Senz’altro la suacreatività artisticaè servita come una sorta diterapiache l’ha aiutato a superare momenti particolarmente difficili della sua vita, come ilricovero all’ospedale psichiatricoa Saint-Rémy-de-Provence. D’altronde la suaarte, ma soprattutto ilmancato apprezzamentoericonoscimentoda parte della società in cui viveva è statofonte di sofferenza,incomprensioneeabbandono. Eppure, Vincent era convinto di una cosa: Non posso cambiare il fatto che i miei quadri non vendono. Ma verrà il giorno in cui la gente riconoscerà che valgono più del valore dei colori usati nel quadro. Oggi è difficile non dargli ragione…un esempio?66.3 milioniè il valore con cui è statovenduto all’astail suo dipintoL’Allée des Alyscamps, quindi sì, è decisamente arrivato il giorno in cui i suoi lavori valgono più del valore dei colori usati nel quadro. Nella testa di molti di noi, Van Gogh è ilprototipoper eccellenzadell’artista maledetto. Questo perché la (breve)vitadi Vincent è stata spesso caratterizzata datormenti,enormi angosceeansie esistenzialia tal punto di prendere la decisione ditogliersi la vita. Molto si è detto e scritto su questo grande artista. In occasione del suo compleanno trovo interessante condividere alcune curiosità che probabilmente non sapevi. Dimmi pure se sbaglio. Anche tu pensavi che Van Gogh fosse uno di quei tantibambini prodigioche già intorno ai 6 anni realizzavano disegni di tutto rispetto? Io sì, ma mi sbagliavo di grosso. VincentIniziò a dipingeresolamente all’età di27 anni, eppure, nonostante questo fumolto prolifico: in soli10 anni di “attività”(morì a 37 anni), riuscì acreare 900 dipinti, il che significa che, calcolatrice alla mano, riusciva più o meno a completaredue quadri a settimana. A sorprendere infatti è stata la sua capacità di essere riuscitoin così pocotempo a influenzareerivoluzionarea tutti gli effetti il mondo dell’arte.  In particolare c’era un esatto momento della giornata in cui era più ispirato e produttivo del solito: lanotte. Non a caso, celebre è la sua frase: Io penso spesso che la notte sia più viva e più riccamente colorata del giorno. Per riuscire a dipingere al buio, si serviva di unostrano cappello di pagliacon dei buchi nei quali inserire le candele. Insomma, un po’ ha anticipato quello che sarebbe diventato il caschetto con la torcia incorporata utilizzato dai minatori. Vincent non amava farsi fotografare, riteneva che lefotografie, rispetto ai dipinti, fosseroprive di vitaecarattere. Di lui siha solo una foto:un Van Gogh appena diciannovenne. Unaneddoto curiosoinfatti è quando suofratello Theoinviò all’artista unafotodella loromamma. Il pittore ringraziò il fratello per il pensiero, ma non vedendo di buon occhio la fotografia,decise di dipingere la sua versione del ritrattodellamadre,prendendo comespuntonon la foto inviata da Theo, ma basandosi sui ricordi che aveva di sua mamma. Per l’artista olandese, pittura e vita sono una cosa unica.Infatti è proprio questo a colpire di Van Gogh: lui arriva aidentificare completamente la sua arte con la sua vita,vivendo entrambe conprofonda drammaticità.Una delle sue frasi più celebri è infatti quella in cui afferma: Sogno di dipingere e poi dipingo il mio sogno. Questa proprio da lui non non me l’aspettavo. Siamo nel1881. Van Gogh in quel periodo èinnamoratofollemente di una certaKate, una vedova con un figlio, nonchécuginadell’artista. La donna non ricambia affatto l’interesse per Van Gogh e il pittore non prende per niente bene la cosa. Preso dalla disperazione, perdimostrare alla sua donna amata l’intensità e la forza del suo amore si brucia una mano… ovviamente questo gesto non serve a far cambiare idea alla cara Kate. Da vero sottone, sempre in tema di amore, Vincent credeva che: Chi non ha imparato a dire ‘lei e nessun’altra’ sa che cos’è l’amore? L’opera si chiamaPapaverie ha una storia davvero strana, infatti vanta il primato di essereuna delle opere più trafugatein assoluto. I Papaveridi Van Gogh son statirubatiper bendue volte, sempre nello stesso museo: ilMohamed MahmoudKhalil(Cairo, Egitto). Unaprima voltafurono sottratti nel1977eper ben dieci annil’operascomparvetotalmente dalla circolazione. Una volta ritrovata tornò nella sua legittima ubicazione, ma nel2010I Papaverivennerorubati di nuovo.Questa volta ilfurto non passò inosservato: per negligenza furonocondannati undici componentidelministeroegiziano dellacultura. Era la notte del23 dicembre1888,Vincent si trovava ad Arles, quando accaddeuno degli episodi più drammatici(e io oserei dire anche iconici) della sua vita: dopo una lite con l’amicoGauguin, Van Goghsi tagliòla parte inferiore dell’orecchio sinistro, la incartò e subito dopo decise di portarlain regaloa unaprostituta,sua amica. Dopo questo evento,venne ricoverato in ospedalecon la diagnosi di epilessia, alcolismo e schizofrenia. Il vecchioAristotele, se avesse assistito a questo evento, avrebbe sicuramente detto: Non esiste grande genio senza una dose di follia