Affitti brevi, scatta l’incubo 2026: tasse alle stelle per chi fa questo errore | Conviene di più dormire sotto i ponti
Aumento delle tasse sugli affitti online (Foto di Victoria da Pixabay) - radiobicocca.it
Affitti brevi in Italia: dal 2026 tasse più alte per chi affitta online. Scopri come cambiano le regole e cosa significa per proprietari e turisti.
Il mercato immobiliare, in Italia, non è mai stato un luogo per deboli di cuore. Soprattutto oggi. Ma il sogno rimane lo stesso per tutti: avere una casa di proprietà. In attesa di poterlo realizzare, però, la maggior parte delle persone, si accontenta dell’affitto.
Negli ultimi anni le città sono cambiate. I centri storici si sono riempiti di trolley e serrande elettroniche, mentre gli affitti lunghi sono spariti come parcheggi liberi a Roma (o in qualunque altra grande città). È la nuova geografia dell’abitare: turisti ovunque, residenti in fuga.
Ma i prezzi salgono, gli stipendi no, e trovare un bilocale decente costa quanto adottare un panda gigante. A qualcuno però il business è andato a gonfie vele: chi affitta a giorni, settimane, weekend. Il turismo digitale ha cambiato tutto, e non sempre in meglio.
E ora, come se non bastasse, all’orizzonte arriva un nuovo spauracchio: tasse più alte per chi affitta online. Pare che il 2026 porterà con sé più bollette che auguri di Capodanno.
Affitti brevi: tasse altissime
Tutto nasce da una novità inserita (e poi riscritta) nella legge di bilancio 2026. In origine si parlava di un aumento della “cedolare secca” sugli affitti brevi: dal 21% al 26%. Una misura che ha subito acceso proteste da ogni fronte politico.
Dopo giorni di discussioni infuocate, sembrava che la norma fosse sparita. In realtà, è solo cambiata la forma. Il governo ha tolto l’aumento generalizzato, ma lo ha riproposto in versione “mirata”: la nuova aliquota più alta si applicherà infatti a chi affitta tramite intermediari o piattaforme online. In pratica, quasi tutti.

Cosa cambierà per tutti
Per chi invece stipula un contratto diretto, senza intermediari, resta la tassazione più leggera al 21%. Ma questi casi sono rari come un affitto onesto in centro a Milano. Confedilizia, l’associazione dei proprietari ha parlato – come riporta brocardi.it – di “finta retromarcia”: la tassa resta, solo un po’ più ben vestita.
Il risultato potrebbe essere un mercato turistico che rischia di frenare, host preoccupati, e viaggiatori che forse pagheranno di più.Insomma, nella giungla degli affitti brevi, il 2026 potrebbe essere l’anno in cui dormire sotto i ponti non sarà una metafora, ma un piano B. Ironico, certo. Ma neanche troppo. Se è vero che l’idea dello Stato è far pagare un po’ di più chi guadagna dagli affitti brevi e contenere un fenomeno che ha effetti collaterali sociali, è anche vero che il confine tra “giusto” e “punitivo” è molto sottile.
