Canone RAI più caro | torna a 90 € l’abbonamento tv in bolletta: chi rischia di pagare di più
Canone Rai- credit freepik- radiobicocca.it
Il ritorno del canone RAI a 90 euro riaccende il dibattito sulle famiglie più esposte agli aumenti e sulle nuove regole che entreranno in vigore dal prossimo anno.
Il 2025 ha segnato un cambio di passo per il canone RAI, che dopo anni di riduzioni tornerà alla soglia dei 90 euro l’anno. Una decisione che molti utenti hanno accolto con sorpresa, considerando il progressivo alleggerimento della tassa introdotto negli anni precedenti. L’adeguamento, comunicato nei documenti istituzionali che regolano le entrate del servizio pubblico, ridisegna gli equilibri di una spesa obbligatoria che riguarda la quasi totalità delle famiglie italiane titolari di un’utenza elettrica.
Il ritorno alla cifra standard punta a garantire continuità al finanziamento del servizio pubblico radiotelevisivo. La misura si inserisce in un contesto economico complesso, in cui l’equilibrio tra entrate e copertura dei costi diventa un tema sempre più rilevante per le strutture statali coinvolte.
Perché si torna alla tariffa piena dopo anni di riduzioni
L’adeguamento del canone non arriva in modo improvviso, ma come parte di un percorso graduale segnato da revisioni e aggiornamenti previsti dalle norme che regolano il finanziamento della RAI. Negli ultimi anni, la cifra era stata ridotta per alleggerire il peso sulle famiglie, ma ciò aveva comportato una diminuzione delle risorse destinate al servizio pubblico.
L’aumento porta inevitabilmente con sé interrogativi su chi sarà più esposto al rialzo. Le famiglie con redditi bassi e gli anziani che vivono da soli, pur potendo beneficiare di eventuali esenzioni, sono spesso le categorie più sensibili anche a variazioni di piccolo importo. Per questo il tema ha riacceso l’attenzione sulla necessità di strumenti di tutela adeguati, così da evitare che il canone si trasformi in un ulteriore peso in un momento economico non semplice. Il ritorno a 90 euro rappresenta quindi non solo un aggiornamento tariffario, ma anche un punto di osservazione privilegiato sul rapporto tra costo del servizio pubblico e capacità contributiva degli utenti.

Chi rischia realmente di pagare di più nel 2025
L’aumento non avrà lo stesso impatto per tutti. Se da un lato restano in vigore le esenzioni per gli over 75 con reddito limitato, dall’altro le famiglie con più utenze potrebbero trovarsi a dover prestare maggiore attenzione alle intestazioni dei contratti per evitare duplicazioni non dovute. Il Ministero dell’Interno, che contribuisce al controllo delle autocertificazioni e delle dichiarazioni sostitutive relative al possesso dell’apparecchio televisivo, ricorda che la corretta compilazione dei moduli è fondamentale per evitare addebiti non necessari.
Un altro elemento che potrebbe incidere riguarda le abitazioni secondarie. Anche se il canone resta legato all’utenza principale, errori anagrafici o dichiarazioni non aggiornate possono generare inconvenienti e addebiti impropri. In questi casi, la procedura corretta diventa uno strumento di tutela decisiva per il contribuente, evitando che il ritorno alla tariffa piena si trasformi in un costo superiore al previsto. Con il riallineamento a 90 euro, l’attenzione agli aspetti formali diventa quindi ancora più importante, perché ogni imprecisione può portare a pagare più di quanto previsto dalla normativa, trasformando un adeguamento annunciato in una spesa inattesa e potenzialmente gravosa.
