Categoria: Cinema

  • Dalíland: un film rivoluzionario su Salvador Dalí

    Serepocaiontas: intervista all’ukulelista che ha conquistato i social, la TV…byJessica Amianto Barbato Project Revelation: una mostra gratuita da non perderebyIrene Lantano Dalíland: un film rivoluzionario su Salvador Dalí Gli amanti della corrente artistica delsurrealismoe, in particolar modo, diSalvador Dalí, non possono lasciarsi sfuggire un’occasione come questa. Infatti, dallo scorso 25 maggio è possibile recarsi al cinema per ammirareDalíland: un meraviglioso film sull’artista catalano. Salvador Dalínasce a Figueres nel 1904. Si consolida come pittore indiscusso, scultore e fotografo spagnolo. Il pittore è noto anche grazie alle sue caratteristiche più stravaganti come i suoi tipicibaffi all’insùe le immagini suggestive dei suoi quadri. Ha unapersonalitàmoltoeccentrica, una grande passione per il lusso e per l’abbigliamento orientale. Nelle sue opere non emergono solo i suoi tratti più “pazzi”, ma anche i suoitraumie la sua insolitafobia per le formiche. Ipaesaggi marinidella sua terra natale ritornano spesso nei suoi dipinti. La sua infanzia è segnata da un episodio sconvolgente: il bambino viene creduto morto ed abbandonato sul tavolo. Sarà solo e soltanto la nutrice ad accorgersi che è vivo. Nel corso della sua vita conoscerà molte donne, tra le qualiGala, la quale diventerà la sua musa ispiratrice e la sua compagna di vita a Parigi e a New York. Con la morte della donna nel 1982, l’energia creativa dell’artista scompare, conducendolo alla morte nel 1989 a Figueres. Salvador Dalí è uno dei maggiori esponenti delsurrealismo, un filone artistico nato nel 1924 in Francia. Nello stesso annoAndré Breton(critico d’arte francese) pubblica ilManifesto del Surrealismo, delineando lasurrealtà comeunarealtà assoluta. Dalí si avvicina a questo movimento artistico all’età di vent’anni, ma Breton lo critica a causa del suoatteggiamento provocatorio. Il surrealismo pone in evidenza un mondo non percepibile attraverso la ragione, bensì mediante l’inconscio(tema fortemente analizzato anche dal celebre psicoanalistaSigmund Freud). L’artista sfrutta ilmetodoparanoico-criticoper dipingere. Tale metodo consiste nel far emergere i fenomeni o i sogni che si scatenano nella sua anima inconscia (parte paranoica), rappresentati nei quadri (parte critica). Questa seconda fase del processo è possibile solamente se l’artista si immerge totalmente nella follia delle sue paranoie. Alcuni dei suoi capolavori più famosi e realizzati tramite questa tecnica sonoLa Persistenza della MemoriaeSogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio. Dalílandè un film che riassume in 1 ora e 45 minuti gli ultimi anni di vita e l’essenza bizzarradell’artista, interpretato daBen Kingsley. E’ diretto dalla regista canadeseMary Harron. Appartiene sia al genere biografico ma anche al drammatico per via del forte impatto emotivo che ha sul pubblico. Il film comincia nel 1974, quando unnuovoe giovaneassistente,James(interpretato da Christopher Briney), aiuta il pittore ad allestire un’importante mostra artistica in una galleria di New York. James è molto contento per aver ricevuto quest’opportunità. Col passare del tempo, il ragazzo si avvicina allavitaeccentrica efestaiolacondotta dal pittore (sempre accompagnato dalla sua donna, Gala). Scopre anche i lati più misteriosi dell’artista. Dalí è solito invitare ospiti rinomati alle sue feste, come la starAmanda Lear(interpretata da Andreja Pejic). James si rende conto deltriste vuotoche l’artista possiede dentro di sé. Il pittore prova un sentimento di angoscia per la morte e dipaura di invecchiare, che lo porta a essereipocondriaco. Dalí si ammala di Parkinson e ciò non gli permette di impugnare correttamente il pennello.Gala(interpretata daBarbara Sukowa) si rivela una figura in cerca sempre di nuovi amanti che sfoggia sotto gli occhi di Dalí. Uno dei tanti musicisti che frequenta èJeff Fenholt(interpretato da Zachary Nachbar-Seckel) soprannominatoGesù Cristoper via del suo taglio di capelli. Gala decide di regalargli un suo ritratto fatto dal pittore. Jeff lo vende per ricavarne un guadagno utile al fine di far decollare la sua carriera musicale. La donna diventa sempre più interessata al denaro, dispotica, avida e i suoi rapporti con Dalí si sgretolano sempre di più. Dalílandsignifica letteralmente “terra di Dalí”. Indica il mondo di Dalí che, fin dai primi istanti dell’opera cinematografica, cattura immediatamente l’attenzione dello spettatore. Si tratta di un ambiente emblematico, ricco diforti emozioniche oscillano dalla tristezza alla spensieratezza e all’ euforia. Una qualsiasi persona che non si è mai affacciata all’universo dalinianonon può che adagiarsi su una confortevole poltrona per vedere questo meraviglioso film, per nulla noioso e, anzi, molto scorrevole. E’ una possibilità imperdibile per comprendere pienamente lostile follee i caratteri distintivi di untemperamento estrosoed esuberantecome quello di Salvador Dalí. Ogni mattina, appena prima di alzarmi, provo un sommo piacere: quello di essere Salvador Dalí! Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostSerepocaiontas: intervista all’ukulelista che ha conquistato i social, la TV…byJessica Amianto Barbato Next PostProject Revelation: una mostra gratuita da non perderebyIrene Lantano

  • Le serie comedy da sessione

    La Pace Preventiva: la mostra di Michelangelo Pistoletto a Palazzo…bySofia Fossati Intervista | Marrano, il nuovo album è Carne ossabyJessica Amianto Barbato L’attenzione cala in poco tempo e la mente è talmente occupata che sarebbe difficile seguire serie tv con una trama complicata e che richiedono troppa concentrazione. Non ci sono né tempo né forze in sessione per star dietro a un’intera ora di episodio, soprattutto nelle piccole pause che riusciamo a ritagliarci durante il giorno. Una delle soluzioni è sfruttareserie comedy, con episodi da 20 minuti, giusto per non perdere la testa e avere un momento di stacco. Una vera pausa dovrebbe infatti contenere anche qualchesorrisoche ci permetta di non pensare agli esami incombenti. Quindi ecco alcune serie comedy che (oltre a quelle più famose) potrebbero farvi compagnia in questi momenti. AlsupermercatoCloud 9, in Missouri, Jonah fa un colloquio per ottenere la posizione di dipendente. Non ci mette molto per legare con i colleghi, tra cui ci sono Garrett, Cheyenne o Mateo, ma anche con i suoi superiori, come Amy (America Ferrera), Dina e Glenn. La serie ci permette di entrare nel vivo di quello che accade dietro le quinte di unsupermercatoche tuttavia può sembrare un luogo noioso e monotono, come pensano anche i dipendenti delCloud 9. In realtà, viene mostrato come possa diventare luogo di vicende interessanti e divertenti, sia tra colleghi sia con i clienti. Un interessante tema viene toccato nell’ultima stagione, che prende vita nell’era della pandemia delCovid-19, mostrando le difficoltà a cui lavoratori e clienti vanno incontro. AlGreendale Community College, Jeff tenta di conquistare Britta, convincendola a studiare spagnolo con lui. Lei però porta Abed con sé, che a sua volta invita Troy (Donald Glover), Annie (Alison Brie), Shirley e Pierce. Il tentativo di Jeff fallisce, ma ben presto diventano molto più di un semplicegruppo studio. I personaggi sono completamente diversi tra loro, ma condividono un forteegocentrismo. Questo li rende impermeabili agli altri studenti e convinti di non essere mai il problema. Di certo, non li aiuta il fatto di essere al centro delle attenzioni del preside Pelton, infatuato di Jeff. I costumi eccentrici del preside, le battute poco opportune di Pierce e i costanti discorsi motivazionali di Jeff si inseriscono nel contesto dei continui riferimenti alla culturapopdi Abed. Non è proprio classificabile come comedy ma rientra perfettamente nei parametri di serie tv corta e divertente. In un edificio storicamente abitato da celebrità e persone di successo, l’Arconia, un omicidio mobilita tre fan di podcasttrue crime. Mabel (Selena Gomez), Oliver (Martin Short), e Charles (Steve Martin) decidono quindi di registrare unpodcastdocumentando il caso. Le difficoltà nel riuscire a risolvere il crimine si accompagnano alle bugie che i tre protagonisti si raccontano l’un l’altro e alle cose che si nascondono. Tutto questo si unisce alla paura che il killer sia proprio nel palazzo. Le sostanziali differenze di età rendono il gruppo quasi come una piccolafamiglia, che tenta di far fronte alle stranezze che accadono nella struttura. La terza stagione arriverà a breve e conterà su nuovi personaggi, tra cui spiccano attori del calibro di Paul Rudd e Meryl Streep. E se tutte le cospirazioni e le teorie su chi ci governa fossero vere? Esistono i rettiliani? E gli illuminati? In questa serie animata la risposta è si, esistono. Esiste letteralmente tutto. LaCognito Inc.governa il mondo e manipola come burattini tutti i personaggi più influenti. Brett, un amichevole ragazzo, viene posto a fianco di Raegen, una rigida ingegnere che gestisce la compagnia. L’obiettivo è renderla piùsensibileevicina ai dipendenti. Il team a capo dellaCognito Inc., composto da umani, mutanti e alieni, deve risolvere i problemi che seguono alla responsabilità di dover governare l’intero pianeta. Purtroppo la serie è stata cancellata ma questo non toglie che vale la pena guardare entrambe le stagioni su Netflix. Crashingvede un gruppo di ventenni alle prese con le difficoltà che caratterizzano il mondo dei giovani adulti. È ambientata in unospedale abbandonato, concesso come abitazione in cambio della promessa di custodirlo. All’arrivo di Lulu (Phoebe Waller-Bridge), le dinamiche presenti da anni si spezzeranno e la sua stravaganza creerà ilcaos. È una serie da recuperare al volo, essendo composta da soli sei episodi. Per questo mi sento di consigliare un’altra perla di Phoebe Waller-Bridge, da guardare subito dopo:Fleabag(2016-2019,Prime Video). La protagonista (di cui non viene rivelato mai il nome, ma che molti assumono siaFleabag) è proprietaria di una piccola caffetteria a Londra. Vive cercando dicomprendersi, lasciando a esperienze frivole con gli uomini il ruolo di regolare le sue emozioni. Nella seconda stagione questo pattern si ferma. A prenderne il posto è un interesse romantico un po’ difficile da realizzare. La bellezza della serie deve tanto al rapporto che si crea tra il pubblico e la protagonista, che spesso rompe laquarta pareteper confessarci quello che pensa. The Good Placeè un luogo che si raggiunge dopo la morte, una specie diparadiso. Eleanor (Kristen Bell) viene investita da un camion e si ritrova in questo posto perfetto. Qui la associano alla sua anima gemella, Chidi, un professore di etica. Michael è colui che ha avuto il compito di progettare il sistema e viene sempre accompagnato da Janet, che è un’”intelligenza artificiale” che risponde a qualsiasi richiesta. Fin da subito Eleanor non si mostra come la tipica persona che meriterebbe di stare in questomagico posto, considerando gli standard richiesti. Ben presto trova altre persone che si sentono fuori luogo, come Jason, accoppiato con Tahani (Jameela Jamil). La loro missione diventa presto quella di nascondere questo ipotetico errore di collocazione, finché non riusciranno a capire ilvero motivoper cui la ragazza è stata portata lì. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostLa Pace Preventiva: la mostra di Michelangelo Pistoletto a Palazzo…bySofia Fossati Next PostIntervista | Marrano, il nuovo album è Carne ossabyJessica Amianto Barbato

  • Everything Everywhere All at Once: il film pluripremiato agli Oscar

    Live Report | Auroro Borealo: il suo tour NON negli…byEnrica Barbieri Cantare in università: con Bicocca puoibyIrene Lantano Everything Everywhere All at Once: il film pluripremiato agli Oscar “Ilmultiversoè un concetto di cui sappiamo spaventosamente poco“. Nonostante ciò non mancano i film che trattano l’argomento. Quest’anno ne abbiamo trovato uno anche agli Oscar.Everything Everywhere All at Once, disponibile sulla piattaformaAmazon Prime Video, è una pellicola diretta daDaniel KwaneDaniel Scheinertche esce nelle sale italiane il 6 ottobre 2022. Nei primi mesi del 2023 vince dueGolden Globee ben setteOscar. Una vera e propria incetta di statuette, che non stiamo a elencare tutte se non per sottolineare quella per lamiglior attrice protagonista, Michelle Yeoh, la prima attrice asiatica a portarsi a casa tale riconoscimento. Vale la pena guardare questo film solo per il modo in cui è gestito ilmultiverso, sia dal punto di vista della trama che dellasceneggiatura. Il susseguirsi delle scene e delle diverse versioni dei personaggi ci trasporta in unintenso e strabiliante viaggio nell’assurdità di questi universi. Ma per capire bene che cosa succede, forse è meglio concentrarci un attimo sullatrama. Protagonista della pellicola è lafamiglia Wang, composta daEvelynQuan Wang, da suo maritoWaymondWang e da loro figliaJoy. Insieme gestiscono unalavanderia a gettoni. Fin da subito ci confrontiamo con tutti i problemi da cui Evelyn è sommersa. Innanzitutto la festa per il padre, appena arrivato da Hong Kong, che si aggiunge alle difficoltà che sta avendo con la figlia, della quale fatica ad accettare l’omosessualità. In tutto questo incontriamo anche Waymond che, scoraggiato, porta con sé le carte per il divorzio. Insomma, Evelyn non ha una vita facile e spesso fantastica su come sarebbe stata se avesse fatto scelte diverse. Durante un appuntamento con l’IRC, che tiene sotto controllo la loro lavanderia, Evelyn incontra un alter ego di suo marito, proveniente da un altro universo. Lui le comunica che sarebbe l’unica in grado di sconfiggere una minaccia incombente su tutto il multiverso:Jobu Tupaki. Il filo conduttore diEverything Everywhere All at Onceè quindi ilcontatto tra le varianti dei protagonisti nei multiversi, la cui creazione è dovuta allesceltequotidianeche prendiamo, tra le varie opzioni che si presentano a noi. Ogni decisione crea una linea temporale diversa dalla nostra, in cui vive una versione di noi stessi che ha preso una strada differente. Ben presto Evelyn scoprirà che la sua versione non è esattamente quella che ha sempre sognato, sentendo così il bisogno di tornare indietro. La pellicola è ricca di momenti in cui è impossibile non fermarsi un attimo per riflettere sulle conversazioni dei personaggi. Tutta la trama è infatti permeata da un’imponenteatmosfera filosoficache tiene lo spettatore incollato allo schermo. Il tema del multiverso apre in ogni momento a considerazioni sul significato della nostra vita, sull’importanza delle nostre scelte, sulla loro centralità nel dirigere il nostro destino. Se nessuna scelta che facciamo è effettivamente sotto il nostro controllo, se illibero arbitrionon è altro che un’illusione, forse l’impegno che mettiamo nelle nostre decisioni non è così importante. Il dualismo fondamentale che si crea è quindi quello traesistenzialismoenichilismo, in un tentativo di rispondere a una domanda: c’è un senso in qualcosa, da qualche parte? C’è un qualche significato in quello che facciamo, nelle scelte che prendiamo? Ed eventualmente quanto possiamo ricercare questo significato nella vita quotidiana. E quanto invece potremmo sfruttarne la mancanza per vivere nelpurocaos? Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostLive Report | Auroro Borealo: il suo tour NON negli…byEnrica Barbieri Next PostCantare in università: con Bicocca puoibyIrene Lantano

  • ​​Mixed by Erry: il pirata che voleva fare il dj

    Cracker Island: album di culto o album cult?byAreeba Aksar Intervista | Rareș: l’improvvisazione e l’intimità in FemminabyEnrica Barbieri ​​Mixed by Erry: il pirata che voleva fare il dj Dal2marzoè disponibile al cinemaMixed By Erry, diretto daSydney Sibilia. Il film, prodotto daGroenlandiae ispirato a una storia vera, racconta le vicende deifratelli Frattasionella Napoli degli anni Ottanta e di come, nel giro di poco tempo, sono diventati l’etichetta discografica numero uno in Italia, illegalmente. Correva l’anno1976quando in una piccola cucina diForcella, i tre fratelli Frattasio aiutavano il padre a produrre whisky contraffatto da rivendere a turisti ignari. In un contesto fatto di criminalità organizzata e mafia, quello era il modo “onesto” di portare il pane a tavola secondo papà Frattasio (interpretato daAdriano Pantaleo). Verso la fine della pellicola, li ritroviamo cresciuti in quella stessa cucina a produrreJack Daniel’sdal sapore di tè, come se gli anni nel mezzo non avessero portato cambiamenti. Invece, c’è stata una rivoluzione nel modo di produrre e distribuire musica. Una rivoluzione partita proprio da Forcella. Enrico Frattasio (Luigi D’Oriano) vorrebbe fare il dj e del resto la passione per la musica l’ha sempre avuta, ma a mancargli – a quanto pare – sarebbe il carisma e “l’internazionalità” che quel mestiere richiede. Lui, però, non molla e decide di realizzare comunque il suo sogno. Con l’aiuto dei suoi fratelliPeppeeAngeloavvia un’attività al limite della legalità. Producono e vendono musicassette in quantità industriale, sotto il marchioMixed by Erry, dove Erry non sarebbe altri che Enrico. Le sue compilation acquistano fama fino a diffondersi su scala nazionale. La loro notorietà non passa inosservata e si ritrovano a dover fare i conti con la Finanza e le case discografiche. Il film scritto da Sydney Sibilia eArmando Festasi basa su una storia vera. Enrico Frattasio è davvero esistito (e ancora esiste) ma il lungometraggio pare parlare di una quotidianità così lontana. Il periodo delle cassette registrate, dellanew wavee della brillantina nei capelli sono ricordi che si sciolgono come zucchero filato sulla lingua. Effetto, questo, rafforzato dallemusiche di Michele Bragae da un’accurata selezione di grandi classici. Eppure, Sibilia – con grande maestria – ha dimostrato che è possibile mettere in comunicazione ere diverse, in cui la fruizione e la materialità della musica sono profondamente diverse. Abbiamo uncast brillante e comico, a volte quasi teatrale e il napoletano usato in alcune scene incrementa l’effetto dei dialoghi. I tratti dei personaggi sono esasperati e un po’ stereotipati come il finanziere che dà la caccia ai fratelli Frattasio interpretato daFrancesco Di Leva. Sempre a masticare una chewing gum, con i suoi occhiali da sole clip-on e lo sguardo attento. Per le vie strette di Napoli,il bene e il male si confondono. Non ci sono davvero degli eroi, e di certo non lo sono i Frattasio. Nemmeno la Finanza incarna questo ruolo nonostante stia cercando di fare la cosa giusta. Enrico è un pirata, sta accumulando un patrimonio a discapito delle etichette discografiche e degli artisti che duplica nelle sue musicassette. Eppure, è facile prenderlo in simpatia. Ha questo modo di fare agitato, insicuro, un po’ innocente e sempre titubante. Lungo le peripezie che gli capitano vediamo come spesso si interroga se stia facendo la cosa giusta. E del resto «io volevo solo fare il dj» è la risposta che riceviamo. La verità, alla fine – ma già all’inizio del film lo capiamo – è cheesistono dei modi giusti e dei modi sbagliati di inseguire i propri sogni.E i Frattasio hanno scelto quello sbagliato. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostCracker Island: album di culto o album cult?byAreeba Aksar Next PostIntervista | Rareș: l’improvvisazione e l’intimità in FemminabyEnrica Barbieri

  • La legge di Lidia Poët, la serie Netflix sulla prima avvocata d’Italia

    Festival Sanremo 2023: i 3 momenti migliori della terza seratabyIsaia Galli Cracker Island: album di culto o album cult?byAreeba Aksar La legge di Lidia Poët, la serie Netflix sulla prima avvocata d’Italia Ambientata a Torino nel 1883,La legge di Lidia Poëtè la nuova serie Neflix che racconta la storia della prima donna italiana ad essere riconosciuta dall’Ordine degli Avvocati. Nata nel 1855 a Perrero, Lidia ha un animo indomito. Vuole studiare e nonostante gli ostacoli e i pregiudizi dell’epoca ci riesce. Prende il diploma magistrale, consegue poi la maturità al liceo e in seguito si iscrive all’Università di Torino dove, dopo un breve periodo alla facoltà di Medicina, decide di passare a Legge. Il 17 giugno del 1881 si laurea in Giurisprudenza. L’argomento della sua tesi?La condizione femminile nella società e il diritto di voto per le donne. Terminati i due anni di praticantato, Lidia chiede di entrare nell’Albo degli Avvocati per cominciare a esercitare la professione. La decisione dell’Ordine di Torino passa alla storia, 8 voti favorevoli contro 4 contrari. Il fatto suscita numerose polemiche, i due principali oppositori si dimettono in segno di protesta. Il 6 settembre 1883 il Procuratore generale del Re impugna l’iscrizione all’Albo della dottoressa Poët davanti alla Corte d’Appello di Torino. Queste furono le sue parole: “Le donne possono fare le insegnanti o i medici ma, in questo caso, si tratta di attribuzioni che, per la loro indole ed entità, sono ben diverse da quelle che riassumono il patrocinio per cui è indispensabile un mandato nobile quanto arduo che, per compierlo a dovere, richiede robusto ingegno, ampiezza di dottrina, laboriosità indefessa”. L’11 novembre 1883 la Corte d’Appello accoglie la richiesta del procuratore e ordina la cancellazione di Lidia dall’Albo. Ilpronunciamentoè chiaro: le donne “non dovevano immischiarsi” perché “sarebbe disdicevole e brutto vedere le donne discendere nella forense palestra e agitarsi in mezzo allo strepito dei pubblici giudizi”. In seguito, Lidia, come mostrato dalla serie(attenzione: spoiler),farà ricorso rivolgendosi alla Corte di Cassazione che però, alla fine, confermerà la decisione della Corte d’Appello, impedendo a Lidia e alle donne dell’epoca di esercitare la professione forense. La legge di Lidia Poëtè un connubio fra un racconto storico e un giallo alla Sherlock Holmes. La serie si svolge in 6 puntate, ognuna delle quali è dedicata a un caso diverso. Lidia si impegna a scagionare chi è innocente e indaga per far emergere la verità e far trionfare la giustizia. L’avvocata Poët non è solo una donna assolutamente capace di svolgere il proprio mestiere, ma anche in grado di guardare oltre i pregiudizi e le apparenze. Lidia stessa afferma che quando la soluzione di un caso appare banale e tutti concordano immediatamente, è saggio diffidarne e indagare ulteriormente per scoprire la verità. Matilde De Angelis ha saputo calarsi perfettamente nel ruolo di Lidia Poët. In rassegna stampa, l’attrice ha affermato: “È stato molto bello, è stato un enorme privilegio anche solo poter toccare da vicino la caratura di una donna che ha fatto la storia del femminismo e non solo. Sono molto contenta che venga portata alla luce la vita di questa donna che è ancora purtroppo troppo poco conosciuta”. L’interpretazione di Matilde De Angelis appare piena di sfumature, rendendo la figura di Lidia intensa, forte e determinata, ma anche fallibile e umana. La serie Netflix è ambientata in una bellissima Torino di fine ‘800. Sul piccolo schermo vengono mostrate location normalmente inaccessibili al pubblico che sono state rese disponibili esclusivamente per le riprese. Le scene del tribunale sono state girate in parte all’interno dell’Ex Curia Maxima di Via Corte d’Appello e in parte a Palazzo Falletti Barolo. Sullo sfondo della storia di Lidia Poët appaiono il Museo del Carcere Le Nuove, Villa Barberis, Villa San Lorenzo, il Teatro Alfieri di Asti, ma soprattutto le piazze e le strade del centro di Torino costellate di carrozze, cavalli e costumi dell’epoca. In conclusioneLa legge di Lidia Poëtè una serie leggera e appassionante, storica, ma con uno sguardo moderno. La nuova serie Netflix è un mix di suspence, emancipazione ed un pizzico di romanticismo che mostra una Lidia Poët che si rimbocca le maniche, sfida i pregiudizi, ma senza prendersi eccessivamente sul serio. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostFestival Sanremo 2023: i 3 momenti migliori della terza seratabyIsaia Galli Next PostCracker Island: album di culto o album cult?byAreeba Aksar

  • Emily in Paris: la vita irrealistica di una marketing assistant

    Dopo il botto: Zerocalcare a MilanobyIrene Lantano Emily in Paris: la vita irrealistica di una marketing assistant Emily in Paris, la popolare serie Netflix, ha riscosso unenorme successosin dal suo lancio nell’ottobre del 2020. Netflix, nota per cancellare dopo la seconda stagione moltissime delle proprie produzioni, ha pubblicato la terza stagione diEmily in Parise ha promesso l’uscita della quarta (probabilmente a dicembre del nuovo anno). Nonostante ciò, molti spettatori hanno espresso il lorodisappuntoper come la serie rappresenta l’ambito del marketing, il mondo del lavoro e la vita a Parigi. Sebbene siano presenti alcuni spunti di marketing interessanti, essi sono sviluppati in modo superficiale. La trama e i personaggi sono criticabili, esagerati come i costumi di scena. Ma è propriol’insieme di queste mancanzeche ha portato alla serie tanta fama. L’hate-watchingè diventato un fenomeno legato a questo show. Come fece dire Oscar Wilde al suo Dorian Gray: “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”. Nella serie Emily Cooper (Lily Collins), la protagonista, riesce a convincere i clienti a mettere in pratica lecampagneda leiinventate al momentosenza alcuna preparazione. In un mondo in cui il marketing è una professione altamente competitiva e dinamica, questa rappresentazione è decisamente irrealistica. Nelle campagne di marketing, è fondamentale scrivere piani editoriali dettagliati, definire obiettivi e analizzare il target di riferimento. Inoltre, spesso è necessario affrontare lunghe sessioni di brainstorming e preparare presentazioni complete ed efficaci per ottenere l’approvazione dei budget e dei progetti. Emily è spesso attiva suisocial. Essi sono rappresentati come il suo punto di forza sia inambito lavorativosia dipersonal branding. I social media aiutano a entrare in contatto con i clienti attuali e potenziali, ad aumentare il riconoscimento del marchio, le vendite e i contatti. L’utilizzo dei giusti canali di social media, ampiamente utilizzati dai clienti, è fondamentale per raggiungere il proprio pubblico di riferimento in modo efficace. Emily utilizza glihashtag, il che è positivo, ma spesso ne sceglie di poco rilevanti per i suoi contenuti e vi inserisce l’apostrofo. Accenti, apostrofi e simboli non vengono riconosciuti, delimitano la parola che il social media identifica e sono quindi da evitare. L’approccio di Emily consiste nell’utilizzo prevalente diimmagini della sua vita quotidiana. La personalizzazione permette di dare al proprio profilo e a quello del marchio che si promuove un aspetto più genuino e di creare un rapporto con i follower più informale. Tuttavia, normalmente, i profili delle grandi aziende sono creati secondo dellestrategie studiate ad hoce i post devono essere approvati. Emily non esegue delle analisi previsionali, non segue delle regole, ma si affida semplicemente al suoistinto. Nella seconda stagione vediamo Emily cambiare completamente le sue mansioni e quindi il suo lavoro. Si improvvisaorganizzatrice di eventi/PR manager. Senza esperienza né opportuna formazione, combina qualche pasticcio, causa undanno d’immagineallo stilista Pierre Cadault (Jean-Christophe Bouvet), non trova una band per il party di Chopard e ingaggia la sua amica Mindy (Ashley Park) “pagandola in visibilità”. Nonostante la discutibile professionalità, Emily riesce sempre a cavarsela. La seconda stagione si era conclusa con una piccola “rivoluzione francese”. Sylvie (Philippine Leroy-Beaulieu) aveva deciso di lasciare Savoir e di fondare un’agenzia di marketing propria insieme al resto dei suoi dipendenti, ma non aveva considerato le difficoltà che l’apertura di una nuova attività comporta. Emily aveva molto legato con i colleghi ed era stata felice di sapere che volevano che anche lei si unisse alla nuova squadra. Tuttavia, quando la terza stagione comincia, Emilynon ha ancora decisose restare a lavorare per Madeline Weaver (Kate Walsh), la sua capa di Chicago che ora gestisce Savoir, o se invece unirsi alla squadra di Sylvie nella nuova società. In questa nuova stagione (spoiler alert) le decisioni di Emily sono molto prevedibili enon provocano alcuna conseguenza. Quando Emily finalmente fa la sua scelta, non riesce a trovare il momento opportuno per dirlo a Madeline e causa delleincomprensioni con i clienti, mettendo ulteriormente incattiva luceSavoir, già sull’orlo del fallimento senza le competenze e i contatti di Sylvie. Madeleine decide di tornare a Chicago e ha un’accesadiscussionecon Emily, per la quale è stato fatto un biglietto di ritorno. Emily è quindi costretta a chiarirsi con Madeline e le dice di voler restare a Parigi. L’ex-capa sembra inizialmente arrabbiarsi, ma alla fine abbraccia Emily e le augura un futuro roseo nella Ville Lumière. Oltre all’immagine irrealistica del marketing, la trama e i personaggi diEmily in Parissono criticabili. Ad esempio, è difficile da credere che una grande impresa come quella di Chicago in cui lavora Emily scelga di inviare come rappresentante presso la sede parigina una persona scarsamente preparata e chenon conosce nemmeno la lingua. Emily non conosce il mondo degli influencer, quando arriva a Parigi ha meno di 50 follower su Instagram. Riesce a diventare influencer, mangia delle decorazioni a parete durante un evento, viene retwittata da Brigitte Macron, non usa mai TikTok, finisce sulla copertina di una rivista come una dellepersone più influenti di Parigi… insomma tutto abbastanza strano. “Stiamo parlando di una donna che indossa un berretto alla francese e una camicetta ricamata con delle piccole torri Eiffel per il suo primo giorno di lavoro e ammette allegramente di non conoscere la lingua. Nelle migliori delle ipotesi, è imbarazzante. Nel peggiore dei casi è un’incarnazione vivente dell’imperialismo culturale statunitense. Insomma, Emily è l’antagonista della sua stessa serie, a prescindere dai suoi dubbi comportamenti morali.”ha scritto suThe Conversationla professoressa di Film Studies al King’s College di Londra Catherine Wheatley. Come riportato dalDaily Mail, un gruppo di esperti di finanza di New Casinos ha provato a fare i conti in tasca a Emily. È stato stimato che Emily possa percepire uno stipendio di circa 47.000 $ annui, ma il suo stile di vita sembra essere decisamentefuori budget. Solo per l’affitto in centro a Parigi Emily spenderebbe circa 33.000 $ l’anno, a questa somma bisogna aggiungere le spese per gas ed elettricità. Tra colazioni instagrammabili, pranzi e cene quasi sempre fuori casa Emily sostiene costi non indifferenti. L’abitudine più costosa di Emily di sicuro sono ivestiti. Emily ha dei gusti decisamente americani, le piace farsi notare e il suo armadio è pieno dipezzi firmati. Da Prada a Valentino, passando per Christian Louboutin e Balmain, Emily è una fashionista che non bada a spese. Il capo più costoso che ha indossato? La giacca gialla firmata Vassilis Zoulias che ha indossata nel quarto episodio della seconda stagione, che da sola costa più di 53.000 dollari. Ma quindi a quanto ammontano lespese mensilidi Emily? Secondo gli esperti il totale è di 10.005 $, cifra che Emily con il suo ipotetico stipendio proprio non si può permettere. Emily in Parisè diventata una delle serie più guardate su Netflix, probabilmente anche grazie alle sue criticità che hanno fatto in modo che se ne parlasse molto. Si è così sviluppato il fenomeno dell’hate-watching, ovvero molti spettatori hanno guardato la serie senza apprezzarne trama e personaggi, ma per trarredivertimento dalla critica dei clichéproposti. Emily in Parisè il genere di storia che ci permette di escludere che succederà davvero qualcosa di scioccante e che quindi possiamo seguire distrattamente. Non c’è una crescita della protagonista, un vero ostacolo o qualche morale di fondo. Emily è un’americana a Parigi che sorride dolcemente mentretutto si risolve sempre per il meglio. Matthew Gilbert, giornalista delBoston Globe, ha spiegato così il rapporto di amore e odio che prova nei confronti diEmily in Paris: “Avevo voglia di guardare qualcosa di carino e stupido, ma soprattutto carino: dopotutto, la serie è un tour di Parigi nella sua forma più smagliante”. Come la Senna che scorre, i vicoli costellati di Caffé e la musica New Age,Emily in Parisè una serie lenta, rassicurante e un po’ monotona. È proprio questa sua assenza di drammaticità, il fatto che sia così prevedibile, cherasserenalo spettatore e impedisce di odiare veramente la serie. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostDopo il botto: Zerocalcare a MilanobyIrene Lantano

  • Le otto montagne: il valore dell’amicizia ad alta quota

    La zattera di Titanic era grande abbastanza?byBeatrice Grimoldi Le otto montagne: il valore dell’amicizia ad alta quota Dal22 dicembreè finalmente nelle sale il filmLe otto montagne, tratto dall’omonimo romanzo di Paolo Cognetti (Premio Strega nel 2017) e vincitore del premio della giuria alfestival di Cannes 2022.La pellicola vede come protagonistiLuca MarinellieAlessandro Borghi, che interpretano i due amici Pietro e Bruno da grandi. Inoltre, il film vanta di un’importante regia degli sceneggiatori belgi Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Durante l’intervista di Borghi e Marinelli daChe tempo che fa, Borghi racconta di questa come una delle esperienze più forti ed emozionanti della sua vita anche per il fatto che si è ritrovato a lavorare di nuovo con Luca Marinelli. Un’amicizia descritta nel set ma che si sviluppa anche nella realtà. Il cortometraggio è ambientato traGraines– paesino ai piedi del Monte Rosa in Val d’Aosta –Torinofino ad arrivare ai piedi dell’Himalaya.Le otto montagnenarra la storia di un’amicizia nata d’estate tra il ragazzo di città,PietroGuasti(Lupo Barbiero) , e il ragazzo di montagna,BrunoGuglielmina(Cristiano Sassella). I due protagonisti crescono insieme tra alpeggi, fiumi e laghi e camminate in alta montagna con il padre di Pietro. D’inverno però la loro vita si divide: Pietro nella grigia Torino, sognando le montagne lontane, mentre Bruno resta a Grana (Graines in valdostano) con i suoi zii. Fondamentale per la storia risulta ilrapporto con il padre: entrambi i padri sono assenti nelle vite dei figli. Il padre di Bruno fa il muratore ed è lontano per lavoro, mentre il padre di Pietro è rifiutato dal figlio e perde i rapporti con lui con l’avanzare del tempo. La vita tiene lontani i due amici per un lungo periodo e, per via delle vicissitudini, hanno modo di rincontrarsi dopo quindici anni sempre tra le montagne che li hanno visti crescere. In questi anni Bruno è rimasto ancorato alle sue montagne, senza scoprire il mondo che lo circonda; mentre Pietro si è spostato da Torino ed è andato in Himalaya per provare a cercare se stesso tra le otto montagne. NeLe otto montagnel’amiciziaela montagnasono le protagoniste della storia. I dialoghi tra Pietro e Bruno sono essenziali, le parole hanno un ruolo importante e rispettano quasi fedelmente il libro; allo stesso modo anche i silenzi e le camminate ad alta quota permettono ai protagonisti di capirsi e conoscersi l’un l’altro.La natura, inoltre, è fondamentale per il rapporto tra i giovani uomini e il padre di Pietro: sin da piccoli lui li accompagnerà a camminare tra boschi, ghiacciai e alte vette e, da adulto, Pietro ripercorrerà i passi del padre, per ricreare un legame con lui. I luoghi scelti dal libro non sono casuali visto che sono le montagne tanto care anche aPaolo Cognetti. Lo scrittore milanese, infatti, ha scelto di vivere parte della sua vita proprio in val d’Ayas, la valle alpina dove si trova Graines, ai piedi del Monte Rosa. La vita dello scrittore si intreccia nel racconto che ha voluto creare con questo romanzo e questo aspetto penso sia un ulteriore valore aggiunto per scoprire sia il libro, che il film e i paesaggi che vengono descritti. Un ulteriore dettaglio che ho potuto notare del film (spoiler) è stato il fatto che lo stesso Paolo Cognetti fa un piccolo cameo nel film. Appare, infatti, in un breve frame nel quale è intento a cantare un pezzo diQuando tornerai dall’estero, canzone diLe luci della centrale elettrica. Questo rappresenta un ulteriore collegamento tra il testo dell’autore e la sua vita: infatti lui eVascoBrondisono diventati amici. Inoltre, il musicista ferrarese ha avuto modo di scoprire i luoghi deLe otto montagnegrazie aCognetti. Non mi resta, quindi, che consigliarvi caldamente di recarvi nelle sale cinematografiche durante queste feste natalizie per scoprire il racconto profondo di questa amicizia ad alta quota. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostLa zattera di Titanic era grande abbastanza?byBeatrice Grimoldi

  • La zattera di Titanic era grande abbastanza?

    Holiday Blues: come sopravvivere al NatalebyAreeba Aksar Le otto montagne: il valore dell’amicizia ad alta quotabyEnrica Barbieri La zattera di Titanic era grande abbastanza? Dopo 25 anni, James Cameron, il regista diTitanic, ha deciso di mettere a tacere le polemiche sulla scena della zattera. Tutti i fan del film hanno sicuramente discusso più volte seJack(Leonardo DiCaprio) dovesse o meno morire. Molti spettatori sostengono chec’era abbastanza spaziosia per Jack che perRose(Kate Winslet) sulla porta galleggiante usata come zattera di fortuna, ma Cameron ha deciso di dimostrare a tutti che si sbagliano. In un’intervistaper promuovere il nuovo filmAvatar – La via dell’acqua, James Cameron ha rivelato di aver documentato con unostudio scientificocome due persone non sarebbero potute sopravvivere sulla porta galleggiante. Nel 2017 iMythBusters, due esperti di effetti speciali e di leggende urbane, hanno deciso di testare la zattera diTitanic. Il loroesperimentosembra provare che entrambi i protagonisti diTitanicavrebbero avuto la possibilità di sopravvivere. Tuttavia, secondoCameron, l’episodio di MythBusters non è poi così realistico se si pensa a tutto il lavoro necessario: “Ok, allora mettiamola così: sei Jack, sei in acqua a 28° F (ossia -2,2° C), il tuo cervello sta iniziando ad andare in ipotermia. I MythBusters ti chiedono di toglierti il giubbotto di salvataggio, di togliere a Rose il suo, di nuotarvici sotto e di attaccare il tutto in modo che non venga spazzato via dalle onde due minuti dopo. Per legare qualcosa sott’acqua a 28° F occorrono dai cinque ai dieci minuti; quindi, quando tornerai a galla sarai già morto.Non avrebbe funzionato. La scelta migliore era quella di tenere la parte superiore del corpo fuori dall’acqua e sperare di essere tirato fuori da una barca. Sono ragazzi divertenti e mi è piaciuto molto fare quello show con loro, ma dicono cavolate.” In passato Cameron ha detto più volte di sentirsiperseguitato dalle polemichedei fan sul finale del film. Quindi ha deciso di provare scientificamente che Jack doveva per forza morire, ponendo fine alle discussioni una volta per tutte. “Abbiamo realizzato un’analisi forense approfondita con unesperto di ipotermia. Faremo un piccolo speciale che uscirà a febbraio. Due controfigure della stessa corporatura dei due attori originali sono state equipaggiate consensorisul corpo e sono stati messi in acque ghiacciate. Le rilevazioni e i test hanno confermato che non si sarebbero potuti salvare entrambi.” ha dichiarato il regista diTitanic. James Cameron ha più volte paragonato la storia di Jack e Rose a quella diRomeo e Giulietta, in cui la morte del protagonista è fondamentale per la trama. Ragionando con i se e con i ma il racconto perde la sua capacità di coinvolgere ed emozionare. “Titanicè una storia di amore, sacrificio e mortalità, l’amore si misura con ilsacrificio, come in Romeo e Giulietta” ha concluso il regista. QuandoTitanic, in una nuova versione con tecnologia 4K,tornerà nelle saleil prossimo febbraio, il progetto scientifico di Cameron verrà trasmesso su National Geographic. “Forse… forse… dopo 25 anni, non dovrò più affrontare tutto questo” ha detto ridendo. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostHoliday Blues: come sopravvivere al NatalebyAreeba Aksar Next PostLe otto montagne: il valore dell’amicizia ad alta quotabyEnrica Barbieri

  • Non i soliti film di Natale

    Il Ritorno: la storia di una donna respinta dalla vitabyIsaia Galli Holiday Blues: come sopravvivere al NatalebyAreeba Aksar Non i soliti film di Natale Natalesi sta avvicinando e come sempre il palinsesto televisivo e dello streaming propone i soliti film a tema. Se siete stanchi delle solite tre o quattro pellicole (Miracolo nella 34° strada, Mamma ho perso l’aereo,Il Grinch…) questo articolo fa al caso vostro! Troverete di seguito alcuni titoli un po’ diversi e nuovi per riscoprire la voglia di mettersi tutti insieme sul divano davanti a un film (magari dopo aver ascoltato un po’ di buonamusicasuRadio Bicocca!) Se siete amanti delle favole senza tempo, dal 9 dicembre è disponibile su Netflix e al cinema una nuova versione del capolavoro letterario di Carlo Collodi.Pinocchiosi presenta sotto forma di racconto musicale, animato con la tecnica stop-motion. Il film è stato diretto daGuillermo Del Toro– già premio Oscar conLa forma dell’acqua– e Mark Gustafson. La trama della storia è la stessa del Pinocchio collodiano ma Del Toro ha scelto di ambientare il racconto ai tempi del fascismo. Così Geppetto è sempre un falegname di un paesello italiano, ma si trova ad affrontare la perdita del figlio a causa di un bombardamento della guerra. Restando sempre in tema di grandi storie, il filmSpirited(disponibile su Apple Tv+) è basato sul racconto di Natale diCharles Dickens:A Christmas Carol. Nel cast spiccano grandi nomi come quello diWill Ferrell(famoso anche per l’interpretazione del protagonista nel filmElf – Un elfo di nome Buddy) eRyan Reynolds. La trama è simile alla novella originale: ogni anno i fantasmi del Natale Passato, Presente e Futuro scelgono una persona che non si è comportata troppo bene a cui far visita. Il prescelto è Clint Briggs (Ryan Reynolds) che dà un’interpretazione originale del ruolo. Tra canti e risate il film è ottimo per una serata in compagnia. Siete fan delcinepanettone italiano? Niente paura, ecco per voi una pellicola ambientata ai piedi delle nostre bellissime Dolomiti con un cast d’eccezione! Cosa c’entrano tra loro Lodo Guenzi, Diego Abatantuono, Violante Placido, Nino Frassica e Michele Foresta (il Mago Forrest)? Sono tutti i protagonisti di questo racconto “natalizio”. Il termine è stato messo tra virgolette perchè la storia è ambientata non a dicembre ma nel mese d’agosto, nonostante si parli comunque di Natale. Tutto nasce dal fatto che la coppia di Giacomo e Alberta è in crisi e porta la figlioletta in montagna dal nonno per darle la triste notizia della loro imminente separazione. Ma non è solo questa la criticità che la famiglia dovrà affrontare una volta arrivata al resort del nonno (Diego Abatantuono). Un’altra commedia italiana accompagna il periodo natalizio, con il ritorno del trioAldo,GiovannieGiacomosul grande schermo. Non è un film che parla di Natale ma tratta sicuramente i temi della famiglia, dell’amicizia e dell’amore. La storia è ambientata sullago di Como,dove i tre amici si stanno preparando per il matrimonio di Elio e Caterina, rispettivamente figli di Giovanni e Giacomo. Si tratta dunque di una doppia celebrazione: dell’amore tra i due ragazzi e dell’amicizia fraterna e duratura tra i padri. Al matrimonio giunge anche l’ex moglie di Giovanni, insieme al nuovo compagno: Aldo. Da qui partono vari inghippi… Non vi sveliamo altro per non farvi spoiler! Il film sarà disponibile nelle sale dal22 dicembre 2022. Se tra questi nuovi titoli non avete trovato l’ispirazione potete sempre rifugiarvi in grandi classici del periodo natalizio come:Love Actually,Una poltrona per dueoNightmare Before Christmas. Se avete consigli fateceli sapere qui sotto! Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostIl Ritorno: la storia di una donna respinta dalla vitabyIsaia Galli Next PostHoliday Blues: come sopravvivere al NatalebyAreeba Aksar

  • Il Ritorno: la storia di una donna respinta dalla vita

    Live Report | Ci mancava sentire i Gazebo Penguins dal…byEnrica Barbieri Non i soliti film di NatalebySara Garnieri Il Ritorno: la storia di una donna respinta dalla vita Presentato in anteprima alla20° edizione di Alice nella Cittàall’interno dellaFesta del Cinema di Roma,giovedì 15 dicembreesce in tutte le sale della nostra penisolaIl Ritorno. Probabilmente avrai già sentito da qualche parte il titolo di questo film, infatti vanta come protagonista la presenza diEmma Marrone. Per la cantante è la prima volta in assoluto che recita in una pellicola come protagonista; ciò non può che incuriosire un po’ anche tutti noi, poiché potremo vederla in una veste diversa dal solito. Il Ritornomette in scena il dramma diTeresa(interpretata dalla nostraEmma Marrone) che ritorna dalla propria famiglia dopo aver trascorso dieci anni incarcere. Il registaStefano Chiantiniha voluto in questa pellicola porre ilfocussulledinamiche psicologicheedemotivediTeresa, provando a raccontare il suo dramma e iltentativo di riappropriarsi della propria vita. Teresaè una giovane donna, abita conPietroin un quartiere periferico di una livida città del Lazio. I due hanno un figlio di circa un anno di nomeAntonio. La famiglia deve fare sia i conti con la mancanza di lavoro che con le difficoltà economiche presenti, ma sembra riuscire a far funzionare in qualche modo le cose… fino a quando i comportamenti di Pietro non finiscono per mettere a rischio la donna ed il piccolo. Questo però cambierà decisamente la vita di Teresa e non solo: dieci anni dopo esce dal carcere e cerca di recuperare il tempo che si era lasciata alle spalle. La cantante si è espressa così, parlando del ruolo che ha interpretato:“Teresa è una donna a cui nessuno ha mai dato una possibilità, che si trascina fra un rifiuto e l’altro. Anche la vita l’ha sputata fuori, senza un compagno, un lavoro sicuro. Ho rivisto tante donne e uomini che soccombono in una società molto poco inclusiva, sotto ogni punto di vista: etico, sociale e politico. Ho fin da subito capito che sarebbe stato complicato, umanamente mi sono messa alla prova, ho accettato di scendere agli inferi fra angoscia, apatia e abbandono.” Non ci resta quindi che andare nelle sale per scoprire la storia di questa donna e al tempo stesso ri-scoprire il talento diEmma Marronenelle vesti di attrice. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostLive Report | Ci mancava sentire i Gazebo Penguins dal…byEnrica Barbieri Next PostNon i soliti film di NatalebySara Garnieri