Controlli fiscali in arrivo | l’Agenzia delle Entrate manda questionari a questi italiani: occhi puntati su guadagni “nascosti”
Agenzia delle Entrate @radiobicocca.it
Sta partendo una nuova ondata di controlli: l’Agenzia delle Entrate sta preparando questionari mirati per chi, dai dati incrociati, risulta avere redditi poco chiari o del tutto “invisibili” al Fisco.
Negli ultimi mesi l’attività di verifica dell’Agenzia delle Entrate si è spostata sempre più sul terreno dei controlli incrociati: movimenti bancari, pagamenti elettronici, affitti brevi, entrate da piattaforme digitali e investimenti vengono letti insieme alle dichiarazioni dei redditi per individuare eventuali anomalie. Quando i numeri non tornano, prima di arrivare all’accertamento vero e proprio, l’Amministrazione può scegliere una via intermedia: inviare un questionario al contribuente per chiedere spiegazioni e documenti.
Si tratta di uno strumento previsto dalle guide ufficiali dell’Agenzia delle Entrate, utilizzato per acquisire “dati, notizie e chiarimenti” su situazioni che appaiono incoerenti rispetto a quanto dichiarato. In pratica, è una sorta di campanello d’allarme: il Fisco segnala che ha visto qualcosa di anomalo e offre l’occasione di chiarire, regolarizzarsi o dimostrare che tutto è in regola prima di passare a passaggi più pesanti. Proprio per questo, parlare di “guadagni nascosti” non significa solo grandi evasori, ma anche contribuenti che hanno sottovalutato entrate considerate marginali o gestite con leggerezza.
Perché arrivano i questionari e chi può finire nel mirino
Secondo le informazioni diffuse dall’Agenzia delle Entrate, i questionari rientrano nei controlli “di merito”, quelli più approfonditi rispetto ai semplici controlli automatici o formali sulle dichiarazioni. Vengono programmati sulla base di analisi di rischio e incroci di dati: dichiarazioni dei redditi, modello 730, fatture elettroniche, comunicazioni IVA, movimenti bancari e segnalazioni provenienti da altri enti. In questo quadro, i questionari sono spesso indirizzati a categorie che presentano maggiore probabilità di incongruenze, come lavoratori autonomi, titolari di partita IVA, proprietari di immobili dati in affitto o investitori con operazioni non perfettamente allineate ai redditi dichiarati.
L’obiettivo è chiaro: favorire la cosiddetta tax compliance, cioè la collaborazione spontanea dei contribuenti. Il questionario è un passaggio formale, non una semplice richiesta informale: va letto con attenzione e gestito nei tempi indicati, perché la mancata risposta può comportare sanzioni da 250 a 2.000 euro e, soprattutto, l’impossibilità di utilizzare in seguito determinati documenti a propria difesa in caso di contenzioso. In pratica, ignorare la busta significa lasciare all’Agenzia un margine molto più ampio per ricostruire il reddito in modo induttivo, basandosi sulle proprie presunzioni e dati disponibili.

Cosa controllano davvero e come non farsi trovare impreparati
Il Fisco guarda con crescente attenzione ai guadagni considerati “secondari”, ma che nel complesso possono diventare rilevanti: compensi ricevuti tramite piattaforme online, piccoli lavori occasionali pagati con bonifico, affitti brevi gestiti con portali digitali, attività extra rispetto al lavoro principale. Anche redditi finanziari non comunicati correttamente, plusvalenze su criptovalute o proventi da conti esteri possono rientrare nelle aree sensibili. Se dai dati incrociati emerge che lo stile di vita, le spese o i movimenti sui conti non sembrano coerenti con quanto dichiarato, il questionario diventa il primo passo per chiedere chiarimenti sul possibile “nero” o sulle omissioni.
Per non farsi cogliere di sorpresa, la prima regola è avere sempre una traccia ordinata dei propri guadagni: estratti conto, ricevute, contratti di affitto, documentazione delle piattaforme digitali e certificazioni degli intermediari. Quando arriva il questionario, rispondere in modo tempestivo e completo è la scelta più prudente. Farsi aiutare da un professionista può essere decisivo, soprattutto se si scopre di aver commesso errori in buona fede: spesso è possibile rimediare sfruttando gli strumenti di regolarizzazione previsti dall’ordinamento, evitando che un’anomalia iniziale si trasformi in un accertamento pesante. Chi considera irrilevanti i piccoli guadagni extra rischia di sottovalutare la capacità del Fisco di vederli e incrociarli, e di ritrovarsi al centro di controlli nati da movimenti che sembravano, all’apparenza, poco importanti.
