La Voce di uno studente disabile dell’Università-Bicocca


Bicocca

Mi è stato insegnato che prima di decidere se eseguire un’intervista, la domanda da porsi e a cui rispondere è – “Cosa mi interessa sapere veramente?” – Se raccogliendo notizie in merito alla persona da intervistare, si ritiene che il materiale sia tanto interessante da stimolare la nostra curiosità su una caratteristica singolare del soggetto analizzato, allora varrà la pena iniziare il lavoro.

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Quando ho deciso di intervistare Antonio, un mio collega del corso di studi in Scienze dell’Organizzazione, non ho avuto dubbi in merito a quale fosse il mio scopo. Volevo un punto di vista di uno studente “diversamente abile” che descrivesse non solo le sue oggettive difficoltà, ma anche le sue impressioni sulla propria carriera da studente di un’università pubblica in una grande metropoli come Milano e, perché no, anche un giudizio sull’Ente.

Dopo una lunga lezione di Diritto del Lavoro nell’Edificio U9 in viale dell’Innovazione a Milano, Antonio è stato tanto gentile da dedicarmi 20 minuti del suo tempo per l’intervista.

Il mio interlocutore si è presentato così:

Sono Odontoiatra e Odontotecnico. Ho 51 anni e ho lavorato circa 25 anni come libero professionista. In seguito alla mia condizione patologica che mi ha costretto sulla sedia a rotelle, ho dovuto smettere di lavorare e mi sono riscritto in università perché ritenevo giusto tenermi allenato mentalmente. Sono al terzo anno, devo ancora sostenere 5 esami prima di poter presentare la tesi e spero di riuscire a concludere i miei studi entro la fine del 2019.

Altre aspettative professionali si celano dietro il progetto della laurea?

A livello professionale non penso perché il mio status fisico non mi permette di intraprendere alcun tipo di lavoro però mi piacerebbe poter realizzare consulenze. Mi farebbe sentire più realizzato. Ad esempio, mi sono reso già disponibile come volontario per la gestione delle aziende senza scopo di lucro.

Non puoi comunque lavorare come consulente negli studi dentistici?

Il mio desiderio era comunque quello di tornare al lavoro, però la sedia a rotelle non mi ha agevolato perché ci sono ancora molte ancore mentali in merito. Io avevo uno studio avviato e ne ero titolare insieme al mio socio, ma ho dovuto chiudere perché, dovendo pagare professionisti che lavorassero al mio posto, i conti non tornavano.

Hai mai pensato di fare il tutor qui in ateneo per altri disabili?

Sì! Mi piacerebbe strutturare il servizio di disabilità e DSA (ndr: disturbi specifici dell’apprendimento) nella maniera più giusta possibile. È triste a dirsi, ma questi servizi in università hanno delle grosse lacune. Non trovo mancanze a livello didattico, bensì a livello di organizzazione interna sulla gestione delle persone. Addirittura adesso hanno chiuso l’area di studio dedicata ai disabili. Ora dove vanno i disabili a studiare? E anche l’ufficio dedicato ai DSA è stato chiuso, sono rimasti solo coloro che si occupano dell’assistenza materiale.

Cosa avevate a disposizioni nei luoghi di cui parli?

Computer con collegamento alla rete Wi-Fi, una copiatrice e un maggior numero di stampe in più rispetto a quelle che hanno normalmente gli studenti, un ambiente confortevole in ogni periodo dell’anno dove poter studiare in maniera più comoda e tranquilla. Era anche un punto di incontro e di confronto con altri studenti nelle stesse condizioni. Ora quest’aula pare sia stata chiusa per carenza di personale.

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Quali sono le figure di riferimento per particolari esigenze o per comunicare disservizi?

Il disservizio è gestito da chi si prende la briga di ascoltare la persona nel momento in cui si va a lamentare – Ha risposto ironico –Secondo me queste questioni dovrebbero essere gestite da una persona che ha subìto il disservizio stesso ovvero un disabile. Non c’è nessuno che riesca a comprendere le reali difficoltà del soggetti interessati, oltre al fatto che non c’è nessuno che attualmente ricopra tale ruolo. Esistono due persone che si occupano di tutte le tipologie di disabilità che sono tantissime e molto diversificate, ma un referente che si occupi dei disservizi legati alla nostra sfera non c’è.

Antonio mi ha raccontato che molti colleghi disabili studiano volentieri anche per socializzare e per confrontarsi con gli altri studenti così mi è venuto spontaneo chiedergli come fosse il suo rapporto con i colleghi in università.

Il rapporto con gli studenti mi ha dato molto di più di quanto mi aspettassi, nonostante il divario generazionale, i giovani dai 19 anni in su mi hanno sempre accettato e mi hanno fatto sentire integrato. Mi hanno sempre incluso nei loro gruppi e ci siamo anche divertiti studiando insieme. Ci siamo trovati molto bene!

È capitato anche a me di studiare con il mio intervistato e mi ha fatto sorridere la sua affermazione spontanea perché l’ho trovata veritiera e simpatica. Gli ho detto che è la sua notevole forza di volontà a permettergli di integrarsi senza difficoltà.

La forza di volontà è stimolata anche dall’interesse. Se hai un interesse che ti può portare a raggiungere determinati risultati, ben venga! La forza di volontà si crea! È come se fosse la benzina. Mi sono anche scoraggiato diverse volte a causa di esami molto difficili. Non ho difficoltà cognitive, ma legate a fatto che non riesco a scrivere né a mano né al computer. Per tale motivo avrei bisogno di un tutor soprattutto per le materie prettamente scientifiche quali Economia, Matematica, Statistica, metodologia e tecnica della ricerca sociale ecc… Mi è stato anche concesso il tutor per alcuni esami e a volte ho perso le ore di tutoraggio per motivi di salute. Ho richiesto altri aiuti per esami quali Business English e mi hanno risposto che i fondi erano pochi e le mie capacità mentali non rendevano necessario l’aiuto di un tutor.

Ti è mai stato recriminato di studiare poco approfittandoti della sua disabilità?

No, anzi è stato il contrario! Mi è capitato di superare esami difficili al primo colpo. Ho chiesto di vedere lo svolgimento scritto della mia prova per capire se mi fossero stati concessi favoritismi a causa del mio stato e, invece, ho riscontrato che avevo superato l’esame per merito e ne sono stato molto felice! – Come affronti gli esami scritti? – Chiedo l’assistenza alla scrittura, oppure sostengo l’esame orale. Mi è stato sempre concesso.

Ha lamentato la scarsa pulizia nei bagni per disabili dovuta in parte alla mancanza di igienizzazione e in parte, all’incuria degli studenti che possono utilizzare anche i bagni destinati ai disabili. Cosa puoi dirci riguardo all’assistenza?

Dovrebbe esserci almeno un infermiere in ogni edificio. Però anche in questo caso pare che i costi del servizio siano elevati e quindi per avere un’assistenza di questo tipo devo comunicare preventivamente quali edifici frequenterò con largo anticipo, per avere un infermiere disponibile nelle ore in cui sono in università. La mancanza di barriere architettoniche è un punto di forza della Bicocca, ma questa caratteristica da sola non basta se poi non c’è un’assistenza adeguata.

Cosa ti rende felice?

Il fatto che le persone ti accettino per quello che sei! Quando una persona ti accetta, credimi, è una grande felicità perché la considerazione che ha di te ce l’hai sempre e dà conforto. Una cosa che mangi o un viaggio poi spariscono.

A queste parole ho molto riflettuto. Alcune volte le risposte ci stupiscono perché, nella totalità dei casi sappiamo vedere solo le cose dal nostro punto di vista. La prossimità nei confronti di qualsiasi persona è difficile da applicare. Ci vuole molto esercizio. Sono rientrata a casa felice di aver imparato da Antonio che la stima delle persone a cui teniamo, è un tesoro molto prezioso. Difficilmente noi studenti riusciamo ad essere così riflessivi. Spesso gli impegni legati allo studio e alla nostra routine da persone “normodotate”, ci appiattiscono e ci rendono superficiali tanto da considerare rilevanti gesti sbagliati e cose di poca importanza.


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One Comment

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  1. vedo una contraddizione nell’intervista, l’intervistato si lamenta che non ci sono spazi riservati agli invalidi, nel frattempo è soddisfatto dei rapporti coi compagni di corso coi quali interagisce, probabilmente tali rapporti si svolgono nelle aree comuni a tutti gli studenti. Nel caso avesse avuto a disposizione spazi riservati si sarebbe trovato in un ghetto dorato dove avrebbe avuto rapporti solo con altri disabili dove ognuno avrebbe cercato di risolvere il proprio problema, come avrebbe potuto costruire un rapporto coi compagni di corso se negli intervalli e nelle ore buche si fosse allontanato per raggiungere gli spazi dedicati?