Norma fiscale lavoro autonomo | Nuovo regime forfettario: soglie e vantaggi che restano poco chiari
Lavoratore @pexels, radiobicocca.it
Dal 2025 il regime forfettario cambia ancora: nuove soglie di reddito e criteri di accesso modificati, ma molti professionisti lamentano incertezze interpretative e vantaggi meno evidenti.
La legge di bilancio 2025 introduce un aggiornamento delle regole per il regime forfettario, il sistema fiscale agevolato dedicato a lavoratori autonomi e titolari di partita IVA con ricavi contenuti. Si tratta di un intervento che, almeno nelle intenzioni, mira a rendere il regime più flessibile e coerente con l’andamento economico degli ultimi anni, ma che lascia aperte diverse questioni operative.
Secondo le indicazioni del Ministero dell’Economia, il limite di ricavi o compensi per restare nel forfettario sarà confermato a 85.000 euro, ma con meccanismi di controllo più rigorosi e nuovi criteri di esclusione legati alla tipologia di attività svolta. Le modifiche, pur non radicali, potrebbero incidere sulla convenienza del regime per una parte dei professionisti, soprattutto quelli con redditi oscillanti o spese elevate.
Le nuove regole e la questione delle soglie
Il cuore della riforma riguarda la stabilizzazione delle soglie e la definizione più chiara del momento di fuoriuscita dal regime. Finora, chi superava di poco il limite di 85.000 euro manteneva l’agevolazione fino all’anno successivo; dal 2025, invece, il superamento oltre il 10% comporterà la decadenza immediata. Una misura pensata per evitare abusi, ma che rischia di penalizzare chi ha entrate variabili o saltuarie.
Un altro elemento rilevante riguarda i requisiti di accesso: resteranno escluse le persone che, pur avendo partita IVA, collaborano in modo prevalente con il precedente datore di lavoro. La norma mira a contrastare le “false partite IVA”, ma genera dubbi interpretativi sul confine tra collaborazione autonoma e subordinata. Per chi rispetta le condizioni, invece, continueranno a valere i vantaggi tipici del regime forfettario: tassazione sostitutiva al 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni) e semplificazioni contabili significative.

I vantaggi che restano e le zone d’ombra ancora aperte
Nonostante le rassicurazioni del governo, molti consulenti fiscali sottolineano che il nuovo impianto rischia di ridurre la chiarezza e la stabilità del sistema. Alcune categorie professionali, come quelle tecniche e sanitarie, potrebbero trovarsi a dover verificare anno per anno la permanenza dei requisiti, con una burocrazia che resta tutt’altro che leggera. Il Ministero annuncia linee guida più precise entro la fine dell’anno, ma nel frattempo prevale l’incertezza.
Un altro punto critico riguarda il coordinamento tra il regime forfettario e le altre agevolazioni fiscali introdotte con la riforma complessiva dell’IRPEF. Non è ancora del tutto chiaro come verranno trattati i contribuenti che oscillano tra soglie diverse o che hanno più fonti di reddito. Per molti, il rischio è di vedere ridotti i vantaggi netti di un sistema nato per semplificare, ma oggi divenuto più complesso da interpretare. Il 2025 si annuncia così come un anno di transizione, in cui la promessa di semplificazione dovrà fare i conti con una realtà fatta di controlli più serrati e regole ancora in fase di rodaggio.
