Se fai questo lavoro puoi già presentarti in ufficio di collocamento: stai per essere licenziato | Colpa dell’IA

commercialista e controllo bancario

Lavori a rischio licenziamento - credit freepik- radiobicocca.it

Un rapporto del NFER nel Regno Unito lancia l’allarme su milioni di posti di lavoro a bassa qualifica che potrebbero andare persi entro il 2035 — ma alcuni dati presentano evidenti contraddizioni rispetto ad altre ricerche.

Un nuovo studio condotto dalla National Foundation for Educational Research (NFER) sostiene che nel Regno Unito fino a 3 milioni di posti di lavoro a bassa qualifica potrebbero scomparire entro il 2035 a causa dell’avanzata dell’intelligenza artificiale. Secondo l’analisi, i settori più esposti sarebbero quelli che coinvolgono artigianato, gestione di macchinari e ruoli amministrativi semplici. Al contrario, il rapporto prevede un aumento della domanda di professioni altamente qualificate, ridisegnando — secondo i suoi autori — la mappa dell’occupazione nei prossimi anni.

Tuttavia, come sottolinea lo stesso articolo pubblicato su Fanpage, queste conclusioni non sono condivise da tutti: altri studi recenti indicano un impatto maggiore dell’IA su lavori intellettuali, tecnici o creativi, piuttosto che su occupazioni manuali o tradizionali. Questa apparente discrepanza genera dubbi sulla reale portata della trasformazione annunciata.

Contrasti tra studi: chi è davvero esposto al rischio IA?

Secondo alcune rilevazioni — come quelle citate da Sky TG24 e da analisi internazionali — i lavori più vulnerabili non sono necessariamente quelli a bassa qualifica. Professioni impiegatizie, ruoli amministrativi, operazioni su dati, customer service, contabilità, e funzioni ripetitive d’ufficio risultano particolarmente a rischio: l’IA può svolgere molte di queste mansioni in modo più rapido ed economico rispetto all’uomo. Tali studi mettono in evidenza che il rischio riguarda anche posizioni con competenze relativamente elevate, sfidando l’idea che solo lavori elementari siano vulnerabili.

Allo stesso tempo, altre analisi mostrano che alcune categorie restano più protette: mestieri manuali altamente specializzati, lavori che richiedono empatia, creatività o decisioni complesse — come professionisti sanitari, artigiani, operatori con relazione umana diretta — sembrano meno esposti, almeno nel breve termine.

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Lavori a rischio – www.pexels.com – Radiobicocca.it

Uno spettro complesso: impatto differenziato e incertezze per il futuro

Le differenze tra le previsioni indicano che l’impatto dell’IA sul lavoro non potrà essere ridotto a una lista fissa di mestieri destinati a sparire. Molto dipenderà dall’evoluzione delle tecnologie, dal grado di automazione adottato dalle imprese e dalla capacità dei lavoratori di riconvertirsi o aggiornarsi. In particolare, le figure più a rischio sono quelle con compiti ripetitivi, codificabili e standardizzabili, mentre chi può contare su competenze specializzate, creatività, capacità di giudizio o empatia potrebbe risultare più resiliente.

Se lo scenario delineato dal NFER si verificasse davvero, l’urgenza sarebbe di adottare politiche attive di formazione e ricollocazione professionale. In molti casi — come avvertono economisti e sociologi — la transizione potrebbe essere dolorosa e mettere in difficoltà categorie già fragili. Ma se gli studi più conservativi hanno ragione, l’effetto dell’IA sul mondo del lavoro potrebbe essere meno drastico e più selettivo.

L’unica certezza oggi è l’incertezza: l’intelligenza artificiale rimane uno strumento potente, ma gli effetti sull’occupazione varieranno molto da settore a settore, da paese a paese e da individuo a individuo.