Cinque canzoni di Marracash in tema Coronavirus
Ci sono giorni, momenti, eventi che aspettiamo per tutta la vita: la finale dei mondiali, il giorno della laurea, il matrimonio con la donna o l’uomo dei sogni, unconcertodavanti a dodici mila persone. Quando sono così vicini che li possiamo vedere e non più solo sognare, ecco che ci sfuggono e ci costringono a ricominciare a rincorrerli. Venerdì3 aprileperMarracashè stato uno di quei giorni. Sarebbe dovuta essere la data d’apertura del suotourdei record, quella per la quale i biglietti sono finiti in 24 ore. Qualcuno, o qualcosa, ha deciso che ilKing del rapdovrà aspettare ancora per un po’. Così,ieri seraMarra, che in quel momento esatto sarebbe dovuto essere nel backstage pronto a far sgolare i dodici mila delForum, ha voluto ricordarlo ai suoi fan, con unpostsuInstagram, approfittandone per esprimere anche il suo punto di vista, come sempre lucido, concreto, diretto, unico, sulla surreale situazione che stiamo tutti vivendo. A post shared byMarracash(@kingmarracash) onApr 3, 2020 at 9:50am PDT Non tutti però hannola pazienza di arrivare a casae unasveltinamusicale con il loro artista preferito se la farebbero volentieri. Ecco alloracinquecanzonidi Marracash che sembrano essere state scritte apposta per questaquarantena. Sono cinque canzoni che probabilmente avremmo cantato a squarciagola al Forum e che oggi possiamo ascoltare in silenzio, riflettendo e scoprendone nuovi significati. Il dramma è che scompariranno in tanti, ma finiremo poi per adattarci, nascosti al buio come scarafaggi in un bunker, proprio come ci diceva Greta Thunberg.Mentre scriveva queste parole in cui immaginava la fine della nostra specie, Marracash di certo non avrebbe mai pensato che pochi mesi dopo avremmo vissuto qualcosa di così simile. Non sarà lafine del mondoma l’analogia è calzante. Alcuni poi sostengono che, con questo virus, lanaturaabbia voluto riprendersi il suo posto. Sono teorie prive di qualunque prova scientifica, diciamolo, ma i delfini nel porto di Cagliari e i livelli minimi di inquinamento dell’aria in Pianura Padana possono farci riflettere. Nel temporale fa paura uguale in business class.Davanti ad una quarantena non siamo di certo tutti uguali. Laquotidianitàdi un operaio che rischia il posto dilavoroed è rinchiuso in un buco di qualche metro quadrato non è paragonabile a quella di un vip o un manager che vive in una villa con giardino e tutte lecomoditànecessarie a sentire meno il peso dell’isolamento e che può continuare a percepire il proprio stipendio lavorando insmartworking. Marra però ci ricorda che quando entrano in gioco isentimenti, come lapaura, che si viaggi in economy o in business class non fa dfferenza. Esco di testa qua tra quattro stanze, io alla finestra conto le ambulanze.È un affresco incredibilmente rappresentativo di come molti passino oggi le loro lunghe giornate, franoiaepreoccupazione, che si alimentano l’un l’altra. Se andiamo avanti così bisognerà scrivere anche “Estate in quarantena” e Marracash ha già delle solide basi da cui cominciare. A proposito di affreschi, eccone un altro, questa volta in collaborazione con Guè Pequeno:Frigo vuoto, quattro lucky strike, non so più se è notte o giorno ormai.Alzi la mano chi, dopo il primo giornotappato in casa all’ergastolo, ha pensato: “sembra di vivere in unfilm“. Probabilmente anche Fabio (Marra) e Cosimo (Guè) avranno avuto questa sensazione. Per loro però sarà stato undéja vu. Cinque brani, il tempo di una sveltina appunto, non saranno come vivere un concerto dal vivo, ma sono sufficienti per farci pregustare la magia a cui assisteremo a partire dal12 di settembre, coronavirus permettendo
