Mina, la Tigre di Cremona

Mina, la Tigre di Cremona

Bicocca Tips | Tre musical da vedere questo mese a…byLinda Barbieri Buon compleanno Quentin Tarantino, il più cult dei registi!byAngela D’Addio Come si può presentare una delle più belle voci e personalità che il panorama artistico italiano abbia mai conosciuto?Mauro Balletti, l’unico fotografo da cui l’artistaMina Mazzinisi fa ritrarre, ci prova usando queste parole: Mina è onomatopeica. Non ha bisogno di spiegazioni o di aggettivi o commentini. Si spiega da sé. Le sue immagini anche. La storia di Mina inizia il25 marzo 1940, quando nasce a Busto Arsizio, prima di trasferirsi con la famiglia aCremona. Da qui il famoso appellativo dela Tigre di Cremona, per l’appunto. La prima “esibizione” si è tenuta al localeLa Bussoladi Marina di Pietrasanta dove nel1948Mina si trovava in vacanza con la famiglia. A fine serata sale sul palco, esortata dagli amici, chiede il microfono al cantante cubanoBarreto(il quale aveva appena terminato la sua performance) e per divertimento inizia a cantare. Ritornata in città Mina inizia ad esibirsi insieme agliHappy Boysnelle balere lombarde. Proprio durante queste serate cremonesi, aCasteldidone, il produttore di ItaldiscDavide Matalonle propone di incidere quattro brani. Due in inglese e due in italiano, le prime pubblicate sotto lo pseudonimoBaby Gate(abbandonato dal 1959)e le seconde con il nome originale dell’artista:Mina. In un’intervista aLa Stampa, Mina ricorda il periodo del suo esordio con queste parole, il padre e la madre non erano troppo convinti di questa sua carriera, lei studiava ancora all’epoca e volevano terminasse gli studi: “Il padre aveva convinto la madre a lasciarla fare: «Tanto, cosa vuoi, durerà qualche settimana questa follia. Lasciamola fare». Lalungagnona, invece, è ancora qui che rompe le scatole con quel piccolo meccanismo misterioso che sono le canzoni. Che lei ama e rispetta.” Negli anni ’60 e ’70 Mina diventa l’icona che ancora oggi conosciamo.Eclettica, innovativa, brillante, cantante e presentatrice ma anche attrice (Francis Ford Coppolala volle sul set deIl Padrino,ma lei declinò). Tra le altre cose fu anche la prima donna a indossareuna minigonnadurante un programma tv e sul palco durante i suoi spettacoli. Le sue ultime esibizioni televisive e in concerto risalgono al1978, anno in cui la cantante decide diritirarsi dalle scenee non mostrarsi più. Ma (badate bene, èesattamentein questo preciso istante che si consolida forse ilmitodi Mina) la sua carriera non termina per codesto motivo: dagli anni ’80 in poi la Tigre di Cremona continua a esserpresente, sia come fonte d’ispirazione per altri artisti, sia come voce, continuando a incidere brani col suo timbro e stile inconfondibili. Mina è senza dubbio una grande professionista, capace di incantare in tutte le vesti che ha saputo sagacemente indossare. Per descriverne la carriera musicale non basterebbe un articolo: ha inciso brani che ancor oggi sono indimenticabili, collaborato coi più grandi artisti italiani (Celentano, Dalla, Battisti tra gli altri) ed internazionali. Nemmeno i numeri forse riescono davvero a quantificarne la carriera. Nella discografia di Mina si contano:settantadue albumin studio etredal vivo, circa una quarantina di raccolte,più di 140singoli, ben cinque colonne sonore e molto altro. È l’artista femminile italiana con il maggior numero di vendite e la più presente nelle classifiche italiane lungo tutta la sua carriera. In occasione del suocompleanno, vogliamo ricordarla mostrandovi alcune dellecopertinepiù belle e particolari dei suoi album, cercando di ripercorrerne la genesi. Le copertine scelte per le sue opere sono dei veri e propricapolavori, mai banali, anche innovativi per il suo tempo e capaci di restare indelebili negli anni. Minaha saputo negli annireinventarsi, innovarsi e stravolgersi nelle rappresentazioni, invadendo o scomparendo totalmente dalle copertine degli album tracollage, illustrazioni, astrazioni e ritrattidi vario tipo. Dando vita a una narrazione visiva della sua musica riconoscibile e al tempo stesso unica nel suo genere. Ventesimo album della cantante, uscito nel1971e contenente brani del calibro diE penso a te,Amor mio(scritte daMogol e Battisti) eGrande, grande, grande. La copertina vede come unica protagonista dell’immagine una foto di repertorio di un cucciolo discimmia. Per questo motivo tale raccolta di brani passerà alla storia come “l’album della scimmia“. Durante il periodo d’uscita del disco Mina era in maternità, per dare alla luce la sua primogenita Benedetta. Per tale motivo non vi erano fotografie abbastanza recenti della cantante e si è optato per quest’immagine di copertina. Si tratta del primo album di Mina con una scimmia in copertina, ma non dell’ultimo: nel 2014 è uscito infattiSelfie, ilsettantaduesimoalbum della Tigre, che vede unmacacocome protagonista dell’immagine. Disco del 1987, suddiviso in due volumi: uno dedicato a reinterpretazioni di brani altrui e uno di inediti della cantante cremonese.Rane Supremevalse all’artista la vincita dellaTarga Tencocome miglior interprete dell’anno per il 1988. Sia nella copertina del volume 1 che nel 2, il volto di Mina è rappresentato sul corpo di un uomo muscoloso mostrato solo di schiena nella parte due. Accompagnato sempre dall’iconica treccia lunga della cantante e da un trucco pesante e scuro per gli occhi. Nel primo volume Mina reinterpreta i celeberrimi brani diLucio BattistiNessun doloreeSorry Seems to Be the Hardest WorddiElton John. Minaè stata ed è un’artista e una grande visionaria sotto molti aspetti,non solo musicalima anche socioculturali. Ha saputo, tramite la sua arteparlare al mondo intero. Come anticipato: sarebbe impossibile racchiudere in un articolo tutto ciò che Mina rappresenta e ha creato, per questo tale pezzo si conclude con alcune sue parole di riflessione, sul mondo e sulla musica. Mi meraviglio. E non sarò l’unica, spero. Sogno un mondo dove ognuno si fa gli affari propri. Un mondo dove vige il rispetto, prima dell’amore. Sono una visionaria? Ben felice di esserlo. La musica, bella o brutta, seria o ignorante, santa o puttana, è lunga. E non ti abbandona. È il rumore dell’anima. E ti si attacca alla pelle e al cuore per non lasciarti più