Elvis, il film di Luhrmann che celebra il re del rock ‘n roll


Dopo la tappa al Festival di Cannes, il 22 giugno 2022 debutterà nei cinema italiani Elvis, il film che racconta la vita e la carriera della leggenda del rock ‘n roll Elvis Presley. Il regista Baz Luhrmann, a cui si deve il precedente capolavoro de Il Grande Gatsby, ci regala un ritratto di Elvis (Austin Blutler) non convenzionale, visto attraverso la complicata relazione con il suo enigmatico manager, il Colonnello Tom Parker (Tom Hanks).

Il film è frutto del racconto di Parker che con la memoria ripercorre i momenti della sua carriera insieme a Elvis e approfondisce le complesse dinamiche createsi tra i due in un arco temporale di vent’anni, dagli esordi alla fama del re del rock ‘n roll, sullo sfondo di un’America segnata da un grande conformismo e divisa dalla segregazione razziale.

La trama (senza spoiler)

Elvis era figlio di genitori bianchi e poveri che furono costretti a trasferirsi a Memphis, nel sud degli Stati Uniti, in un quartiere di soli neri. Questa scelta non si rivelò sfortunata, perché sin da giovane Elvis venne profondamente influenzato dall’ambiente musicale vivace dei cori gospel e blues, dai locali “peccaminosi” per sola gente di colore, dalla sensualità sincera di quella parte della società. Inizia quindi a cantare e a suonare la chitarra, a creare uno stile e un’immagine tutta sua. Quella stessa immagine che attirerà tutti gli occhi su di sé: dalle giovani ragazzine americane per le quali diventerà ben presto un sex symbol alle forze dell’ordine che lo condanneranno più volte per il suo modo di essere.

Il carisma e la potenza che Elvis trasmette sul palco è proprio ciò che fin da subito colpisce il Colonnello Parker che lo trascinerà sotto la sua ala per creare una sua etichetta discografica personale. Questo è solo l’inizio dell’ascesa musicale di Elvis. In seguito prenderà il via anche una breve parentesi cinematografica, poi tornerà ancora a fare esibizioni e concerti in giro per il paese, rinunciando però sempre al sogno del grande tour mondiale perché impedito dallo stesso Colonnello Parker.

L’intricato rapporto tra Elvis e il manager

Il Colonnello Parker era un signore paffuto dalle dubbie origini, un ciarlatano da fiera con il vizio del gioco d’azzardo, inserito nel mondo degli affari della musica country. Quando incontrò Elvis trovò la sua miniera d’oro e non se la fece scappare per nessuna ragione. Nonostante i suoi comportamenti manipolatori e senza scrupolo, il Colonnello diventò un punto di riferimento per Elvis che vedeva in lui una sorta di figura paterna. Ciò che li ha sempre legati è stata un’amicizia problematica, a tratti malsana e tossica, che entrambi alimentavano a vicenda e dalla quale nessuno dei due sembrava in grado di uscire. “Io sono come te e tu sei come me” dirà a un certo punto il Colonnello a Elvis, due persone all’apparenza diverse ma simili, due uomini disposti quasi a tutto per ottenere quello che vogliono, per volare in alto fino a raggiungere il sole.

Elvis e i fan: una vita spesa per la musica

L’attenzione dello spettatore nel film di Luhrmann, più che sulle abilità canore del re del rock, è catalizzata dall’energia che Elvis trasmette sul palco e quella che gli viene restituita dal pubblico durante le sue performance. Elvis viveva per esibirsi, era affamato del suo pubblico, di ciò che gli trasmetteva e delle emozioni che gli regalava. Non si fermò mai, neanche quando la ex moglie Priscilla (interpretata da Olivia DeJonge) lo pregò, per la sua salute e per il bene della loro figlia, di prendersi una pausa. La sua voce profonda da ragazzo del Sud non sparì mai, neanche negli ultimi anni di vita quando, stanco e malato, faticava a reggersi in piedi senza l’aiuto di un bastone.

Il re del rock morì a 42 anni. Un finale appassionato e commovente accompagna lo spettatore attraverso registrazioni di apparizioni ed esibizioni che celebrano la sua vita e i suoi successi. “Ogni sogno che ho fatto si è avverato un centinaio di volte” disse in un’intervista che sicuramente parlerà al cuore dei tanti che certi avvenimenti li hanno vissuti in prima persona o a chi mantiene vivo Elvis ascoltando la sua musica.

Elvis è un film da vedere, per comprendere la grande impronta che questa stella ha lasciato non solo in America, ma in tutto il mondo.


Sara Lualdi

22 anni, laureata in Comunicazione Interculturale all'università Milano - Bicocca. Adoro scrivere, fare fotografie e mi piace rimanere aggiornata sulle novità nel mondo della cultura. Se potessi vivere in un film, sceglierei "Il favoloso mondo di Amélie".

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