Intervista | Berardi ci racconta il suo supereroe moderno


Davide Berardi, musicista e cantautore, vive a Milano dove insegna musica e suona per diversi club della città. Nel 2019 diventa ideatore e conduttore del format per artisti emergenti Milano Cantautori, in collaborazione con Arci Bellezza. Nel 2021 pubblica il suo ultimo singolo: RIDER. Una riflessione su questo personaggio dimenticato della pandemia, che lui definisce come « […] il mio supereroe notturno capace di salvarmi dalle paranoie e dalla pigrizia.».

Ciao Davide! Racconta, a chi non ti conosce, chi sei e i tuoi progetti.

Sono Davide Berardi, in arte Berardi, originario della provincia di Taranto, dal 2016 vivo a Milano per seguire cuore e passioni. In questo momento sto scrivendo nuovi brani che spero possano concretizzarsi al più presto in un disco. Nel frattempo, il 29 gennaio 2021, è uscito il singolo RIDER, una fotografia di questo periodo di pandemia, che tutti stiamo vivendo.

A questo proposito: parliamo del tuo singolo. Le riprese si svolgono tutte a Milano e includono dei veri e propri rider. Come sei venuto in contatto con loro e con il sindacato di Deliverance Milano?

Tutto è iniziato una sera del primo lockdown, durante una chiacchierata sul pianerottolo con il rider che mi aveva portato la cena a casa. Questo incontro mi ha fatto molto riflettere sulle condizioni di lavoro che questi ragazzi devono subire, senza nessun tutela e assicurazione. Ho approfondito la questione e sono venuto a conoscenza della pagina Facebook di Deliverance Milano, un sindacato, creato e composto interamente dai rider di Milano, che difende e tutela i loro diritti da lavoratori. Il mio senso di colpa, per aver sempre ignorato questo personaggio, si è trasformato in senso del dovere.

Con questa canzone aspiro a portare più persone possibili a sensibilizzarsi su questo tema, e, anche grazie alle riprese video del mio team, abbiamo cercato di calare l’ascoltatore nei panni di questo “supereroe notturno”. Per questo motivo abbiamo incluso Giovanni, un giovane rider, che si è dichiarato disponibile a essere filmato durante un suo turno. E per rendere tutto ancora più autentico, abbiamo preso parte a una manifestazione di Deliverance Milano, svolta a novembre. Con mia sorpresa, molti rider, ed ex rider, hanno partecipato alla costruzione di questo progetto: dal montaggio, alle testimonianze, alle immagini nel video. Io ho avuto l’idea di scrivere la canzone, ma loro ci hanno visto oltre.

Il messaggio che fai passare è bellissimo. Hai previsto l’uscita di questo singolo anche per sensibilizzare i giovani su questa tematica?

Penso che sia una realtà che riguarda tutti, oggi più che mai in periodo di pandemia, in cui moltissimi italiani sono stati costretti a trovare vie alternative per arrivare a fine mese. È importante andare oltre la preoccupazione della consegna in orario, e informarsi sui ritmi di lavoro stremanti e pericolosi di questi ragazzi. Per i giovani, è, sicuramente, l’occasione per scontrarsi con il mondo del caporalato e dei diritti negati sul lavoro.

Da gennaio collabori con i ragazzi di Sorry Mom!, hai in mente qualche progetto nel sociale, come questo singolo?

Sicuramente usciranno degli altri singoli in primavera, che avranno come tema la fragilità e la precarietà, di qualsiasi tipo: sentimentale, di coppia o lavorativa. Mi piace stuzzicare l’ascoltatore e farlo riflette su queste tematiche molto attuali, con la leggerezza e l’entusiasmo di chi fa musica, ovviamente. Tutte queste canzoni si rivolgeranno alla figura dell’eroe moderno. Come Ulisse, che alla fine di una una guerra durata 10 anni è tornato nella sua terra, anche noi, ogni giorno, combattiamo una guerra che dura 10 ore per tornare a casa. Ognuno di noi è un Ulisse 2.0 che combatte una battaglia personale per salvare sé stesso.

Le tue canzoni precedenti hanno un sound molto jazz, ma in questo singolo c’è un arrangiamento un po’ synth-pop. Come mai questo cambiamento?

Credo che il sound dipenda molto dal messaggio che si desidera far passare con il brano. Personalmente mi piace la continua ricerca e sperimentazione, soprattutto in ambiti che sembrano lontani anni luce da me. La mia formazione musicale è jazz, negli anni 2000 ho iniziato con la musica della mia terra: il folk, perché in quel momento gli stimoli che ricevevo mi sembravano coerenti con quella tipologia di suoni. Adesso, vivendo a Milano, in una realtà più metropolitana, underground e dinamica, volevo dare un messaggio che fosse d’impatto per miei ascoltatori. In questo caso, penso che questo nuovo sound sia più immediato e leggero per esprimere questo genere di tematiche.

Ringraziamo Berardi per la piacevole chiacchierata, vi lasciamo di seguito alcuni link utili per rimanere aggiornati e condividere i suoi progetti:


Sara Lualdi

22 anni, laureata in Comunicazione Interculturale all'università Milano - Bicocca. Adoro scrivere, fare fotografie e mi piace rimanere aggiornata sulle novità nel mondo della cultura. Se potessi vivere in un film, sceglierei "Il favoloso mondo di Amélie".

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