Intervista | Giulio Fagiolini: “La volontà di voltare pagina”

Sail the Skies: un EP per navigare tra le nuvole, un invito a stravolgere gli schemi della quotidianità.


Venerdì 23 settembre 2022, in distribuzione Believe, è uscito Sail the Skies, il nuovo disco del compositore e pianista Giulio Fagiolini, già anticipato dal singolo crater(e). Noi di Radio Bicocca abbiamo avuto il piacere di fargli qualche domanda sull’EP e sul suo stile compositivo.

Com’è nata la tua passione per la musica e in particolare per la composizione?

Ho sempre studiato musica classica e fin da piccolo sono sempre stato legato alla lettura degli spartiti. Io sono un autodidatta, in realtà sono uno psicologo ma ho presto capito che non era la mia strada. Col tempo mi sono avvicinato di più alla musica moderna e all’improvvisazione ma non ho mai avuto grandi regole nella scrittura, è sempre stato un processo di ricerca.

Come descriveresti il tuo processo creativo?

La fase creativa può essere molto lunga, spesso necessita di prove, controprove, esperimenti. Per quanto riguarda l’ispirazione, a fare la differenza sono i piccoli dettagli, sguardi, elementi che suscitano certi mood e stati d’animo che ti spingono al piano a improvvisare e registrare per renderli fruibili. Tutti i giorni quindi registro idee di quello che mi passa per la testa e per le mani, poi queste hanno bisogno di essere riascoltate: è un po’ come fare una scultura, parti da un pezzo grezzo e poi pian piano lo plasmi curandone i dettagli e avendo in mente la meta finale.

L’ispirazione è lo slancio iniziale che ti permette di avviare il lavoro oppure è qualcosa che ti senti di portare avanti lungo tutto il processo creativo?

No, è nella parte iniziale. Ci sono giorni in cui sei più ispirato, giorni in cui lo sei meno. L’ispirazione è come una fiammella. Quando sei ispirato, anche se suoni tre note in croce, quello che crei ti sembra più coerente con te stesso e con quello che senti. Poi dopo ovviamente subentra la parte più logica in cui si cerca di far quadrare tutto ma ultimamente sto cercando di far emergere di più la parte primariamente istintiva.

Quando hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato nel 2009, quando suonavo con la mia prima band di amici. Suonavo synth e tastiere, mettevo mano anche a testi ma la mia predisposizione è stata sempre per armonie e melodie. Nel 2016 ho cominciato a scrivere cose mie, da solista, perché sentivo l’esigenza di dire qualcosa di esclusivamente mio.

Il 23 settembre è uscito il tuo ultimo EP, contenente 5 brani, Sail the skies. Rispetto all’EP Diamond (Take care) (2021) e all’album Dietro a un vetro (2021) cos’è cambiato, quali sono le novità?

È cambiata la location dove ho registrato la musica: sia il primo album sia l’EP del 2021 sono stati registrati in casa mia, tra la camera e il salotto. Per questo EP, invece, volevo fare qualcosa di diverso, più introspettivo, come un ritiro spirituale: ho allestito uno studio di registrazione in una villa in Toscana e lì ho passato 10 giorni insieme a Renato D’Amico che è un amico e produttore. Era inverno e faceva freddissimo… Ovviamente l’ambiente che ti circonda influisce molto su quello che suoni e su come lo suoni. Se quel disco l’avessi registrato in una zona industriale sarebbe stato decisamente diverso. La cosa particolare è che quando sono entrato in villa non avevo in mente dei brani, tutto ciò che sentite è stato improvvisato. Avevo in mente solo uno stato d’animo, quello che ha ispirato l’intero EP: la volontà di voltare pagina.

Perché si intitola Sail the Skies?

Mi piaceva comunicare un senso illusorio e contraddittorio di navigazione nel cielo, tra le nuvole. Credo ci possa essere dentro di noi uno spiraglio per cambiare le cose, inventandoci nuovi modi di comunicare. È un invito a stravolgere le stesse dimensioni in cui siamo abituati a vivere.

Infatti i tuoi brani emanano un’atmosfera sospesa, sognante, ascoltandoli avevo la percezione di saltare da una nuvola all’altra. Che stile artistico sceglieresti per descrivere questo EP?

L’impressionismo per la ricerca della luce attraverso cui i pittori facevano risaltare i colori dei loro quadri. La mia musica è proprio un’impressione, non ci sono parole né batterie, è tutto molto astratto e dilatato, credo che anche a chi ascolta possa rimanere questa impressione. Il senso di sospensione è dovuto anche al fatto che questo è un EP di passaggio, infatti sto già ideando e creando ciò che arriverà dopo.

Ascoltando il primo brano crater(e), ho avuto l’impressione che potesse funzionare benissimo come colonna sonora. Che rapporto hai con il cinema?

In passato ho collaborato con lo sceneggiatore Michele Santeramo e ho scritto dei brani per uno spettacolo che era una rivisitazione del Decameron in chiave contemporanea, con gli attori Anna Foglietta e Marco D’Amore. Nel campo cinematografico ancora non mi sono cimentato ma a breve incomincerò degli studi specifici per la composizione di musica applicata alle immagini. Oltre all’ispirazione serve anche la parte più accademica, ci sono determinate regole da sapere quando si scrive appositamente per un contenuto audiovisivo. Per quanto riguarda la mia vita invece, si può dire che la mia musica fa da colonna sonora a quello che vivo, a una frase che sento, a uno sguardo che incrocio, a un’emozione che mi attraversa.

Sei in tour per la promozione dell’EP, quando potremo sentirti live?

Domenica sera al Teatro di Lari a Pisa mi sono esibito nella “data zero”: mi è servita molto per capire cosa poter migliorare, cosa funziona e cosa no. Inoltre ho provato un’installazione realizzata apposta per il tour che consiste in 60 specchi posizionati su piedistalli ognuno dei quali riflette una parte di me. Le date del tour sono: venerdì 28 ottobre all’Ostello Tasso di Firenze, mercoledì 30 novembre al Tambourine di Monza, il 9 dicembre a Perugia, il 24 dicembre a Castelfalfi (FI). Le date sono in aggiornamento quindi spero di aggiungerne altre. La mia sfida è quella di rendere fruibile al grande pubblico la musica strumentale e spero di poterlo fare anche grazie ai prossimi live.

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