Intervista | Rareș: l’improvvisazione e l’intimità in Femmina

Intervista all'artista rumeno Rareș che il 9 marzo ha pubblicato il suo disco più vero "Femmina", per Needn't.


Femmina segna il ritorno di Rareș. L’artista, classe ’97, realizza questo disco che rappresenta il punto di inizio verso un nuovo percorso ignoto, sotto il segno di un pop sperimentale, alla scoperta più profonda del proprio io e della propria essenza. Nelle tredici tracce, spesso nate da improvvisazioni, si mescolano i generi maschile e femminile, gli stili musicali e le lingue, si passa dall’italiano, all’inglese, dallo spagnolo al rumeno. È un disco originale, tra il genio e la follia, che si discosta – direi per fortuna – dal panorama italiano.

Rareș si era presentato al pubblico nel 2020 con il suo Curriculum Vitae, il primo lavoro in studio e un EP Folk_2021, album delicati, acustici che ti cullavano nel suo mondo. Anticipato dai singoli Ahinoi e Peggiore mossa, Femmina – invece – è quello che Rareş considera a tutti gli effetti il suo primo vero disco, il risultato più maturo del suo animo dalle mille sfaccettature.

Abbiamo avuto l’occasione di ascoltare in anteprima questo nuovo lavoro durante la presentazione del disco organizzata al Love Bar di Milano mercoledì scorso e di poter chiacchierare al telefono Rareş nei giorni seguenti.

L’intervista

Ciao Rareș, come stai?

Ciao Enrica, ciao Radio Bicocca! Io sto bene, sono in macchina, nella pianura veneta più dispersa. Sono a Cerea (provincia di Verona ndr), un posto che era famoso per i mobili e dove ora non è rimasto quasi nulla.

Come mai ti trovi in questa provincia sperduta?

Stiamo facendo le prove per il tour. È arrivato l’ultimo ragazzo del gruppo e adesso ce ne andiamo lì una settimana. Abbiamo preso uno studio molto bello a Cerea, forse l’unica cosa bella rimasta in città, per provare da Federico Grella (fonico dei Pop X). Ci nascondiamo lì per una settimana e cerchiamo di tirar fuori un bel live.

Il tuo secondo disco Femmina è uscito giovedì notte. Come sono i giorni seguenti alla pubblicazione di questo lavoro?

La presentazione del disco è stata una gran bella festa, mi sembrava di festeggiare un compleanno insieme a tante persone care. Nonostante le difficoltà del caso che abbiamo avuto, per la prima volta da quando suono in giro la mia musica, mi sono proprio sentito a mio agio. Mi sento un bambino in questi giorni perché sono contento di aver fatto queste cose, siamo molto felici all’interno di un mondo, nella situazione in cui ci troviamo, in cui l’unico modo per campare è quello di fare le cose che ci piacciono. Mi hai colto in un giorno di gioia.

Con questo nuovo disco mi sento diverso. Prima mi vergognavo molto a stare sul palco, suonando i miei brani precedenti e mi sembrava quasi di far perdere tempo alla gente.

La copertina di Femmina, foto di Bianca Peruzzi

Il rapporto tra il passato e il presente di Rareș: Femmina e Curriculum Vitae

Come mai hai notato questa differenza tra l’esecuzione dei primi brani, come quelli in Curriculum Vitae (il tuo primo disco) rispetto a Femmina?

La cosa che mi do come spiegazione è che in Femmina la musica è molto più estroversa, intimista, più esplicita a livello sonoro e ha un potenziale più eccitante. Prima eravamo in una formazione in trio, suonavamo musica da presammale, che si portava con sé uno strascico di malinconia. Non avevamo secondo me le armi giuste per sostenere un dialogo con un pubblico a lungo e magari non era davvero così ma io sentendomi in quel modo, secondo me, facevo passare questo messaggio anche a chi mi ascoltava.

Certo, capisco il tuo ragionamento. Infatti, pensando a Curriculum Vitae ho un immaginario di Rares che un po’ si discosta a quello presente in questo tuo ultimo lavoro. Femmina cosa rappresenta per te?

Femmina è la mia piccola verità da diversi anni a questa parte. La presammale, infatti, era sempre più ampia perché sapevo cosa stavo tenendo per me e sapevo cosa dovevo suonare in giro. Questi per me sono giorni di festa, perché si sono accumulati così tanti giorni di stress attorno alla release del disco, sia per come portarlo in giro sia per come verrà preso dagli ascoltatori. In qualche modo per adesso sta andando tutto bene, ci sono decine e centinaia di persone che lo stanno ascoltando e che ne parlano bene.

Com’è entrata, invece, la tua vita accademica da studente del Conservatorio all’interno di questo disco?

Io sono laureato in musica elettronica e adesso sto finendo il biennio di Sound Design al Conservatorio di Bologna. Ruvida, il brano che apre Femmina, era un esercizio per un corso di composizione. Il mio maestro Vincenzo Core, un musicista incredibile, ci aveva proposto di fare degli esercizi di un minuto e io ho creato quel brano. Mi piaceva e ho scelto di inserirlo nel disco.

Femmina è solo un lato della mia vita. Ho fatto un’esperienza di educatore musicale con i bambini in una fondazione Goninelli di Bologna, ho fatto il sound design per un lungometraggio indipendente. Però in Femmina secondo me si sente che nella mia vita ho fatto queste diverse esperienze.

Femmina: il punto di incontro dei vari mondi di Rareș

Possiamo descrivere Femmina come un disco di grande sperimentazione e varietà?

Sì, certo. Mi sto domando in questi giorni se Femmina possa essere a sua volta un punto di somma che accomuna tutti gli aspetti che volevo che venissero fuori o è a sua volta un lato, una parte di qualcosa. Ora mi sembra qualcosa di definitivo e completo ma mi chiedo come invecchierà. Non riesco mai a legare bene tutte queste parti di me, si presentano sempre in momenti diversi. Per esempio, più volte mi è venuta l’idea di fare il prossimo disco chitarra, voce e orchestra tipo Phil Spector, che aveva questa cosa di fare dei muri di suono orchestrali con l’orchestra ridoppiata più volte, una tamarrata degli anni ’70.

Non sai se può essere un punto di arrivo o il passo per un qualcosa di nuovo?

Certo, non è detto che Femmina avrà un seguito tipo Femmina. Stavo andando in panico perché mi sento alla fine della mia carriera, come se fatto questo disco non dovessi fare più niente.

Perché?

Dopo tanti anni di lavoro è come se questo disco mi si ritorcesse contro. Lo guardo come un oggetto a sé e mi rendo conto di quanto sia complesso e completo a modo suo e mi sento di non aver più niente da dire dopo. La mia scommessa più grande ora è capire come verrà colto dal pubblico, cosa verrà capito e cosa no, in questo panorama italiano che secondo me ha delle altre regole. Se dovesse avere una risposta positiva sarei molto contento. Ammetto che questo disco sia un pochino sulle sue, quindi sarei felice di poterlo condividere con la più ampia apertura di pubblico possibile.

Prima mi accennavi al fatto che questo disco è una sorta di unione di punti tra le varie parti di te. Com’è nato questo disco?

A livello sonoro volevo che questo disco fosse estroverso, che avesse delle sonorità che non hanno bisogno di essere accolte ma sono loro ad andare a bussare alle case di chi ascolta. Avevo bisogno che Femmina fosse a tratti violento, visti i precedenti lavori con un sound molto più delicato, molto meno pervasivo. Uno dei punti saldi del disco era fare un lavoro quasi totalmente improvvisato e poi sistemato dentro una produzione e sopra un beat. La parte autobiografica a tratti è celata, sono storie che capisco, che conosco e questo disco è fatto così per natura e anche perché volevo che fosse universale e aperto a interpretazioni.

Invece il criptismo dei testi è un fattore dovuto o è anch’esso casuale?

Il criptico dei testi è stata una risposta fisiologica agli argomenti che volevo trattare e che non stavo accettando. Siccome quasi tutto il materiale è nato per gioco, anche i testi sono nati mentre lasciavo andare liberamente la lingua. Ho usato un vocabolario e delle immagini pesanti e forse queste parole sono state dette male perché magari non ero da solo a casa o perché mi si stringeva la bocca.

Nella filosofia di tenere la prima, la seconda take, proprio per questa filosofia di tenere questo ricordo legato al momento della ripresa, diciamo che c’è stata un’accettazione di questa cosa criptica ma a volte abbiamo rifatto dei take perché non si capiva, mettendo al centro il significato e non la singola take, ma la chiave del disco era tenere delle take molto vere e ruvide e si sente. Quindi diciamo che è stato non voluto ma accettato.

Magari un brano come Peggiore Mossa è più vicino ai tuoi lavori precedenti, rispetto agli altri brani.

Certo, certo. Quel brano ha una storia particolare perché io avevo fatto una mia produzione ma ho perso tutta la musica del 2018 rompendo un hard disk. Ho quindi dovuto rifare il brano ma l’ho rifatto con una testa già molto diversa, perché era l’anno scorso e tutto il resto del disco già esisteva. Abbiamo avuto l’opportunità di coinvolgere Marco Giudici nella produzione e abbiamo scelto di rendere Peggiore Mossa così anche per essere gentili per chi è affezionato al materiale di prima.

La parte estetica di Femmina

Come mai è stato scelto proprio Femmina come titolo, riprendendo un brano del disco?

Femmina è il titolo del disco per tutto il percorso che mi sono fatto io a conti chiusi. A un certo punto, dopo aver scritto la maggior parte di quella musica, è venuto fuori questo brano, che è stato uno degli ultimi a esser stati scritti secondo un po’ la formula dell’improvvisazione.

Canticchiavo Voglio la mia femmina e lì ho capito, grazie a quella traccia, che quella era la chiave di lettura di tutto il disco. Nel brano c’è una ricerca mega ossessiva di una presenza femminile, di una donna nella mia vita che da un punto di vista sessuale ed emotivo mi accompagni e mi stringa la mano. Siccome poi nel disco sembra sempre che io rincorra la stessa persona – che in realtà sono persone diverse – a un certo punto mi sono detto che forse la cosa che cercavo non fosse una persona esterna ma io.

Quindi come monito a me stesso, anche un po’ per ironia, ho scelto questo termine perché è polivalente, è un termine politico, per schierarmi per far vedere come anche questa parola possa cambiare connotati e non debba indicare qualcosa di dispregiativo. Questo titolo è stato colto come un gioco, come un pensiero inclusivo e come volontà di rendere neutro un termine che storicamente non è stato usato in maniera carina, come quando viene utilizzata la parola femminuccia.

Ho due poli dentro di me e non ho coltivato abbastanza quello, senza per forza implicazioni di genere e sessualità. Mi sono messo questo segnalibro. L’altro titolo era più italianeggiante, doveva chiamarsi Menomale che mi accogli: sembra un film, non ci stava, era troppo.

Passando invece all’immagine di copertina. Come è stata selezionata e che idea vuole trasmettere? Osservandola l’ho immaginata con te al centro, la tua parte intima e attorno le mani che possono essere le altre persone come anche le possibili altre parti di te.

È molto bello quello che dici perché anche in questo caso vuol dire che il lavoro ha funzionato e avuto senso. L’idea è stata di Bianca Peruzzi (@trocadero_2000 su instagram) che ha allestito tutta la parte grafica di questo disco.

La storia della copertina è complessa. Volevamo fare un lavoro su Ahinoi che fosse un punto di congiunzione tra Folk_2021 e Femmina; tra Femmina e i due singoli annessi di cui adesso ne è uscito soltanto uno (Peggiore Mossa), c’era una specie di trittico con una situazione a sinistra (singolo pubblicato prima del disco ndr), io al centro e una situazione a destra (singolo che verrà pubblicato ndr). Quindi, per adesso, il lavoro è incompleto perché manca una parte del trittico.

Questa cosa delle mani, invece, è stata un’idea molto bella di Bianca perché le persone che lo guardano riescono a decifrarlo tutti in maniera diversa. Anche io che lei abbiamo due idee assolutamente diverse sulla copertina. L’idea era quella di giocare su una singolarità, su una cellula e tutto intorno c’è una molteplicità rappresentata da tutte quelle mani. È molto semplice come immagine, secondo me, ma si apre a molte interpretazioni.

Io personalmente la vivo come una persona al centro, una persona labile e non abbastanza forte da sottrarsi a queste mani che tirano, che ti portano via da un percorso che in qualche modo nascondono, coprono un volto, che ha già soltanto un occhio per vederci. Insomma, io la vivo male, con Bianca non ne ho mai parlato ma penso che gli abbia dato una interpretazione come la tua.

Dal punto di vista realizzativo è stata una bellissima giornata perché abbiamo fatto una call e abbiamo raccolto dieci comparse. In questa giornata di shooting sono venute fuori queste tre copertine e la terza è in the making. Io mi sono completamente affidato a lei e alle sue idee che abbiamo seguito alla regola e secondo me il risultato è molto buono e sono molto contento. La parte estetica per me è stata sempre uno sforzo e visto che si tratta di un disco schizofrenico, con tante sonorità, unire tutto con un’immagine sola per me sarebbe stato difficile. Girando su Instagram ho trovato il suo profilo e mi son trovato davanti dei lavori bellissimi e ho scelto di lavorare con lei.

Sempre dal punto di vista estetico, sono rimasta colpita dal video di Peggiore Mossa, che si sviluppa su una realtà virtuale. Com’è nata questa idea?

Il video è stato costruito da me e da Gabriele Turco (@freshrucola su Instagram), un artista che stimo. Gabriele fa 3D scan e stavamo cercando di trovare un modo per fare un video economico e in poco tempo ma che gli permettesse di mettere in rilievo le sue opere. In qualche modo abbiamo trovato questo escamotage perché abbiamo preso un personaggio e l’abbiamo fatto camminare, come se fossimo in un videogioco, in questa città alienante tutta uguale a se stessa. Il personaggio si fa questo giro, va vicino a queste grandi opere e le osserva.

Nel video ci sono anche io in mezzo alla strada, c’è una meteora. È un video rozzo ma bellissimo, è ispirato alla grafica della PS1 che ho nel cuore. Di base c’è l’idea di alienazione di case tutte uguali e l’idea di volersi stupire nel guardare opere assurde. Peggiore Mossa sopra quel video assume dei connotati strani.

La cosa bella di realizzare Femmina è stata quella di poter lavorare con persone che stimavo davvero. Needn’t, Panico mi hanno permesso di realizzare un sacco di sogni e sono super grato. Penso che se fossi stato da solo non sarei stato in grado di realizzare tutto ciò e avrei ancora i miei file solo sul computer.

Cosa ci dobbiamo aspettare dai concerti? Come vi state preparando per il tour?

Siamo in quattro e io questa volta suono solo la voce. Dico suono perché ho preparato tutto un sistema per il quale la voce passa. C’è Tobia Della Puppa ai loop. C’è una batteria (suonata da Marcello Della Puppa) e una chitarra elettroacustica (suonata da Simone Grande). Diciamo che vogliamo rendere il disco più live possibile senza scadere nell’occhio chitarra, basso, batteria e voce ma vogliamo creare un live molto elettronico e suonato, non con base e voce. È una scommessa e voglio vedere come e se il live funzionerà nei concerti canonici e nei festival.

Ringraziando immensamente Rareş per la chiacchierata, vi lasciamo di seguito le date del tour.

Rareş Live 2023 (in aggiornamento):

  • 19 marzo – CAMPOSANTO (MODENA) – Fermata 23
  • 30 marzo – TORINO – Magazzino sul Po 
  • 31 marzo – VENEZIA – Argo16
  • 15 aprile – BOLOGNA – Covo Club 
  • 26 maggio SEGRATE (MI) – MI AMI Festival 

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