Intervista | Stefano Accorsi: la carriera da attore e il film su Tintoretto

Intervista | Stefano Accorsi: la carriera da attore e il film su Tintoretto

Netflix abbia in qualche modo influito su tutte le collaborazioni fatte da Sky e
dalla Rai nell’ultimo periodo? In realtà i moduli produttivi Sky, Rai e Netflix sono molto diversi tra loro. Netflix produce localmente molti film e serie tv e distribuisce poi mondialmente. Possiede una piattaforma che da un certo punto di vista è molto innovativa perché è facile da utilizzare e presente su qualunque device tu voglia. Mentre invece le televisioni tematiche come Sky piuttosto che le televisioni generaliste come Rai solo ultimamente hanno cominciato a creare questo asset produttivo molto più complesso, ad esempio conL’amica geniale. Sicuramente Netflix è stato un acceleratore per tante cose perché ha una facilità di uso che è ineguagliabile. Realtà come questa o come Amazon Prime secondo me scuoteranno soprattutto la concorrenza privata come Sky. La televisione generalista ha ancora un altro approccio, anche se l’applicazione di RaiPlayè fatta molto bene però ancora forse non ha la leggerezza di contenuti che possono avere piattaforme come Netflix. Quindi oggi in televisione, così come nei contenuti e nella forma, c’è un’evoluzione continua anche dal punto di vista della fruizione quindi non bisogna mai perdere di vista la concorrenza. Anzi Sky ad esempio ha creato una joint venture con Netflix Italia, quindi cerca sempre di stare al passo perché oggi la tecnologia va velocissima e si rischia proprio per quella, non tanto per i contenuti, di restare fuori dalla gara. Durante il film abbiamo visto che la caratteristica della personalità di Tintoretto che ha inciso maggiormente nel suo percorso come artista è stata la spregiudicatezza, quale è invece la caratteristica della tua personalità che ha influito maggiormente nel tuo percorso sia come artista che come uomo? Dal punto di vista artistico ho sempre cercato storie che in qualche modo, anche molto banalmente, mi sarebbe piaciuto vedere rappresentate al cinema, in televisione o a teatro. Ripeto non mi è mai piaciuto ragionare per posizionamento: lavorare con il tale autore allora vuol dire che anche se quel film non andrà bene in sala, nessuno ti criticherà per averlo fatto. Sì ma perché l’hai fatto? L’hai fatto perché ti andava di farlo o l’hai fatto perché comunque quello ti dà un posizionamento che poi ti consente di fare anche molto altro? Ecco non sono mai riuscito a fare questo tipo di ragionamento e penso che questo abbia creato un legame forte anche con il pubblico che mi segue, che in tutta Italia viene a teatro o che magari ha visto tanti film. Credo che l’unica cosa che serva per il nostro lavoro sia il nostro istinto: un progetto ti va di farlo e un altro no. Avrai ragione, avrai torto non lo sai però almeno di quello ti puoi fidare. E per quanto riguarda la vita è più o meno la stessa cosa, anche se crescendo è vero che la componente testa assume un peso diverso rispetto a quando sei giovane. Credo però che le storie più tristi siano quelle delle persone che si rendono conto di non aver seguito i propri sentimenti e il proprio cuore nella vita. Hai iniziato la tua carriera sui palchi teatrali prima di approdare sul grande schermo, quale dei due mondi ti rappresenta di più? In realtà ho cominciato la mia carriera con un film. Il primo provino della mia vita in cui mi presero era per un film di Pupi Avati. Ho girato quel film, subito dopo ho frequentato la scuola di teatro e ho lavorato un po’ a teatro. Penso che la bellezza di questo mestiere sia fare tutto: cinema, televisione, teatro e anche la pubblicità. La prima volta che mi hanno riconosciuto per strada è stato per la pubblicità del Maxi Bon. Camminavo per strada a Bologna, stavo andando a teatro, da lontano vedo un ragazzo con una signora che probabilmente era sua mamma che viene in senso opposto e comincia ad indicarmi e quando mi arriva vicino comincia a ripetere Maxi Bon, Maxi Bon. Quindi la pubblicità mi ha dato la riconoscibilità, prima di girarla mi sono chiesto la faccio o non la faccio? E lì mi sono detto che questo è un mestiere in cui veramente solo facendo riesci a capire, il che non vuol dire fare tutto quello che ti viene proposto però vuol dire che se prevalentemente vuoi fare una cosa la devi fare. Tintoretto
era molto legato alla sua città di appartenenza, Venezia, al punto da non
lasciarla nemmeno durante il periodo della peste. C’è una città a cui sei
legato in questo modo o a cui ti senti comunque particolarmente legato? No non così sicuramente. Quando giro film legati alle mie radici, come il film con Ligabue oppure comeVeloce come il vento, sento che c’è un’energia particolare che attinge a qualcosa di profondo. Però Bologna, che è una città che ho amato ma da cui sono anche fuggito per fare questo mestiere, è una città dove si vive molto bene, che ti protegge e ti coccola molto, però essere troppo protetto alle volte rischia anche di isolarti un po’. Quindi non è un caso che io mi senta più legato a città come Reggio Emilia, la terra di Ligabue, piuttosto che Imola dove abbiamo giratoVeloce come il ventoche sono più provinciali ma più legate alla terra. Poi Milano che è la città dove vivo tuttora mi piace tantissimo però l’ho scoperta da grande e non ho qui le mie radici, anche se è una città in cui mi piace tanto vivere. Il film inizia con due frasi, una di David Bowie e una di Sartre, che descrivono Tintoretto, quale di queste due ti è più affine? Ha costruito la sua carriera come proto-rock star _David Bowie Il primo regista della storia_Jean-Paul Sartre Quella di David Bowie perché mentre un regista ha a che fare con una messa in scena e quindi con una creazione, la frase di Bowie parla dell’essere umano e di Tintoretto che è un artista incredibile. Come Bowie identifichi in lui un’anima di quel tipo mi affascina tantissimo e mi racconta tanto del suo modo di vivere l’arte, ma innanzitutto la sua vita. Quindi questo aspetto mi ha affascinato molto e quando l’ho letta sono rimasto sorpreso che David Bowie abbia detto questa frase che inquadra da subito Tintoretto, definendolo proto-rock star. Antonio La Mancusa, Edoardo Clerici, Linda Barbieri