Intervista | Troyamaki: la rottura di schemi e costumi

Prendendo in prestito le sue parole: un cantastorie iridescente, amante della mitologia greca e della cultura giapponese.


Prendendo in prestito le sue parole, Troyamaki si descrive come “un cantastorie iridescente, amante della mitologia greca e della cultura giapponese, che si diverte a creare piccole dimensioni digitali dove personaggi fittizi narrano storie sulla perversione sessuale, morale e intellettuale, ispirate da fatti o esperienze realmente accadute. Il tutto condito da una musicalità che spazia dall’elettronica al pop più saturo“.

Da dove nasce il nome?

Stavo cambiando il nickname su Instagram e volevo un nome composto. Quindi, dato che sono appassionato di mitologia, Troy viene dalla città di Troia e amaki è un suffisso della lingua giapponese. Le ho unite ed è uscito Troyamaki.

Come vivi questo essere hyper in Abruzzo? Ci sono altre persone come te?

No, in realtà non mi piace presentarmi così. Io qui sono conosciuto per le cose che faccio con il mio lavoro, poi se qualcuno lo scopre e mi chiede non ci sono problemi, ma mi piace di più la spontaneità con la quale le persone si avvicinano a questo mio lato.

Quando è partito il tuo progetto musicale?

Ufficialmente nel 2021, quando c’era ancora aria di pandemia. Prima del 2021 però ci sono stati 4 mesi di gavetta su SoundCloud. 

A proposito di copertine, ho visto che hai un sacco di immagini che spaccano, le fai tu? Il tuo Instagram è un bomba.

Gli artwork sono fatti da una mia amica di Pisa, Elleluxx, che è una graphic designer. Fa illustrazioni di personaggi femminili e non.

La copertina che ha fatto per il mio primo mixtape del 2021 erano delle mani in latex che tenevano un ovulo con spermatozoi luminosi intorno.

Siamo entrambi nati nel ’96 e ci portiamo dietro i cartoni animati che abbiamo visto da piccoli, per di più ho letto che sei appassionato anche di cultura giapponese.

Sì, soprattutto quelli trasmessi da fine anni ‘90 come Dragon Ball o Sailor Moon, ma negli anni ho cambiato stimoli.

Per quanto riguarda i brani, come vengono creati?

Lavoro con un produttore perché non so produrre. Ora sto lavorando con Cristian, di solito lui prepara delle basi sulle quale poi io inserisco il testo con storie di cose che mi sono successe o che mi hanno raccontato che poi io romanzo. A volte facciamo il contrario perché magari io ho in mente un testo e allora registriamo la voce e poi produciamo la base.

Ti senti dentro la corrente hyperpop? Ci sono artisti, italiani e non, a cui ti ispiri?

Sì, mi ci sento ma sento anche di essere altro, per quanto riguarda gli artisti che seguo che mi stanno influenzando ti dico Eiffel65, Raffaella Carrà, Marylin Manson e Tim Burton.

Come hai conosciuto i Pop X? 

In maniera casuale grazie a una conoscenza in comune. Loro volevano fare uscire un album di remix e questo ragazzo ha fatto i nostri nomi, io però non li ho conosciuti durante la fase di produzione ma quando mi hanno dato la possibilità di aprire un loro concerto a Bologna.

Progetti futuri?

Mi sono deciso a lavorare a un primo album: il tema centrale sarà la vendetta, nel senso di andare a decostruire i costumi. Decostruire la musica pop, ad esempio in una canzone d’amore dare importanza alla vendetta. Il 30 novembre uscirà il primo singolo estratto dall’album.

Intervista a Troyamaki a cura di Antonio La Mancusa


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