Live Report | Giorgio Canali e Rossofuoco in concerto


Nella splendida cornice di Parco Tittoni a Desio si è tenuto mercoledì 27 luglio il concerto di Giorgio Canali, accompagnato dai Rossofuoco, sua band storica. Dopo i giorni piovosi (tanto attesi) di inizio settimana, ho avuto fortuna nell’aver trovato una serata estiva con un clima perfetto per un concerto all’aperto.

Al mio arrivo ho notato, un po’ a malincuore, che erano state allestite delle sedie e dei tavolini sul prato davanti al palco. Il pubblico lì seduto si godeva l’inizio della serata. Ad aprire l’evento è stato Bianco, cantautore torinese che ha portato sul palco il suo repertorio di dieci anni di carriera. Ammetto che lo conoscevo poco ed è stata una piacevole scoperta sentirlo dal vivo.

Mi sembra doveroso presentare brevemente Giorgio Canali: cantautore, emiliano, classe ’58. Ha lavorato come tecnico del suono per la Premiata Forneria Marconi e per i Liftiba, ha suonato nei CCCP, Consorzio Suonatori Indipententi (CSI) e nei Per Grazia Ricevuta (PGR); tutti gruppi che hanno fatto la storia del rock italiano. Nel 1998 è avvenuto il suo esordio da solista. In scaletta troviamo brani presenti dal suo ultimo album Venti, pubblicato nel dicembre 2020 e dai precedenti dischi quali: Undici canzoni di merda con la pioggia dentro (2016), Rojo (2011), Nostra signora della dinamite (2009) e Giorgio Canali e Rossofuoco (2004).

Il racconto del concerto

Nel momento in cui inizia il concerto di Giorgio Canali e i Rossofuoco la maggior parte del pubblico sceglie di alzarsi dalle sedie e avvicinarsi al palco, per potersi godere a pieno la serata. Dai racconti di amici e fan dell’artista mi aspettavo di trovarmi davanti una persona schietta, pronta a bestemmiare in una canzone ed insultare scherzosamente il pubblico. Sul palco sale un cantautore brizzolato, con una maglia con la scritta merda, il quale fa delle pause per bere e brindare con i presenti e che incita il pubblico, a fine show, di andare “a fare fottere”.

Dalla sua voce profonda e ruvida emergono però parole d’amore, racconti nudi e crudi di una rabbia incessante nei confronti della politica, del mondo e della società che cambiano senza forse cambiare mai. Canali si mostra al pubblico senza filtri, ride e scherza con i presenti, che passano dall’avere vent’anni a sessanta. In qualche modo la musica di Giorgio Canali – pensando anche ai gruppi a cui ha preso parte – unisce generazioni che ritrovano in quelle parole se stessi e descrizioni di eventi e situazioni che hanno vissuto o che sono stati raccontati loro.

I brani della serata

Venti sono i brani che hanno formato la scaletta della serata. Nella prima parte del live il cantautore emiliano ci ha presentato canzoni provenienti dagli ultimi due dischi con la sua band. Tra i quali possiamo trovare Messaggi a nessuno – una lettera a se stesso e al buio dei sentimenti – o Piove, finalmente piove – invocazione perfetta con il periodo che stiamo vivendo. Canali ha scelto di rendere omaggio a Mark Lanegan scomparso da pochi mesi, regalandoci la cover di Hit the city. Cita anche David Bowie, realizzando un medley up tra Heroes e un suo pezzo di rilievo quale Tutti gli uomini.

La seconda parte della scaletta è quella che ho sentito più mia in qualche modo. Forse per la vicinanza che nutro nei confronti di alcuni pezzi sentimentali e struggenti come Eravamo noi – un racconto dei sessant’anni dell’artista; Precipito – un inno esistenziale che tutti cantano a gran voce; o Nuvole senza Messico, brano storico che sceglie di cantare accompagnato da Valentina Napolitano, artista che sta seguendo come produttore.

Precipito, ammira il mio stile mentre scendo / precipito, guarda che precisione la mia rotta di collisione con il mondo.

Precipito, Giorgio Canali

Menzione d’onore finale a Rotolacampo, l’incredibile canzone che chiude l’ultimo disco e che rimanda alle ballate di Bob Dylan. In essa Canali ci incita a “spargere un po’ di semi di follia”, cercando di non pensare troppo alle cose ma credendo sempre nell’amore, come sentimento che arriva all’improvviso nella nostra vita.

La serata al Parco Tittoni si conclude con il brano: Lettera del compagno Lazlo al Colonnello Valerio. Questo brano è diventato celebre sia per il fatto che contiene una bestemmia al suo interno, ma anche perché è stato scritto dall’autore in occasione della compilation Materiali resistenti (raccolta prodotta per la ricorrenza del 25 aprile del 2010). Il brano in questione parla di una visione politica legata al mondo partigiano. In essa viene citato un personaggio della Resistenza, il Colonnello Valerio, esecutore materiale della fucilazione di Benito Mussolini.

Alla fine del concerto osservo un Giorgio Canali diverso dall’uomo schietto visto sul palco. Noto una persona disponibile e gentile, che chiacchiera con le persone presenti, insomma, un grande artista anticonformista.


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