Netflix Party #3 | Il Buco

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L’appuntamento è per mercoledì 8 aprile 2020 ore 21.00.

Clicca qui per approfondire e, di seguito, il link per accedere al Party:

https://www.netflix.com/watch/81128579?npSessionId=ce0baf0fb9cf3c7f&npServerId=s174

Trama

In una prigione del futuro, tutte le celle sono disposte l’una sull’altra a formare un’enorme torre. In ogni cella ci sono due carcerati e, al centro della stanza, un grande buco attraverso il quale scorre un tavolo pieno di cibo. I carcerati dei primi livelli hanno il privilegio di poter gustare tutto ciò che vogliono dal banchetto ma, più si scende, e più i prigionieri sono costretti a cibarsi degli avanzi, se ce ne sono.

Nessuno sa quanti livelli ci siano ma, quello che è certo, è che ogni mese tutte le coppie cambiano cella, finendo casualmente in uno qualsiasi dei numerosissimi livelli. In questa situazione al di fuori di ogni etica c’è Goreng, un volontario che decide di farsi rinchiudere per poter ottenere, alla fine della permanenza, un certificato di partecipazione.

Il Don Chiscotte che salverà il mondo

Ogni prigioniero ha la possibilità di portare con sé un oggetto. Tutti (o quasi) portano coltelli, spade, bastoni o qualsiasi altro oggetto per difendersi da un eventuale compagno di cella affamato. Goreng però decide di portarsi un romanzo, Il Don Chiscotte della Mancia di Miguel de Cervantes. Il protagonista del romanzo e quello del film condividono gli ideali di generosità e di altruismo, anche se il prigioniero per ottenere i suoi scopi dovrà ricorrere alla violenza più sanguinaria. Il libro però è anche un simbolo della cultura e di come, solo con questa, sia possibile effettivamente cambiare il mondo.

La prigione diventa quindi metafora della società nella quale viviamo. Così come ogni prigioniero, disprezziamo chi è sotto di noi e guardiamo con bramosia chi ci sta al di spora. Ogni classe sociale si deve cibare di quello che avanza dalle superiori, condannando i più poveri ad una vita di stenti e di criminalità. Questa visione distopica e crudele del mondo, seppur non sempre veritiera, è mutevole però e il cambiamento non può che arrivare dagli uomini di cultura.

SPOILER WARNING: non continuare la lettura se non hai ancora visto il film!

La panna cotta è il messaggio?

Meme a parte, uno degli aspetti che più ha fatto discutere di questo film è il finale. Riassumendo, Goreng e il suo ultimo compago di cella, capitati fortunatamente al sesto livello, decidono di scendere sulla piattaforma per assicurarsi che ogni livello riceva da mangiare, almeno per un giorno. Il loro viaggio disperato ricorderà la discesa infernale di Dante e Virgilio, un duo di anti-eroi che faranno rispettare la loro legge con la violenza più efferata. Ma questo a loro non basta e decidono di mandare un messaggio chiaro e tondo alla dirigenza: una panna cotta.

L’idea, suggerita da un detenuto incontrato lungo la discesa, è quella di preservare nella sua interezza una panna cotta da far risalire insieme alla piattaforma una volta raggiunto l’ultimo livello. Così facendo i prigionieri riusciranno a dimostrare che l’uomo è in grado di auto-gestirsi. Il problema però giunge quando il duo arriva all’ultimo livello, il 333. Qui troveranno una bambina, nascosta sotto ad un letto. Impietositi dalla sua situazione e stremati dalle ferite del viaggio, decidono di donare alla bambina la pannacotta e di mandare la giovane prigioniera sulla piattaforma come messaggio.

Questo pone noi spettatori davanti ad un interrogativo spinoso: cosa siamo disposti a fare per raggiungere i nostri obiettivi? La panna cotta sarebbe stato il messaggio più efficace, senza dubbio, ma allo stesso tempo avrebbe causato la morte per la bambina, malnutrita e debole. Usando lei come messaggio invece i protagonisti scelgono l’umanità, cercando di salvarle la vita e dimostrando a chi è in alto che, malgrado ogni privazione, l’umanità è l’unica cosa che non potrà mai essere tolta all’uomo.

Quindi, è la panna cotta il giusto messaggio? Diccelo qui nei commenti e discutiamone assieme!


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