Live Report | Ci mancava sentire i Gazebo Penguins dal vivo

Intervista | COLOMBO: arte e letteratura in chiave popbySara Garnieri Il Ritorno: la storia di una donna respinta dalla vitabyIsaia Galli Live Report | Ci mancava sentire i Gazebo Penguins dal vivo Martedì6 dicembresono tornata alCircolo Magnoliaper una serata davvero speciale. IGazebo Penguinshanno scelto di presentare dal vivo e in anteprima le canzoni diQuanto, il loro prossimo disco in uscita il16 dicembreperGarrincha DischieTo Lose La Track. Avevo già avuto occasione di vedere live la band di Correggio altre due volte: la prima, in acustico, sempre al Circolo Magnolia, mentre la seconda lo scorso settembre al Carroponte in apertura ai Ministri (vi avevo parlato del concertoqui). In questa fredda serata invernale, con le feste natalizie alle porte, il parco del Circolo mi accoglie con una nebbia leggera, mentre in cuffia partono le canzoni proprio diNebbia, l’ultimo lavoro in studio pubblicato dai Gazebo Penguins nel 2017. Come sottolineato all’inizio, i Gazebo Penguins hanno scelto di presentare il loro sesto disco in anticipo in 4 live di presentazione, dove è stato possibile anche acquistare cd e vinile.Roma, Milano, Torino e Bologna sono le città che la band ha scelto per tornare a suonare dal vivo dopo questi anni particolarmente difficili per il mondo dello spettacolo dal vivo, mettendo così al centro il momento del concerto e dell’incontro. Rispetto al discoQuanto, Capra&co hanno pubblicato i due singoliNubifragioeCPR14. Il valore del tempo è centrale in questi due brani. Il primo, infatti, è un pezzo che “parla di memoria, della gestione dei ricordi, di come possa diventare una malattia continuare ad accumulare momenti, bellezza o inutilità che non possiamo trattenere, che la realtà divora impassibile, come un buco nero“.CPR14racconta, invece “di quest’idea paradossale di scavare un tunnel al centro della Terra, per avvicinarsi al punto – del mondo in cui viviamo – in cui la forza di gravità è più forte che mai, e trascorrere i giorni lì, dove il tempo scorre più lentamente, per riuscire a guadagnare, alla fine di una vita, una manciata di attimi in più“. IGazebo Penguinssalgono sul palco invernale delCircolo Magnoliaper le ore 21.30, sotto il tendone che ospita un gran bel pubblico. In maniera pulita e senza grandi presentazioni, la band inizia subito il concerto attaccando conNubrifragioe proseguendo conCPR14. Una dietro l’altra vengono suonate le sette tracce del disco e questo momento di presentazione viene concluso con una battuta “Questo è quanto“. È stato magico poter ascoltare in anteprima dei brani dal vivo. Con gli occhi chiusi e il cuore aperto. Il pubblico era attento ad ascoltare con attenzione questi pezzi e a coglierne le sfumature e le particolarità.A distanza di cinque anni, troviamo i Gazebo Penguins, che avevamo lasciato conNebbia, dare vita ad un nuovo disco che vuole continuare a raccontare i drammi urlandosi in faccia, guardandosi negli occhi, creando una sintonia come quella che si vede sul palco tra tutti i membri della band, in particolar modo tra Capra e Sollo. Dopo uno sguardo sul futuro imminente, facciamo un tuffo nel passato: ritornano i canti a squarciagola, i poghi e gli stage diving. ConFinito il caffèsi apre la seconda parte del concerto. Seguono a rafficaIl tram delle 6eNebbia, due capi saldi della bandi di Correggio, che non fanno stare fermo il pubblico per nemmeno un secondo. Il momento forse più emozionante della serata è stato la presentazione del branoAtlantide, che hanno scelto di dedicare alCircolo Ohibò, chiuso nel 2020 e ultimo locale in cui i Gazebo Penguins avevano suonato per festeggiare i loro quindici anni di carriera. Non si può non commuoversi nel pensare che un luogo punto di riferimento della musica e dell’aggregazione giovanile nella città di Milano non ci sia più. Quello che si può fare ora è aggrapparsi ai ricordi dei momenti passati tra quelle quattro mura. Dalla nebbia precedentemente descritta, il concerto va verso la chiusura conNevica, prima dell’encore finale. Apro gli occhi ed è tutto vero: parafrasandoBismantova, i Gazebo Penguins accompagnano gli ascoltatori verso la fine del concerto.CinghialeeCorreggiodiventano un urlo generazionale finale per cantare i quindici anni che non abbiamo vissuto, l’adolescenza passata a non mettere a fuoco la vita e a tenere lo sguardo fisso verso il basso. Come previsto, la hitSenza di techiude il concerto. Con applausi ed emozione, il quartetto emiliano saluta il pubblico, invitandolo a comprare il vinile, così da poter ascoltare in analogico brani che solo tra una settimana saranno disponibili per tutti. Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.I campi obbligatori sono contrassegnati* Previous PostIntervista | COLOMBO: arte e letteratura in chiave popbySara Garnieri Next PostIl Ritorno: la storia di una donna respinta dalla vitabyIsaia Galli