Radio Bicocca intervista Erica Mou Live @ Salumeria della Musica


Siamo in diretta o devi sbobinarci su?

Erica è così, semplice, sorridente, luminosa. Ci mette subito a nostro agio, ci fa sedere, mette un po’ anche se stessa a proprio agio e cominciamo. Una chiacchierata piacevole, divertente, quella con Erica Mou, una riflessione sulla musica, sulla vita e sul senso del distacco.
Radio Bicocca ha intervistato per voi questa giovane artista pugliese, vincitrice del Premio della Critica Mia Martini a Sanremo 2012, che, giunta al suo quinto album, Tienimi il Posto, ha collezionato successi e soddisfazioni da fare invidia ai grandi  del panorama musicale italiano.

Il testo di Adesso, ispirato all’omonimo romanzo di Chiara Gamberale, non scende mai troppo nello specifico: a cosa fa riferimento?
In realtà è specifico nel lessico: io ho usato, proprio perché ho finito di scrivere il brano con Chiara Gamberale, le sue parole, oltre alle mie immagini. Avevo in mente questa strofa iniziale e, diciamo, tutto il brano è un innamoramento quindi  non scende nei dettagli perché i protagonisti non sono ancora niente pur essendo potenzialmente tutto, sono due persone che si sono fiutate, che hanno capito che qualcosa sta per succedere; non è una canzone che racconta una storia d’amore, racconta l’istante in cui vorresti che le paure fossero abbandonate per lasciare spazio al momento. La canzone, infatti, si chiama Adesso e tutto il libro di Chiara è la descrizione di un innamoramento particolare(e per questo lo trovo molto avvincente): coinvolge due persone che hanno già provato l’amore, hanno già capito, hanno già provato e fallito, sono disilluse, mentre di solito i romanzi ci propongono protagonisti elettrizzati della vita, dell’amore, hanno solo tutto da scoprire perciò la canzone resta un po’ nel mistero, perché è davvero una partenza, muoviti verso di me e lascia che io diventi grande.

Adesso non è nell’album, per quale motivo?
Quando stavo completando l’album non avevo idea che Chiara stesse scrivendo il romanzo; io l’ho scritta a Natale ed è uscita il 10 febbraio quindi è nuovissima!
C’è dietro un’operazione molto particolare perché io di solito scrivo partendo da altri tipi di ispirazione, è un esperimento e mi faceva piacere firmarlo e concluderlo con Chiara proprio perché per me lei è una delle scrittrici più brave che abbiamo, è speciale.

Quanta importanza dai alla tracklist, all’ordine delle tracce all’interno dell’album?
Io dò grandissima importanza all’ordine delle tracce, in particolare alla 3, alla 9 e alla 13!
Forse perché da grande ascoltatrice di musica conosco la scaletta a memoria di alcuni CD e sono affezionata alla traccia 3 fin da quando ero bambina. L’ordine dei brani è importante, come si tendono la mano uno con l’altro, è un gioco molto sottile tra cosa ci sta bene musicalmente e cosa ci sta bene tematicamente, devi scendere a compromessi e alla fine una soluzione la trovi! Io ci tenevo ad aprire il disco con Sottovoce e ci tenevo a chiuderlo con Tienimi il Posto, poi tutto il resto si è inanellato anche a livello sonoro.
Allo stesso modo credo che il disco perfetto debba avere 12 tracce, perciò ne ho volute mettere 13, forse perché mi riferisco sempre a Burn To Shine di Ben Harper che ho ascoltato tantissimo durante l’adolescenza, mentre iniziavo a suonare, a comporre. Ho un grande debito anche verso i cantautori italiani degli anni ’60 e ’70, tutta la musica rock degli anni ’90, Nirvana, Pearl Jam, Beck, Bjork e tutte le cantanti più particolari. Quando finiamo i concerti mettiamo come disco di sottofondo Fisherman’s Woman di Emiliana Torrini, che è uno dei miei dischi preferiti, il folk internazionale e la musica elettronica, il soul. Ogni volta che scrivo, poi, mi dico che m’hanno fregato ‘sti cantautori, il folk, perché finisco per tornare sempre là. Credo di avere un grosso debito anche con gli Articolo 31 perché tutte le cose che ascolti spuntano fuori all’improvviso!

Essendo una cantautrice immagino che la stesura di un testo sia la cosa più importante, raccontaci qualcosa!
È un bilanciamento, quello tra testo e musica, che negli anni sto cercando di riportare quanto più possibile ad una percentuale equa. All’inizio davo ancora più importanza al testo, ora tento, in Tienimi il posto in particolare, di limare per arrivare a frasi che siano più intellegibili all’interno dello spazio di una canzone; tendevo, e tendo ancora perché mi piace farlo, a uscire fuori dal verso, a prendermene due, tre, quattro, cinque, per un concetto. Adesso mi piace anche fare frasi che siano un po’ più vicine alla poesia che alla prosa, almeno quello è il tentativo, in modo da lasciare fluire la musica un po’ di più.

Tienimi il posto è molto autobiografico: ti è servita una determinata maturità per comporlo?
Si, in realtà è sempre un po’ difficile capire quali siano i confini temporali di un disco perché scrivi tante canzoni e quando le raccogli hai una visione unitaria che influenza anche le cose che hai scritto in un altro momento perché le metti lì, filtrate da una nuova luce, un nuovo taglio. Io credo che, ovviamente, totalmente autobiografica lo sia sempre stata, ma in questo disco ancora di più: quando affronti delle situazioni meno piacevoli che, purtroppo ma naturalmente, fanno parte del percorso per diventare adulti, percorso che prevede una serie di fregature, una dopo l’altra, forse ti liberi anche un po’ dei filtri. Capisci che parlare di certe cose, metterle in mostra, è l’unico modo per raggiungere l’altro.
Credo che non ci sia niente di più universale del particolare: quando tu racconti qualcosa che è molto tuo, dettagliato, solo allora riesci a toccare la sensibilità di un altro. Perdi un po’ il pudore, la vergogna di raccontare certe esperienze perché sono di tutti.
C’è molto della mia separazione con mia madre in questo disco, ma è un disco pieno di separazioni da tante cose e sicuramente quando provi dei sentimenti forti per una persona, che ci sia ancora o che non ci sia più, tutto ciò che fai resta ispirato a quel sentimento.

Tu hai iniziato suonando da solista sul palco, pensi sia questa la tua strada?
Io preferisco essere sola infatti questo tour, nonostante io abbia musicisti meravigliosi, ho preferito farlo da sola perché io mi sento a casa così, mi sento a casa con la musica acustica, e quando entra l’elettronica nel mio spettacolo è elettronica minimale, anche analogica per certi versi perché io faccio dei loop, li registro dal vivo, e lo faccio da sempre, da quando ho iniziato, e non volevo perdermi. Tienimi il Posto è stato un disco di rifondazione personale e volevo ripartire da quello che mi fa stare meglio.
Non sono sola però: c’è il mio fonico, Giuseppe Saponari, che mi segue sempre e con cui curo la parte di quello che non succede direttamente sul palco, quella serie di effetti che entrano nei loop e che danno un po’ quel gusto dei miei ascolti che magari da sola non potrei riprodurre.

Hai recentemente cambiato il tuo status da studentessa a musicista: cosa definisce un musicista?
Però per i musei di tutto il mondo sono studentessa, per la riduzione!
No, non so se sia la partita IVA, cosa che veramente influenza, o semplicemente il fatto che puoi dire che è il tuo mestiere, nel senso che anche quando hai difficoltà economiche non hai altre fonti di sostentamento; è veramente il mio lavoro in questo senso.
Sulla carta d’identità mi hanno chiesto quale fosse la mia professione e io ho detto musicista poi mi è venuto da piangere perché non mi sento musicista, mi sento una cantautrice, una che suona, che canta quello che scrive ma non ho nessun titolo, nessuno studio così forte da poter dire di esserlo. Io conosco dei musicisti e sento di avere altro, non mi sento così. La canzone che esorcizza tutto questo è Niente di Niente ed è un brano che parla della nostra ignoranza malcelata rispetto a tutto quello di cui ci riteniamo grandi esperti. La musica è la mia vita, non so se sono una musicista.

Hai adottato in un tutto l’album un prospettiva particolare nei confronti del mondo: una macchia, un biscotto rotto sono molto più di quello che sembrano. Questo modo di guardare alla realtà si costruisce con gli anni, si ha da sempre, come nasce?
La risposta sta un po’ in quello che ho detto prima: non c’è nulla di più generale del particolare. È un po’ questione di indole caratteriale, anche quello snobismo di aver paura di tener sotto mano quei concetti come sei bella come un cielo stellato, guardo l’infinito. Io non riesco a fare quelle cose, le ho sempre snobbate, e forse sbagliando, tacciando il prossimo di essere banale quando invece c’era tanta profondità. È un mix tra ironia, cinismo, grande affetto verso la vita il fatto di trovare nelle cose piccole porte per parlare di qualcosa di profondo che poi è altrettanto vissuto con intensità. È un approccio di poetica, la mia passa attraverso le cose piccole.

Progetti futuri?
Continuo il tour! Marzo è pieno di date e immagino che Tienimi il Posto continuerà anche fino all’estate. Poi essendo autrice dei miei brani, ho avuto un paio di mesi belli intensi, ho raccolto un po’ di pensieri quindi adesso voglio anche capire cosa sto facendo su questa terra e c’è il progetto con Chiara che spero continui anche in futuro.

Ringraziamo Erica Mou per la disponibilità e vi lasciamo all’ascolto di Tienimi il Posto e di Adesso, in rotazione anche su Radio Bicocca!


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