Possono gli oggetti avere una seconda vita?


La cultura usa e getta sembra non lasci alcuna tregua; l’alta tecnologia corre all’impazzata portando oggetti all’avanguardia diventare presto roba vecchia oppure, con un po’ di fortuna, dei pezzi da collezione le cui componenti sembrano tuttavia essere insostituibili. Il consumatore spesso si sente come stretto in una morsa che solitamente lo porta ad abbandonare il vecchio per il nuovo.

Ci sentiamo di concludere un affare quando portiamo a casa un capo d’abbigliamento per solo pochi spiccioli, senza quasi preoccuparci della qualità di quanto andremo ad indossare. Appena la nostra magliettina vecchia di qualche mese si lascerà andare ne compreremo un’altra esclamando: tanto l’avevo pagata solo due Euro!

Gli oggetti hanno sempre avuto una vita sola? Forse si, probabilmente però ai tempi dei nostri nonni durava di più. Una volta gli oggetti si reinventavano continuamente mentre oggi con felicità ci disfiamo di quanto crediamo ormai essere fuori moda. La fantasia era un tempo impiegata per tenere in vita le cose, oggi sembra invece che i nostri sforzi siano più che altro indirizzati allo spreco.

In prossimità di un compleanno si pensa al regalo che puntualmente è qualcosa che si compra, è un oggetto che presto morirà per essere probabilmente sostituito alla prossima celebrazione. I bambini in Italia scrivono la lettera a Babbo Natale, in Spagna ai Re Magi ma la modalità è sempre quella: una baby lista della spesa colma di oggetti, il più delle volte giocattoli, sognati dai più piccoli.

Le persone speciali però esistono, sono quelle che non cedono alle invitanti ed ingannevoli tentazioni del consumismo sfrenato e per i compleanni regalano poesie. In fondo a pensarci bene non serve essere speciali ma solo mantenere quella sensibilità che ci rende umani, magari imparando dai nostri nonni oppure aprendo la pagina web giusta mescolando magicamente tradizione ed innovazione.

Forse a tutto questo pensava Narayana Peesapaty, direttore e fondatore di Bakeys Foods Private Limited che affascina la rete con le sue forchette e coltelli commestibili. La speranza è un giorno per questa invenzione di soppiantare le montagne di plastica prodotte da posate decisamente meno saporite.

 

Nascosti negli angoli meno conosciuti della città di Milano l’occhio attento scova negozi dell’usato e cooperative che si occupano del riciclo in difesa dell’ambiente, come l’Associazione senza scopo di lucro La Casa Del Riuso che s’impegna nel dare una seconda vita agli oggetti in un’ottica ambientalista e sociale impegnando fra il suo personale soggetti vulnerabili.

Si possono certo rincorrere le aspettative sociali che pare ci chiedano di essere sempre all’ultima moda; un po’ come fece Marge in quella famosa puntata dei Simpson in cui cuce e ricuce il suo Chanel nella speranza che le donne sofisticate e membri del circolo chic che per casualità la mamma dai capelli blu si trova a frequentare, non si rendano conto che si tratti sempre dello stesso vestito tagliuzzato e rimpacchettato.

 

Rivisitando la celebre canzone dei Beatles, potremmo renderci conto che All you need is less, gioendo di quel che abbiamo, riconsiderando le nostre necessità e coscienti che la maggior parte delle persone che abitano questo nostro stesso mondo vivono con molto meno.

 


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