I The Cure a Milano: il Lost World Tour 2022

A distanza di sei anni dal loro ultimo tour europeo, i The Cure tornano in Italia con un nuovo spettacolo e un album di inediti prossimamente in uscita.


Capelli pazzi, rossetto rosso un po’ sbavato e marcata matita nera sugli occhi: questo è il marchio distintivo di Robert Smith. Nonostante la veneranda età di 63 anni, Smith non rinuncia a presentarsi anche sul palco dell’Assago Forum con ciò che l’ha sempre caratterizzato. Il 4 novembre si è tenuto a Milano il concerto della sua band, i The Cure, un gruppo post-punk britannico fondamentale nel panorama della musica internazionale. Tra gli anni ’80 e ’90 i The Cure hanno ammaliato i loro ascoltatori con sonorità psichedeliche. Una musica a tratti cupa e angosciosa, contrassegnata da liriche depresse, introverse ed esistenziali (evidenti specialmente nell’album Disintegration) che si alterna a hit ballabili, facilmente orecchiabili e con ritmi incalzanti (come nei brani Boys Don’t Cry, Friday I’m In Love, Close To Me).

Il concerto al Forum di Assago

Le canzoni dei The Cure sono profondamente intime e altrettanto intimo è stato il calore con cui Robert Smith ci ha accolto al suo spettacolo. L’artista è salito sul palco accompagnato dai suoi musicisti e lo ha perlustrato silenziosamente. Tra un passo lento e l’altro ha alzato lo sguardo verso la tribuna destra, poi si è diretto verso quella sinistra. Infine, è avanzato verso il parterre rispondendo all’entusiasmo del pubblico con un’espressione enigmatica e misteriosa, come la sua musica.

Il concerto si è aperto sulle note dell’inedito Alone e subito ci ha colpiti il canto di Smith, che sembra non aver subìto lo scorrere del tempo. Ancora trasmette una gamma così variegata di emozioni: sospirata e poi potente, timida e poi granitica. La sua voce possiede ancora tutte le risonanze che fanno trasparire tutt’oggi l’enorme passione di Robert Smith.

Nessuno dei musicisti del gruppo si esprime attraverso movenze esagerate. La band non mette in scena uno spettacolo attraverso cui impressionare e la dimensione di intimità si rivela anche in questo, nella naturalezza con cui i The Cure si concedono al pubblico.

Gli inediti tratti dal nuovo album

I Could Never Say Goodbye, And Nothing Is Forever, Endsong, Alone sono i quattro inediti che i The Cure presentano in questo tour e che usciranno nel prossimo attesissimo album Songs of the Lost World. La loro esecuzione è alternata a quella di classici cantati dai fan più appassionati ma altrettanto dai fan meno esperti, quelli “curiosi”: è il caso di Pictures of You, A Forest e Lovesong.

Molto azzeccata la scelta di concludere il concerto suonando uno dopo l’altro i brani più famosi e amati: Friday I’m in Love, Close to Me, In Between Days, Just Like Heaven e Boys Don’t Cry. Dopo averci condotto tra atmosfere avvolgenti, sospese, ipnotiche, sensuali e sensazioni dark, oniriche e drammatiche, i The Cure ci hanno salutato con i classici più ballabili e leggeri esprimendo loro stessi un divertimento davvero genuino.

Smith ha concluso il concerto con ripetuti ringraziamenti a cui tutti abbiamo partecipato con grande affetto, come stessimo salutando un caro amico che ci ha ospitato sul divano di casa sua. A essere sorprendente non è stata solo la bellissima esecuzione di successi planetari ma anche e soprattutto l’aver potuto partecipare alle verità di un uomo che, attraverso la sua arte, ha messo a disposizione fragilità, oscurità e preziosità dell’animo umano che appartengono a tutti noi.


2 Comments

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