La poesia non è morta

Per la Giornata mondiale della Poesia, ripercorriamo gli ultimi vent'anni per capire come quest'arte sia sopravvissuta e si sia adattata ai cambiamenti sociali.


Poesia

Che cos’è la poesia?

La poesia non è solo una forma d’arte. Ma è un vero e proprio strumento: è la carta con cui ti asciughi le lacrime, una lama affilata, una pomata per le bruciature, il cibo di cui ti nutri o il cuscino su cui ti addormenti. Vista la sua versatilità (e utilità), è normale chiedersi se la poesia sia ancora viva in un periodo dove la tecnologia penetra ogni aspetto della vita semplificando la nostra realtà a un device da cinque pollici. Parliamo, quindi, di poesia contemporanea riducendo il campo di esplorazione agli ultimi due decenni. Dunque, che fine ha fatto a partire dal 2000?

La morte della poesia

Per rispondere alla domanda basta guardarsi intorno. Il mio intorno è stato Google, dove tra un link e l’altro ho trovato il vecchio blog di Luca Romano che scrive su Il Manifesto e HuffPost Italia. Già nel 2011 la sua visione era pessimista. 

La poesia è morta. Non perché non ci siano più i poeti, ce ne sono moltissimi e li vedo tutti i giorni per la strada (…) Penso sia una questione di ritmi, di tempi (non dei tempi in cui viviamo, ma tempi di vita). Penso che la poesia sia morta perché è una forma artistica lenta, lascia molti spazi, usa le figure retoriche che rappresentano la complessità, questo invece è un mondo chip, smart.

Luca Romano
Poesia di Charles Bukowski 

La sua critica è pungente perché vede nella modernizzazione, nell’avanzamento tecnologico, nel consumismo e nella globalizzazione il decesso di una forma d’espressione che richiede un passo lento, a tratti languido. Tra i commenti, poi, smentisce le sue parole, dicendo che la sua era una semplice provocazione.

Però non è il solo ad aver espresso un parere simile. Nel 2018, Federico Politi sul suo canale YouTube fuochico, parla della mercificazione della cultura e di come la società sia la carnefice della poesia. Le sue argomentazioni non si scostano molto da quelle di Luca. A onore del vero Federico non è un poeta, si colloca più nel mondo del marketing e della finanza. Sarebbe giusto, a questo proposito, dare spazio a qualcuno che della poesia ne ha fatto pane quotidiano. 

Cosa dicono i poeti

Giulio Zambon è un giovane poeta e scrittore italiano, autore di tre libri e di Spam, un servizio gratuito di distribuzione di poesia via WhatsApp. Alla domanda «perché la poesia non è morta?» Ha risposto con un’altra domanda.

Che cosa è successo in questi ultimi vent’anni che ha causato la morte della poesia? Insomma, è in piedi da quattromila anni, che cosa possiamo aver fatto di tanto male da averla uccisa? Io intendo la poesia come qualcosa di più grande di noi e, che a volte, è in grado di toccarci. Credo nell’essere visitati dalla poesia e in quest’ottica, posso dimostrare empiricamente che la poesia non è morta dicendo che io (inteso come comune essere umano, con in mano una penna) scrivo. E tramite questa azione sento il contatto con la poesia che, in un certo senso, mi parla. Inoltre, i libri di poesia vengono ancora pubblicati, la gente si dedica versi e continua a scrivere. Io stesso ho un gruppo di amici cari con i quali ci scambiamo scritti e spesso mi capita di ricevere poesie di persone che vogliono un parere. Per questo non è morta. Anzi, se davvero fosse successo qualcosa di grave, la poesia avrebbe avuto un motivo ancora più forte per esistere.

Giulio Zambon

E gli altri?

Marco Jamoretti, studente di comunicazione della Bicocca e aspirante scrittore attivo online, spalleggia Giulio.

La poesia non è morta. La gente continua a scrivere ogni giorno e la consapevolezza della presenza di testi più o meno nascosti non cambia il valore che dovrei dare loro. È vero che ci si sofferma meno sulle poesie e i poeti moderni sono quelli con un personal brand forte e un buon utilizzo dei social, ed è un po’ un peccato. Per quanto riguarda il cosa sia la poesia oggi… è complesso. La gente non studia più in modo sistematico per diventare poeta e quindi i testi sembrano molto più spontanei, forse anche un po’ volatili, perché si riferiscono ad un “momento” preciso. La poesia moderna ha più potere perché tratta di cose che ci colpiscono abbastanza velocemente. Magari, con lo scoppio di una guerra si creeranno le stesse condizioni di Ungaretti: una situazione evidente e che ci arriva come uno schiaffo, che porterà a spontaneità artistica (ovviamente spero di no, ma la guerra non è diversa dalla pandemia in questo senso. Sono situazioni che non ci saremmo mai aspettati di fronteggiare e di sicuro ne uscirebbe qualcosa a livello artistico).  

Marco Jamoretti

Dunque, la poesia vive 

Non solo è viva, ma respira, si muove e si mescola con la nostra quotidianità. Certo, i tempi sono cambiati e anche il modo di fruizione dei testi scritti ha subito una variazione. Infatti, Paolo Gambi (scrittore e fondatore de Il Rinascimento Poetico) sostiene che la tecnologia può essere utile per diffondere la poesia stessa. Notiamo, per esempio, il fenomeno degli instapoeti che hanno permesso a delle piccole perle di emergere tramite i social. Naturalmente, continuano a esistere gli scrittori improvvisati o gli spacciatori di frasi motivazionali che indossano i panni di sublimi artisti. Del resto, ogni innovazione ha i suoi lati negativi. I contenuti che creiamo, le parole che scriviamo e i versi che dedichiamo sono figli del periodo in cui viviamo. La verità è che la poesia non è morta, è solo cambiata. Forse si è adattata e dunque evoluta. Resta da decidere se tale adattamento sia un bene o un male, a voi il giudizio finale. Del resto, una poesia non si autoproclama. 

Come supportare la poesia

È vero che a volte ci perdiamo sulla superficie dei nostri schermi e ignoriamo la profondità delle parole. Per questo motivo, in occasione della Giornata mondiale della Poesia, che prende luogo ogni anno il 21 marzo, lascio di seguito dei consigli da mettere in pratica subito per promuovere la poesia:

  • Cerca la poesia nella giornata di oggi;
  • sviluppa un pensiero critico;
  • supporta qualche poeta emergente online;
  • acquista un libro di poesia;
  • condividi o regala una poesia; 
  • leggi una poesia ad alta voce;
  • rileggila;
  • prova a scriverne una tu.

Qui sotto trovi dei libri di poesia contemporanea che vale la pena leggere: 


Areeba Aksar

Conosciuta come Ary, è nata a Kotli nel 1999. Studia Scienze Psicosociali della Comunicazione alla Bicocca. Apprezza i libri usati, gli indelebili per scrivere cose permanenti e i dialoghi dei film che non ti scordi. Soffre di meteoropatia estiva, se potesse vivrebbe da qualche parte in Quebec.

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