Il Grande Spirito sotto il cielo grigio di Taranto

Il Grande Spirito sotto il cielo grigio di Taranto

schermo una storia senza filtri che nasce dall’incontro didue personaggi completamente oppostie che si sviluppa su uno
sfondo, che da sé, è capace di portare in primo piano unacittà trasformatae rassegnata. Tonino(Sergio
Rubini) è un malandrino in cerca diriscatto. Durante la sua ultima rapina ha commesso un errore indegno della sua
pluriennale esperienza dadelinquente;
un errore che lo ha condannato alla prigionia ma soprattutto a quanto di più
orribile possa capitare a chi vanta un lungo curriculum delinquenziale come il
suo: la derisione da parte dei propri compagni di rapina che, affibbiandogli
l’appellativo di Barboncino, hanno deciso di mettere fine a una reputazione e a
un rispetto che il protagonista ha cercato di ottenere furto dopo furto. Renato(Rocco Papaleo) è un pellerossa…ma di Taranto. Si presenta agli altri come Cervo Nero, come un nativo americano appartenente allatribù dei Sioux, come un personaggio che sente e ascolta la voce de Il Grande Spirito. Vive in una casa fatiscente, all’ultimo piano, a contatto diretto con
la terrazza che per lui rappresenta il punto più vicino al cielo. La sua casa è
cupa e senza corrente elettrica. A dar colore alle pareti buie vi è una cartina
delCanada, Stato in cui Renato
vorrebbe vivere. Perché? Perché nel Canada gli yankee non hanno ancora
sacrificato le praterie e i bisonti per lasciar posto a un’azienda che
ingrigisce l’azzurro del cielo. Tonino e Renato incarnano valori diversi; il primo, di rapine ne ha
fatta una professione, il secondo, come la sua tribù gli ha insegnato, vede
l’oro semplicemente come un metallo di colore giallo, niente di più. Sono due
personaggi che non avrebbero motivo di trovarsi su una stessa strada ma il
Grande Spirito ha deciso diversamente. Renato era stato avvisato:l’Uomo del Destinosarebbe arrivato.
Tonino infatti sta sfuggendo dai suoi amici rapinatori; ha deciso di vendicarsi
e di approfittare di un momento di distrazione dei suoi compagni per scappare
con tutto il bottino appena rapinato ma ha bisogno di protezione e Renato è
disposto a dargliela. Così nasce un legame fra i due personaggi; un legame che si consolida
a tal punto che le loro vite si intrecciano e uno diventa il salvatore
dell’altro. “Il grande Spiritoè unastoria di salvazione– ha
dichiarato il regista pugliese –è un
film che vuole mettere in luce come spesso gli incontri possano salvare le vite.
In un certo senso il film è una favola morale in cui ho voluto anche raccontare
un Sud autentico e una Taranto ormai trasformata”. Eh, sì perché, seppur in primo piano ci siano sempre i volti dei
personaggi, non si può non notare, sullo sfondo, quei fumi neri, quelle luci e quei
complessi aziendali chiamatiIlva;
un’azienda la cui storia permette un parallelismo fra i tarantini e gli indiani
d’America, cioè fra due popoli, che hanno dovuto rinunciare a vivere con
serenità la bellezza della propria Terra. Articolo a cura di Sabrina Scotti