Robert Downey Jr, un Dolittle da sufficienza


Immagine di copertina Dolittle

Ci troviamo in Inghilterra, in un’epoca non meglio precisata. La scena si apre con la presentazione del Dottor. John Dolittle, un medico dalla straordinaria capacità di capire e parlare con gli animali. Per tali meriti, la regina d’Inghilterra gli elargisce la proprietà di una vastissima tenuta dove ospitare e curare animali di ogni razza e stazza: scoiattoli, pavoni, struzzi, elefanti e via discorrendo. Di spirito generoso e orientato alla salvaguardia della natura, Dolittle convola a nozze con l’amore della sua vita che, purtroppo, perderà la vita nel corso di una spedizione via mare.

Passano sette anni da quell’incidente, nei quali il dottore si rifugia in sé stesso e le uniche compagnie che tollera sono quelle degli animali, in particolare del suo staff: Chee-cheee, un gorilla fifone e senza autostima, Yoshi, un orso polare freddoloso e Polynesia, un pappagallo logorroico.

Tutto cambia quando la regina viene avvelenata ed è necessario un antidoto presente su di un’isola che sembra non esistere, data la sua rarità. Ma, se ella dovesse morire, Dolittle e i suoi amici perderebbero la proprietà della tenuta ed è per questo che il dottore decide di riprendere in mano le redini della sua vita e di partire alla volta delle ricerca dell’antidoto miracoloso. Al suo viaggio si unisce, con molta insistenza, Tommy Stubbins, un ragazzo amante degli animali e desideroso di impararne il linguaggio. I due e una ciurma di animali, partono quindi alla volta dell’isola. Riusciranno a salvare la Regina e ha svelare la trama di inganni celata dietro al suo avvelenamento?

Ci sono diverse considerazioni da fare e, dopo un po’, ci si può chiedere che film si stia guardando. Si rimane, infatti, straniti dal fatto che la pellicola ricordi un bricolage di vari film. In una scena stai guardando Pirati dei Caraibi, con Robert Downey Jr. nel ruolo di Spugna; in un’altra aspetti con ansia che Tony Stark chiami Jarvis per fargli mandare la SUA armatura; un’altra volta la pellicola passa dall’azione tipica di Indiana Jones o di un qualche film di The Rock (combattimenti e corse tra le strade di una città esotica) al fantasy.

Oltre alla mancanza di un ritmo che sia unico e di un filo logico, sono presenti in misura proporzionale alcuni buchi nella trama. Forzate alcune situazioni, seppur spacciate come funzionali alla riuscita del film. Di certo le aspettative erano più alte dei risultati.

A scanso di equivoci, va detto che alcune scene divertono molto e sono sicuramente godibili, ma non ti lasciano altro se non la risata del momento. Robert Downey Jr. si dimostra eccelso ma statico: le sue doti attoriali e la capacità – sicuramente innata – di esprimere ed esternare sé stesso sfruttando la sua gestualità, lo rendono decisamente un grande interprete. Ma, sembra che non riesca ad uscire fuori dal suo Sherlock e, in particolare, dal suo Tony. Più di una volta e in tante interviste, l’attore ha spesso riportato come in Tony Stark avesse portato sé stesso, dando tutto, senza freni. E ne è valsa la pena, visto il successo planetario ottenuto da questa interpretazione. Ma sarà in grado di impersonare qualcuno che non corrisponda alle caratteristiche dei ruoli che gli hanno donato tanta fama? Questo Dolittle è il banco di prova dopo “Avengers Endgame”.

Una sufficienza che ti lascia prima gli occhi lucidi per le risate nella scena finale, ma poi un po’ d’amaro in bocca, quando pensi che, in fin dei conti, non guarderai Dolittle un’altra volta.

Il film è in tutti i cinema italiani a partire dal 30 gennaio.


Davide Romano

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