Intervista | i Moca ci trascinano in un Bailamme di emozioni

vi spinge a fare musica e cosa vorreste comunicare? I Moca sono un gruppo di ragazzi provenienti da La Spezia. Ognuno di noi, in passato, ha suonato in band diverse. Ad esempio, con il chitarrista e il tastierista suonavamo insieme in un altro gruppo. Infatti, prima facevo il batterista, ho iniziato a cantare due anni fa, quando è partito il progetto dei Moca. Siamo nati con il desiderio di fare un pop fresco e nuovo. Utilizziamo molte macchine, come i sintetizzatori e gli strumenti di sintesi. Vogliamo mantenere una sfumatura nostra, che ci caratterizzi. Siamo sei persone, una piccola grande famiglia. È difficile la gestione degli aspetti organizzativi, ad esempio è impegnativo spostarsi da un luogo a un altro in sei. Ma siamo uniti da un obiettivo comune e questo ci fa correre più veloce rispetto al solito. Quello che emerge è un muro di suono ben definito, ci piace e non vogliamo darci alcun limite. Nel 2020 pubblicherete, conLa Clinica Dischi, il vostro primo album,Oplà. Come state vivendo questo momento e cosa possiamo aspettarci daOplà? Sì, il 2020 porterà il nostro primo album, il mio primo da cantante. Siamo veramente contenti perché abbiamo fatto un percorso molto laborioso e intenso per trovare la giusta chiave di scrittura per i brani e il giusto sound. I ragazzi de La Clinica Dischi ci hanno sostenuto durante tutto lo sviluppo del progetto. Abbiamo trascorso due anni in studio di registrazione, abbiamo scartato molti brani rispetto a quelli che saranno pubblicati. Siamo molto soddisfatti del lavoro fatto e attendiamo l’uscita del disco con molta ansia. Siete di La Spezia.
Qual è il legame con le vostre origini? Quanta Liguria c’è nella vostra musica? Siamo fortemente legati al nostro territorio. La Liguria è una terra un po’ aspra. Da noi si dice che “abbiamo la faccia rivolta al mare e il sedere alle montagne”. Siamo in un lembo di terra stretto e difficile da vivere. Non ci sono riferimenti testuali alla Liguria, questo disco è variegato ma parla molto di quotidianità, di comunicazione e di amore. Quali sono i vostri musicisti di riferimento? Quelli con cui siete cresciuti e che vi hanno influenzato maggiormente nel vostro percorso? Essendo in sei, abbiamo diverse influenze musicali. Alcuni arrivano dal jazz, altri dal pop, altri hanno fatto blues o rock. Cercando di riassumere le tante influenze in pochi nomi, i Rolling Stones sono i nostri preferiti in assoluto. Per quanto riguarda gli italiani, apprezziamo Cosmo per la parte elettronica, ma anche i più grandi padri del cantautorato italiano, come De Andrè, De Gregori e Battisti. Le diverse influenze ci hanno portato ad avere il nostro sound. Con quali artisti
sognate di collaborare? Ci piacerebbe collaborare con troppi artisti, tra i quali sicuramente gliEx Otago, liguri come noi. Ma ancheVenerus, un grande artista che stimo molto. Qual è la canzone che
avreste voluto scrivere o che vi piacerebbe reinterpretare a modo vostro? Qualche pezzo di Battisti, magari diAnima latina, il suo disco più sperimentale. Non voglio osare, sono capolavori quasi intoccabili, però sarebbe molto bello. Certo! Saremo in giro per l’Italia a partire da marzo. Ringraziamo Davide e tutta la band per la disponibilità e gli rivolgiamo un caloroso in bocca al lupo per la loro carriera!