Autore: Redazione Radio Bicocca

  • La Sala Professori – un film che riflette l’odierna società

    Alla scoperta della “Milano gratuita”bySofia Fossati Intervista: RBSN ci presenta Muro, il suo ultimo singolobyIrene Lantano La Sala Professori – un film che riflette l’odierna società La Sala Professori, uscito nei cinema italiani il 29 febbraio 2024, è unfilmtedesco diretto daİlker Çatak(regista e scrittore tedesco) dalla durata complessiva di 98 minuti. All’interno di unascuola media tedesca,Carla Nowak(interpretata daLeonie Benesch) diventa la nuovaprofessoressadi matematica e di educazione fisica di una classe di seconda media. L’insegnante è giovane edidealista. Si inserisce nel corpo docente nel migliore dei modi ed inizia così, il suo percorso lavorativo scolastico. Ad un certo punto, però, una serie difurticominciano ad accadere nella scuola. Carla decide di prendere l’iniziativa, cercando di capire chi possa essere il colpevole ed agendo nelle migliori intenzioni. Come primo passo, decide di far interrompere degliassurdi interrogatoriai danni di alunni completamente innocenti. Infatti, fino a quel momento, il principale sospetto era unbambino turco,Ali(interpretato daCan Rodenbostel). A questo punto, inizia ad indagare segretamente e personalmente. Nota che anche all’interno della sala professori, vi è chi non spicca per onestà. Sa bene che una tesi ha bisogno di una dimostrazione certa, da condursi passo dopo passo, altrimenti si finisce nell’ambito dell’opinione, dell’anarchia e del relativismo. La professoressa compie unpasso, però,imprudente. Usa la videocamera del suo computer ed un portafogli come esca, riuscendo a registrare il braccio di qualcuno che lo ruba; il tutto, sempre all’interno della sala professori senza, però, il consenso sulla privacy da parte dei suoi colleghi. L’insegnante riconosce il braccio diFriederike Kuhn(interpretata daEva Löbau), ossia unasegretariadella scuola che quel giorno indossava la stessa camicia. Friederike è anche madre di unallievodi Carla,Oskar(interpretato daLeonard Stettnisch). Da ciò, partirà una serie direazioni a catena incontrollabili,imprevedibili eparecchiodifficilida gestire da parte della professoressa, che porteranno ad unaconseguenza finaleestrema presa da parte della polizia. La Sala Professoriè un film tedesco diretto dal regista e scrittore tedesco, İlker Çatak. Appartiene algenere drammaticocon l’aggiunta di qualche elemento delthriller. E’ statocandidato all’Oscar al miglior film in lingua stranieranel2024. Si tratta di una pellicola che affrontadiversi temi. In primo luogo, si analizza il tema dellapolicy scolasticae quello dellariservatezza personale. Ciò si osserva ad esempio quando Carla Nowak lascia accesa una videocamera nella sala professori, quando, in realtà, la professoressa non si azzarderebbe mai a leggere il diario segreto di un suo studente. In secondo luogo, si parla anche del fatto cheda una semplice e sola azione,possano nascerevarieconseguenzemoltogravi. Infine, vi è la tematica inerente allascuola, in grado di fornire informazioni in merito all’attuale istituzione scolastica. Si tratta di un’istituzione in forte crisi, in cui il valore del rispetto è stato sostituito dal sentimento umorale; all’insegnante si dà retta solo e soltanto se possiede delle qualità positive, altrimenti diventa istantaneamente il bersaglio degli alunni e dei relativi genitori. In sostanza, si tratta di un film che, nonostante a primo impatto possa sembrare piuttosto semplice, è abile a far riflettere il pubblico sugli odierni valori scolastici e non. Da una prova si arriva sempre a una conclusione. Passo dopo passo. Previous PostAlla scoperta della “Milano gratuita”bySofia Fossati Next PostIntervista: RBSN ci presenta Muro, il suo ultimo singolobyIrene Lantano

  • Alla scoperta della “Milano gratuita”

    La Sala Professori – un film che riflette l’odierna societàbySofia Fossati Per gli amanti delleforme particolari d’arte, esistono alcuni edifici ed istallazioni permanenti e completamente gratuiti a Milano:Via Abramo Lincoln,Palazzo ToiletpapereCastello Pozzi. Si tratta di unaviamilanese alquantoinsolitaemolto colorata, che spesso e volentieri viene definita laBurano milanese,quartiere Arcobalenoo ancora laNotting Hill milanese. É formata da svariatevillettea schiera variopintecon vari giardini e decorazioni floreali, che non lasciano spazio allo smog, bensì ai turisti aventi la possibilità di rifugiarsi in quest’oasi di bellezza. Inizialmente, questecasefuronoprogettate nel 1880dauna cooperativa edilizia (esistente anche attualmente), laSocietà Edificatrice Abitazioni Operaie – Seao. LaSeaoacquistò l’intera area di circa cento mila metri quadri, divenuta dismessa a seguito dello smantellamento della stazione ferroviaria diPorta Tosa. Le villettecostruite a prezzipiuttostoaccessibilisarebbero state, poi,destinateagli operaiche lavoravano in zona. Successivamente, laSeaovendette queste abitazioni che,ora,hanno prezzi altissimidi mercato. Adessosono:centrali(perché distano poco dalDuomodi Milano),originali(perché sono tutte diverse l’una dall’altra),esclusive(perché sono poche) e sono moltopiù grandi rispetto adeiclassici appartamenti. Dunque, sono tutte peculiarità che riducono il numero degli eventuali acquirenti. Si a che fare, insomma, con una via diversa, in cui è possibile passeggiare tranquillamente staccandosi totalmente dalla tipica frenesia milanese. IlPalazzo ToiletPapersi trova inVia Balzarettia Milano e si tratta di una via che è stata trasformata in una vera e propria opera d’arte pubblica e permanente, in pieno stile primo Novecento. Si tratta dellasede diToiletPaper, ossia ilmagazinecreato dall’artistaMaurizio Cattelane dal fotografoPierpaolo Ferrarinel 2010. Per quanto riguarda l’esterno, il pubblico si trova davanti ad un’architettura residenziale e dipinta a due piani. La facciata presenta diverse immagini che si susseguono. In primo luogo, vi è una parte di facciata dipinta di bianco, rosso e blu, con quattro mani che impugnano dei rossetti rossi, le tapparelle rosso fuoco ed, infine, le cornici bianco ottico. Secondariamente, vi è una parte di facciata nera e bianca, degli strumenti musicali a fiato e delle tapparelle rosso fuoco. In terzo luogo, vi è una parte della facciata rosa e bianca con dei fiori magenta e bianchi. Infine, vi è l’ultima parte di facciata azzurra con delle rose magenta, al centro delle quali vi sono degli occhi azzurri e marroni. In aggiunta, vi anche la raffigurazione di un mappamondo. Per quanto riguarda l’interno, invece, il visitatore è catapultato nel mondo dei due artisti precedentemente citati. Vi sono: varie collezioni di arredi e complementi disegnati in collaborazione conSeletti(come tavoli a scacchi, divani coi serpenti, tappeti con bocche grandi con la scrittaSHIT, diversi specchi e molto altro ancora). Inoltre, si può osservare: la macchinetta del caffè disegnata perLavazza, le scarpe diSantoni, le campagne perKenzoe le illustrazioni per ilNew Yorker. Castello Pozzisi trova inViale Berengarioa Milano. Davanti al castello, si innalza una grande istallazione permanente,LOVE ART 4 ALL, realizzata nel 2017, grazie al connubio tra gli stilistiElio FiorucciedOttavio Missoni(assieme anche alla collaborazione diRinaldo Denti, proprietario diCastello Pozzi). Si tratta di unCastello di Carteenorme, sulle cui facce vi sono diverse rappresentazioni di opere famose, quali ad esempio laGiocondadiLeonardo da Vinci. L’opera esprime l’idea di un’arte per tutti. Vuole simboleggiare una sorta di democratizzazione dell’arte stessa, il cui fascino sta nella libera interpretazione di ogni persona che ammira l’opera stessa. Dunque, consiglio a te, lettore, di non lasciarti sfuggire la possibilità di immergerti nella cosiddettaMilano gratuita, della quale fanno parte anchealtre case caratteristiche(comeLa Casa delle fate,Le case igloo,Casa Galimberti,Casa 770: la casa del rabbinoe molte altre ancora)! Previous PostBrassaï. L’occhio di ParigibySofia Fossati Next PostLa Sala Professori – un film che riflette l’odierna societàbySofia Fossati

  • Brassaï. L’occhio di Parigi

    Brassaï. L’occhio di Parigi

    Abbazia di Viboldone: solo a pochi passi da MilanobySofia Fossati Alla scoperta della “Milano gratuita”bySofia Fossati IlPalazzo Realea Milano ospita dal 23 febbraio 2024 al 2 giugno 2024 unamostra fotograficain bianco e nerodedicata ad uno dei fotografi più importanti della storia,Brassaï. Brassaï (pseudonimo di Gyula Halász, in memoria della sua terra natale) è un celebrefotografoungherese naturalizzato francese. Nasce nel 1899 a Brașov e muore nel 1984 a Èze. Inizialmente, egli studia all’Accademia di Belle Artisia a Budapest, sia a Berlino, cominciando a frequentare i circoli che fanno capo aWassily Kandinsky. Ad un certo punto, si arruola nella cavalleria dell’esercito austro-ungaricodurante tutta la Prima Guerra Mondiale. In seguito, si dirige a Parigi, dove lavora comegiornalista. Nel 1929, inizia a scattare le sue prime fotografie con un oggetto preso a prestito, per poi acquistare unaVoigtlander. A Parigi, Brassaï ritrae le piazze e le strade deserte parigine. Scrive un libro,Paris de nuit, nel quale raccoglie gli scatti relativi al fascino misterioso delle architetture cittadine, ma considera anche la scarsa illuminazione parigina come una sorta di sfida tecnica. A questo proposito, Henry Miller (pittore e scrittore statunitense) lo soprannominal’occhio di Parigi. I suoisoggetti principaliconcernono lavita sociale notturna parigina, comeclochard,prostitute(comeMadame Bijou), variecoppiette, ballerine,artisti(comeSalvador Dalí,Henri MatisseePablo Picasso),intellettuali, personaggi dell’alta societàe delteatro d’opera. A Brassaï interessano anche igraffiti dei museidi Parigi. Infine, tra le altre sue passioni, vi è ilcinemae lascultura. L’esposizione artistica espone l’operato artistico di Brassaï, mediantepiù di 200 fotografie. In primo luogo, il visitatore osserva gli scatti ritraentiricordipariginid’infanziadel fotografo. Si spazia dalle barchette delJardin du Luxembourg(comeIl laghetto di Luxembourg) alla miriade di persone incontrate (comeFotografo ambulante al parco Montsouris) durante le passeggiate. In secondo luogo, l’osservatore ammira le foto in merito alle cosiddetteParigi di giornoeParigi di notte. E’ possibile trovare immagini sia relative a paesaggi (comePont de la TournelleePassaggio porticato al Palais-Royal), sia relative alla gente (comePittore sotto un ponte della SennaeRagazze che giocano a palle di neve in boulevard Edgar-Quinet). Per quanto riguarda la vita notturna, invece, il fotografo cattura: istanti d’amore e di passione tra le coppie (anche danzanti) in locali notturni (comeCoppia di amanti in un piccolo caffé in place d’Italia,Coppia alla balera Quatre-Saisons in rue de Lappe,Al BistroteCoppia al Bal Nègre, in rue Blomet), prostitute (comeProstituta con il suo cliente) e luoghi piuttosto bui tra ombre e penombre con solo qualche piccolo bagliore di luce. In terzo luogo, il turista pone la sua attenzione alle fotografie digraffiti e muriintrisi d’umanità (come“Mani”, graffitoe“Assassins” (Assassini), graffito); si concentra anche, però, sugli scatti dibambini(come“L’avvenimento”,Due bambine giocano con le bamboleeMonelli in una strada parigina). Infine, Brassaï ha modo di immortalare anche ivisi di artisti(comeSalvador DalíedHenri Matisse davanti a un disegno eseguito a occhi chiusi)e scrittori(comeColette al Palais RoyaleJacques Prévert con un gatto). Per me la fotografia deve suggerire, non insistere o spiegare. Previous PostAbbazia di Viboldone: solo a pochi passi da MilanobySofia Fossati Next PostAlla scoperta della “Milano gratuita”bySofia Fossati

  • Abbazia di Viboldone: solo a pochi passi da Milano

    Abbazia di Viboldone: solo a pochi passi da Milano

    Miró-Picasso – la mostra che unisce i due pittoribySofia Fossati Abbazia di Viboldone: solo a pochi passi da Milano L’Abbazia di Viboldonesi trova aViboldone, piccola frazione di San Giuliano Milanese, a pochi passi da Milano. Contiene alcuni tra gliaffreschi medievalipiù rinomati in assoluto della Lombardia. É un edificio instile gotico e romanico, appartenente all’ordine delle benedettine(le religiose che prendono come norma di vita la regola disan Benedetto da Norcia). L’Abbazia di Viboldone venne fondata nel 1176 econsacrata nel 1348dagli Umiliati(un movimento religioso costituito da laici, monaci, monache che affrontavano una vita di lavoro e di preghiera attorno alla chiesa). Questo movimento religioso fabbricava specialmente panni di lana e coltivava i campi attraverso vari sistemi di lavorazione parecchio innovativi. L’anno di completamento dell’edificio è stato apportato su una lapide alla destra del portone d’ingresso principale. A seguito della soppressione degli Umiliati ad opera del cardinale cattolico,san Carlo Borromeo, l’abbazia passò aiBenedettini Olivetani, i quali furono poi soppressi dal governo austriaco ed obbligati ad abbandonare l’edificio. Nel 1940 il cardinale cattolico,Alfredo Ildefonso Schuster, diede l’abbazia ad una comunità di religiose guidata daMargherita Marchi, separatasi dalleBenedettine di Priscilla. L’abbazia possiede unafacciata a capannacon decorazioni di pietra bianca, delle bifore aperte sul cielo ed una tessitura muraria in mattoni a vista che rimane solcata da due semicolonne che la tripartiscono. In primo luogo, ilportale dell’edificioè fatto in marmo bianco. Nella lunetta che ne sovrasta l’architrave sono presenti delle sculture marmoree dellaMadonna con bambino fra i santi Ambrogio e Giovanni da Meda. Ai lati, invece, vi sono due nicchie gotiche racchiudenti le statue deisanti Pietro e Paolo. In secondo luogo, ilportone dell’abbaziaè realizzato con del legno scuro, decorato con grandi costoloni lignei e grossi chiodi. La sua datazione risale all’epoca della costruzione della facciata. In terzo luogo, ilcampanilea cono cestile si innalza sopra il tiburio dell’edificio. Esso presenta cornici in cotto e archetti alla base delle bifore e delle trifore sormontate da oculi. Si tratta di unasala rettangolarea tre navate di cinque campate ciascuna, con diversi archi trasversali a sesto acuto. Le colonne che scandiscono le navate sono in laterizio, coi capitelli dello stesso materiale a cubo scantonato. La prima campata è in stile romanico, mentre le successive sono in stile gotico, con alcune colonne in cotto che sorreggono volte alte a crociera. La chiave di volta è circondata da spicchi racchiusi in un cerchio con colori dell’arcobaleno, simbolo di un forte legame tra Dio e gli uomini. In primo luogo, l’organo dell’abbaziaa trasmissione meccanica è stato costruito dall’organaroGiovanni Pradellanel 2004. Lo strumento è dotato di due tastiere e di una pedaliera di ventisette note. Nonostante sia abbastanza piccolo, esso offre supporto per una vasta attività concertistica e didattica, senza però tralasciare gli aspetti concernenti l’impiego liturgico dello strumento musicale. In secondo luogo, l’edificio ospita una serie dinumerosi e famosi affreschi, identificabili come opere diScuola giottesca. Nella parete frontale del tiburio vi è al centro laMadonna in Maestà e Santi, mentre sulla parete che la fronteggia è presente ilGiudizio UniversalediGiusto de’ Menabuoi. Al centro di quest’ultimo vi èCristoavvolto nella mandorla iridescente. Alla sua destra vi sono i “benedetti” col volto esteso verso ilGiudice, mentre alla sua sinistra vi sono i “dannati” su cui irrompeSatana. Sono anche presenti due angeli sulla metà superiore della parete, che arrotolano il tempo della storia, facendo intravedere alle spalle laGerusalemme celeste. Infine, al primo piano della palazzina che si trova accanto all’abbazia, laSala della Musicasi affaccia sull’intero piazzale con due apposite finestre. Essa rappresenta un’importante testimonianza iconografica deglistrumenti musicaliusati a Milano tra la fine del Quattrocento ed i primi anni del Cinquecento. Gli affreschi presentano ogni tipo di strumento musicale a monocromo di terra rossa con delle ombreggiature nere e delle ombre color ocra su fondo bianco. Sono strumenti dipinti a grandezza reale e disposti a coppie incrociate in base ad uno schema a trofeo, che evidenzia la centralità dell’immagine, la simmetria e l’assenza di gravità tipica delle grottesche. Si tratta di unavisita particolare, dal momento che si sta parlando di un’abbazia e non di una classica chiesa o basilica. É possibile accedere all’edificio dal portone principale durante tutti i giorni della settimana dalle ore 07:00 alle 12:30 e dalle ore 14:30 alle 18:30. Inoltre, dopo aver terminato la visita, vi è la possibilità di ammirare ilverde circostantee di percorrere lapasseggiata adiacente all’abbazia. Quindi, consiglio vivamente la visita di quest’abbazia che si trova veramente vicino al capoluogo lombardo a tutti coloro che amano scoprire luoghi diversi e particolari e che sono un po’ stufi della confusione milanese! Previous PostMiró-Picasso – la mostra che unisce i due pittoribySofia Fossati Next PostBrassaï. L’occhio di ParigibySofia Fossati

  • Miró-Picasso – la mostra che unisce i due pittori

    El mundo nace en cada besobySofia Fossati Abbazia di Viboldone: solo a pochi passi da MilanobySofia Fossati Miró-Picasso – la mostra che unisce i due pittori IlMuseoPicassoa Barcellona ospita dal 20 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024 unamostracon più di duecentocinquanta opere, che vuole esaltare l’unione artistica di due celeberrimi artisti spagnoli:Pablo PicassoeJoan Mirói Ferrà. Pablo Picasso nasce a Málaga nel 1881 e muore a Mougins nel 1973. Tra le sue opere più conosciute vi sono:La vita(che riassume il suoperiodoblu),Famiglia di Saltimbanchi(che riassume il suoperiodorosa) eLes demoiselles d’Avignon(che riassumono il suoperiodocubista), ma anche altri capolavori come ad esempioGuernica. Durante il corso della vita, la sua famiglia si trasferisce prima in Galizia e, poi, nel 1895 a Barcellona. Il pittore si iscrive per poco tempo allaReal Academia de Bellas Artes de San Fernandoa Madrid, per poi finire a dedicarsi all’arte antica. In seguito, compie tre viaggi a Parigi, dove si lascia coinvolgere dalla pittura francese diHenri de Toulouse-Lautrec. Picasso è il più famoso esponente della corrente artistica delcubismoin assoluto. Egli si cimenta in questo campo durantetre periodiben diversi l’uno dall’altro. Ilperiodoblu(1901-1904) è contraddistinto daquadri melanconici(prevalentemente di colore blu)e tristi, che rappresentano le condizioni degli emarginati e dei poveri. I contorni delle figure sono molto definiti e vengono praticamente del tutto annullati i piani spaziali. Ilperiodorosa(1904-1906) è segnato dall’introduzione del color rosso e rosa, con la presenza di numerosi giocolieri, saltimbanchi, giullari e altri varipersonaggi del circo, tutti dal volto piuttosto assente. Infine, ilperiodocubistavede la prevalenza del color grigio ed il ritorno di forme che riacquistano consistenza e corpo. Nel 1908 effettua un’ancor più approfondita ricerca sul cubismo assieme ad un altro artista francese,Georges Braque. Successivamente, si reca anche in Italia alla riscoperta dell’arte rinascimentale. L’arte spazza la nostra anima dalla polvere della quotidianità. Joan Miró i Ferrà nasce a Barcellona nel 1893 e muore a Palma di Maiorca nel 1983. Tra le sue opere più note vi sono:Il carnevale di Arlecchino,L’Uccello meraviglioso rivela l’ignoto a una coppia di amantieNascita del mondo. Intraprende il suo percorso artistico improntato sul filone artistico delsurrealismo(1924-1960) fin dall’età di otto anni, influenzato anche dalla sua famiglia. Ad un certo punto, però, si ammala difebbre tifoidea, malattia che lo porterà a trascorrere un periodo di tempo presso la fattoria di famiglia a Montroig, al fine di guarire. Si avvicina anche al movimento artistico delfauvisme. Entra a far parte del circolo artistico dei pittori di Montmartre a Parigi, di cui fa parte anche Pablo Picasso. Realizza parecchiquadri decostruiti coi collages, ma anche litografie, acqueforti, sculture (anche gassose),ceramicheecomposizioni, mano a mano, sempre piùastrattee quadrimensionali. Se vi è qualcosa di umoristico nella mia pittura, non è il risultato di una ricerca cosciente. Questo humour deriva forse dal bisogno di sfuggire al lato tragico del mio temperamento. E’ una reazione, ma involontaria. L’esposizione artisticaMiró-Picassocollocata presso il MuseoPicassoa Barcellona si pone come intento sia quello di glorificare ilcinquantesimo anniversario dalla morte di Pablo Picasso, sia quello di esaltare ilprodotto artistico di quest’ultimo e di Joan Miró. Infatti, i due artisti hanno stretto unfortissima amiciziatra loro durata per più di cinquant’anni e, di conseguenza, il visitatore ha modo di ripercorrere le tappe fondamentali del loro rapporto. Picasso e Miró nutrivano sia un forte legame con la città di Barcellona, sia condividevano la passione per la scrittura, la poesia e la ceramica come nuova forma di espressione e d’intervento nello spazio pubblico ed architettonico. La mostra è suddivisa insette blocchi cronologici e tematici:L’incontro,La Parigi del Surrealismo,Pittura e scrittura,Gli anni della guerra,Dall’assassinio della pittura alla ceramica,Lo stile Picasso,il linguaggio Miró e Miró rende omaggio a Picasso. Tra i quadri esposti, vi sonoDonna, uccello e stelladi Miró ed alcuni studi diLas Meninasdi Picasso. Dunque, te lettore, se ti dovessi trovare per caso a camminare per le vie centrali di Barcellona, ti consiglio di immergerti in quest’affascinante mostra! Previous PostEl mundo nace en cada besobySofia Fossati Next PostAbbazia di Viboldone: solo a pochi passi da MilanobySofia Fossati

  • El mundo nace en cada beso

    Eman: al via il nuovo tour dopo lo stop della…byJessica Amianto Barbato Miró-Picasso – la mostra che unisce i due pittoribySofia Fossati El mundo nace en cada beso El mundo nace en cada besoè un murales permanente situato aBarcellonae realizzato dal celebre fotografo spagnolo,Joan Fontcuberta. Joan Fontcuberta, importante fotografo, saggista, docente, scrittore e curatore spagnolo, nasce a Barcellona nel 1955. All’inizio della sua vita, si laurea in Scienze dell’Informazione e comincia, poi, ad insegnare Comunicazione Audiovisiva presso l’UniversitàPompeu Fabranella sua città natale. Durante il corso della sua carriera, riceve moltipremied onorificenze (come ad esempio ilPremio Nazionale di Fotografiain Spagna nel 1998 ed ilPremio Nazionale di Saggisticanel 2011). In seguito, inizia ad entrare in contatto con quello che è il mondo dellafotografia. Realizzaoperedall’improntasurrealistadal 1973 al 1976, mentre dal 1977 i soggetti delle sue opere provengono dallarealtàquotidiana. Tutte le sue creazioni sono state esposte in vari musei e sono divenute parte di differenti collezioni private e pubbliche. Crea la rivistaPhotovisione dà il via ad una serie di pubblicazioni disaggiincentrati sulla fotografia. Fontcuberta, tramite la fotografia, è capace di conferire unapercezione distortaeallo stesso tempoplausibile della realtà, in modo tale da impiantare il dubbio sulla veridicità della comunicazione e rappresentazione. L’opera fotografica più nota compiuta dal fotografo barcellonese è il murales permanenteEl mundo nace en cada beso. Si trova aBarcellona, più precisamente inPlaça d’Isidre Nonell, proprio nelbarrio gótico(ossia uno dei quartieri più popolati della città) ed accanto alla Cattedrale di Barcellona. Si tratta di unfoto-mosaicoprogettato nel2014, al fine di commemorare lacaduta di Barcellonadurante laGuerra di Successione Spagnola. Nasce in occasione del tricentenario dellacaduta catalanadel 11 settembre del1714, con lo scopo di raffigurare lalibertà d’amorein ogni forma possibile ed immaginaria. L’iniziativa partì da Fontcuberta che, assieme alceramistaspagnoloAntoni Cumella, collaborò conEl Periódico de Catalunya. La collaborazione è consistita nel porre sul murales4.000 tasselli di ceramica(con diverse sfumature dal rosa al rosso)rappresentanti scene di quotidianità,d’amore libero e felice, che migliaia di lettori avevano inviato al giornale. I tasselli sono stati disposti in cinquanta file da ottanta tasselli ciascuna, che tutti insieme formano l’immagine didue labbra intente nel baciarsi. Dunque, te lettore, se per caso ti dovessi trovare a passeggiare tra le viuzze centrali della capitale della regione della Catalogna, ti raccomando d’osservare quest’affascinante murales! In un certo senso, un artista non è molto diverso da un insegnante, perché con i suoi scatti, un fotografo cerca di trasmettere una conoscenza del mondo e, con lo spirito di un insegnante, si adopera per far capire al pubblico le sue immagini. Previous PostEman: al via il nuovo tour dopo lo stop della…byJessica Amianto Barbato Next PostMiró-Picasso – la mostra che unisce i due pittoribySofia Fossati

  • Eman: al via il nuovo tour dopo lo stop della pandemia

    Intervista: La musica di Riccardo de Stefano è prima di…byIrene Lantano El mundo nace en cada besobySofia Fossati Eman: al via il nuovo tour dopo lo stop della pandemia Eman, all’anagrafe Emanuele Aceto, imbraccia la chitarra all’età di 11 anni e inizia a comporre i suoi primi brani. Avvia il suo progetto nel 2001 e, dopo anni di esplorazione sonora attraverso i generi più disparati – dal reggae al cantautorato italiano –, arriva al successo discografico con l’albumAmen(2016), dal quale viene estratto un primo singolo omonimo che lo consacrerà nel panorama musicale italiano. Il suo ultimo EP,Distratto, è uscito nel 2023; è stata l’occasione per l’artista di tornare a suonare dal vivo, dopo la cancellazione forzata del tour durante la pandemia e un periodo di stop dedicato alla propria vita familiare. Da Milano a Cosenza, Eman porterà la sua musica sui palchi d’Italia nel mese di gennaio; scopriamo di più sul suo progetto artistico in questa intervista. Se dovessi descrivere Eman con una parola, che non sia per forza un aggettivo, quale sarebbe e perchè? Questa è una bella domanda!Riflessivo, ti direi, forse anche troppo. Sono uno che pensa tanto, per ogni cosa che fa, anche se sono istintivo. Rifletto sempre sulle conseguenze di ogni mio gesto, dal più piccolo al più grande. Ovviamente ogni tanto sbaglio, non sono un perfezionista. Ironicamente sono uno di quelli che vincono le discussioni quando sono soli sotto la doccia, che poi ci pensano e dicono:“ah, avrei dovuto dire questo!” Oggi inizia il tuo nuovo tour, sei carico? Sì, carico ma anche un po’ ansioso, come è giusto che sia. Lo sono sempre almeno un po’, anche dopo mille anni, sia che siano piccoli palchi sia che siano più grandi. Questa è la copia di un tour che è saltato per il Covid e per una serie di motivi incredibili, e siamo riusciti solo adesso a portarlo in giro per l’Italia. Sono molto felice di tornare a suonare. La riprogrammazione post pandemia fu complicatissima perchè c’erano tantissimi tour da programmare e le date erano difficili da trovare. Ci fu poi un cambio di agenzia, che è una cosa che complica sempre la situazione dal punto di vista burocratico. Poi sono diventato padre e dovevo fare una scelta: esserci o andare in giro. L’arrivo di mia figlia ha riequilibrato il tutto: sarebbe stato molto triste non poter portare la mia musica in tour solo per motivi burocratici! Cosa dobbiamo aspettarci da questa serie di date? Siamo belli carichi, poi come dicevo vengo con un carico emotivo bello grande e si riverserà tutto sul palco, in senso buono. In più faremo dei brani nuovi, cosa che formalmente non si dovrebbe fare, ma il mio pubblico è abituato ad aspettarsi qualcosa di inedito sul palco. La musica, secondo me, non è fatta per seguire un programma predefinito: inizia a starmi un po’ stretto il modo di agire secondo cui per Sanremo deve uscire il pezzo sanremese e per l’estate il tormentone. Quando vieni dal vivo, poi, sei obbligato ad ascoltarmi. Non ascolti il brano nuovo perchè è finito per sbaglio in una playlist e non rischi di dargli scarsa attenzione. Portare un inedito dal vivo è un buon termometro per capire come il pubblico lo recepisce. Qual è il brano che non può mai mancare nella setlist di un tuo live? PensoAmen, eIl mio viziocredo perchè il pubblico è molto affezionato a loro.Amenè la connessione che si è creata tra me e la gente, in modo defintivo. Considera però che escludere i brani è un po’ come escludere dei figli, quindi non sai mai quale togliere. Parliamo della tua musica: di te dici “Eman vive, scrive e canta, e tanto basta“. Come funziona il tuo processo di scrittura? È esattamente quello. Pervivereintendo il fatto di vivere nel mondo, ascoltare gente, vedere persone. Vivere in toto ogni giorno, che poi oltre ai libri e altre cose che ti possono dare spunti, è quello che mi ispira. Il processo può svilupparsi in due modi: uno è più ispirato, quando mi capita di scrivere un brano in 20 minuti; l’altro è molto più tecnico. Per quanto la musica sia arte ci si deve applicare, le parole devono avere un determinato suono, si deve studiare per scrivere. Personalmente preferisco il modo ispirato, ma non è detto che sempre avvenga. Il tuo primo vero album,Come aceto, è uscito nel 2009 ma non è disponibile sulle piattaforme, posso chiederti come mai? È vero, non c’è. Erano altri tempi, ci sono anche brani che non sono mai usciti perchè erano un’altra forma. Non me ne sono mai preoccupato perchèCome acetoè totalmente autoprodotto – addirittura comprammo la macchina per stampare i CD per distribuirlo. Non avrebbe senso che fosse sulle piattaforme e mi piace che una parte della mia storia sia lì, che per averla vista si deve essere stati presenti in quel momento. Magari un giorno lo metterò su vinile, ma in fin dei conti era quello che era e il processo di costruzione del progetto vero è stato fatto dopo. Forse ci possono essere dei brani che avranno senso di esistere in una nuova forma, ma in alcune cose non mi rivedo quasi più. Il tuo primo album ufficiale, invece,Amen, è uscito nel 2016, mentre il tuo ultimo EP,Distratto, lo scorso anno. Cosa è cambiato in Eman in più di dieci anni dall’inizio? Quelli erano tempi un po’ particolari: iniziava ad esserci Internet, ma non era cruciale. Tra il 2009 e il 2016 ci sono brani che sono usciti in altri dischi autoprodotti che ancora una volta non sono finiti in rete. Nel 2016, dopo aver intuito che questo sarebbe potuto diventare il mio lavoro, ho capito cosa volevo da Eman. Prima era pura passione, ci pensavo ma non ci credevo. Nel 2012 ho pubblicato un brano,Insane, che è stato lo spartiacque. Inoltre fare musica giù non è come farla in Lombardia; il circuito lì è molto più chiuso e complicato, non si trovano le persone e ciò ha reso il processo più lungo e complicato. Il processo che ha portato oggi ad essere Eman è una crescita e vorrei che le persone che mi ascoltano crescessero con me. Io non sono più quello di prima, non lo rinnego, ma sono altro rispetto a quella cosa lì. Il primo brano che ho pubblicato èDammi da bereche è uscito nel 2005/6 e sono quasi ventanni, è naturale che si cambi. Attraversi i generi con un’agilità strabiliante. Quali sono, in generale, le tue principali ispirazioni? A livello musicale, da piccolo ascoltavo il cantautorato e il rock, poi da adolescente ho conosciuto hip hop, rap e reggae. Non ho mai trovato l’opportunità di dividere i genere; mi è sempre venuto spontaneo non farlo. Il problema di quando sono arrivato in Sony era il collocarmi in un genere; oggi fortunatamente non è così: se pensi all’urban, ti accorgi che spazia in vari generi. Per quanto mi riguarda, ho percepito che avrebbe funzionato non avere un genere. Il fatto è che non credo proprio nei generi, li conosco, ma penso serva più ai giornalisti per avere un margine in cui muoversi. ILed Zeppelinstessi giocavano con sonorità che appartenevano ad altri mondi, anche il reggae – pensa a come suonaD’yer Mak’er–, ma non si sono mai preoccupati di non essere rock. Se devo proprio scegliere un genere, però, ti direi che mi identifico nel cantautorato. Nella tua carriera hai condiviso il palco con artisti importanti, hai suonato al Concertone del Primo Maggio nel 2019. Invece, un featuring che vorresti assolutamente fare e uno che, al contrario, non faresti mai? Che non farei mai, probabilmente direi una bugia perchè lo dici quando poi l’occasione di farlo non ti capita. ForseEmanuele FilibertoePupo, oppure credo che non mi troverei con alcuni tipi di trapper perchè non avremmo le stesse affinità. Non so come combacerebbero le variebitch, le collane e il resto; è tutt’altro con quello che devo dire io. Partendo da questa paraculata, invece, ti dico che ce ne sono tanti con cui lo farei. Ci sono i grandi di un tempo,De Gregoritra gli altri, però è impossibile sceglierne uno. Tra i giovani,Tuttifenomeni; è interessante, mi piace, c’è stima artistica. Vale lo stesso perVenerus, ma comunque ce ne sono tanti che stimo e con i quali collaborerei. La non stima, poi, dipende dal fatto che piaccia o no quello che fanno, ma non giudico la loro musica perchè è la loro. Quali sono i tuoi progetti futuri, oltre il tour? C’è un album che stiamo finendo che come ogni album nuovo è l’album della maturità. Poi non sono uno che ama fare grandi piani perchè ho un po’ paura del futuro. Vado per piccoli passi. 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  • Intervista: La musica di Riccardo de Stefano è prima di tutto sincerità

    Vincent Van Gogh, pittore coltobySofia Fossati Eman: al via il nuovo tour dopo lo stop della…byJessica Amianto Barbato Intervista: La musica di Riccardo de Stefano è prima di tutto sincerità Il 24 novembre è stato pubblicato “Cronologie del futuro lontano“, il primo album di inediti diRiccardo de Stefano, cantautore romano conosciuto principalmente per la sua attività di critico musicale. “Cronologie del futuro lontano” è un album intimo che parla al cuore degli ascoltatori raccontando non solo la storia di Riccardo, ma riflettendo su aspetti che riguardano la vita di tutti noi. Il tempo diventa l’anello di congiunzione tra i vari brani e con uno stile un po’ filosofico porta l’ascoltatore ad interrogarsi su quale sia l’effettivo significato di questo concetto. Dietro la pubblicazione di questo album c’è un lavoro più ampio che ha coinvolto Riccardo a 360°. Al disco sono stati associati una serie di altri elementi:un libro,una musicassettacontente una versione alternativa dei brani euna VHScontente uno spettacolo teatrale che richiama il tema centrale dell’album. Noi di Radio Bicocca abbiamo avuto modo di chiacchierare con Riccardo per saperne di più Nasce in realtà fin da molto piccolo, grazie anche all’influenza di mio padre e di mio fratello. Ancora adolescente comprai il mio primo disco rock e da lì la musica è diventata un elemento centrale della mia vita. Nasce in realtà anche prima del 2020, con tantissimi brani che io avevo scritto nel corso di tutta la mia vita. Costruirlo è stato poi un processo lungo, che ha richiesto diversi anni soprattutto per gli arrangiamenti e la parte più strumentale. In più il progetto di per sé è più ampio, quindi sta continuando ancora adesso con la costruzione di uno spettacolo teatrale. Di base sento di essere una persona abbastanza creativa e quindi nel momento in cui ho realizzato il disco sentivo mancasse ancora qualcosa.I temi affrontati avevano bisogno di un completamento. Per questo, ho deciso di ampliare il progetto partendo dal libro che rappresenta un po’ un’evoluzione del tipico libretto che riporta la tracklist in un cd. Guardando un po’ di fonti online ho realizzato anche un videogioco. Infine ho potuto esplorare altri ambienti artistici e questo mi ha portato a collaborare alla realizzazione di uno spettacolo teatrale. Io scrivo canzoni da anni, il corpus centrale dei brani di “Cronologia del futuro lontano” nasce nel 2018-2019, anni abbastanza particolari per me. Il progetto si è evoluto nel momento in cui è pian piano cresciuto e con questa crescita alcune canzoni come “EraNovembre” sono state rielaborate. Per certi versi mi sembra che il progetto sia sempre in crescita e stia sempre cambiando. Io penso, un po’ citandoBob Dylan, che la canzone sia una forma vitale e che quindi tende ad evolvere e a prendere vita. Il disco ruota moltissimo attorno alle sonorità delClassic Rock.Bob Dylanè sicuramente una grandissima influenza, per me è una divinità musicale ma poi in generale nel disco ci sono molte sonorità della musica anni’60e ’70. Sono stato ispirato da“All thing must pass”diGeorge Harrisone alla dimensione più“spirituale”dei brani diBrian Wilson, ma ancheSufjian StevenseArcade Fire. In generale ogni canzone ha ispirazioni molto diverse, per esempio “Delia” è molto influenzata dai lavori diIosonouncane. Altri cantautori italiani a cui mi ispiro sonoAndrea Lazslo de SimoneePaolo Benvegnùche ho quasi immaginato cantare l’ultimo brano dell’album“Svegliati”. Credo sia una questione disincerità. La musica mainstream impone delle regole che prediligono l’efficacia alla sincerità e questo esiste da sempre. Non necessariamente parliamo di qualcosa di sbagliato, ma impone quella che io chiamo la “dittatura della coolness” per poter risultare vincenti. Io ho cercato di prendere una direzione opposta, non sentivo il bisogno di essere“pop”nel senso negativo. La musica per me è davvero una fonte di salvezza, unaterapiae ho scelto di fare musica con la massima sincerità. Quelle canzoni nascono prima di tutto per me, anche se poi sono scritte usando un tu che serviva a ricordarmi chi sono e cosa voglio fare, per cercare anche di arrivare alle persone. Essere musicista ed essere critico coincidono, sono entrambe legate innanzitutto ad un forte amore per la musica e poi allanecessità di porsi delle domande. Come critico cerco delle cose negli altri artisti e di evidenziare magari degli elementi che ritengono rilevanti, come musicista cerco di rispondere a queste domande, a mio modo, con la mia espressività. Prima di essere critico e musicista io sono un amante della musica. Come musicista, poi, spero ovviamente di riscontrare l’apprezzamento altrui. Ho ricevuto alcune critiche da colleghi, che però comprendo perfettamente. lo però non posso fare a meno di essere anche musicista, fa parte di me ed è forse il motivo principale per cui sono diventato un critico musicale Faccio fatica ad immaginarlo, per certi versi propendo verso un’idea di transumanismo per cui l’umanità supererà sé stessa se prima non ci autodistruggiamo in altri modi, pensiamo al cambiamento climatico. Non posso fare a meno di pensare che in un trilione di anni tutte le cose che abbiamo fatto oggi perderanno di senso, come già avviene per noi pensando a cose successi tanti anni fa. Non ci sarò per capire cosa riserva il futuro, anche se sarebbe bello restare sospeso per saperlo. Allora stiamo ultimando lo spettacolo teatrale che ovviamente ha richiesto abbastanza tempo, ma siamo quasi giunti al termine. Vorrei poi portare il disco dal vivo, anche con formazioni diverse e realizzare questo spettacolo. Mi piacerebbe pubblicare un nuovo libro ed entrò magari un anno pubblicare un nuovo album che rappresenta un po’ il continuo della mia idea. Anche perché ho moltissimo materiale scritto dal 2008 ad oggi che vorrei pian piano condividere con il pubblico. Noi ringraziamo moltissimo Riccardo e vi lasciamo alcuni link utili per restare aggiornati sul suo progetto: Previous PostVincent Van Gogh, pittore coltobySofia Fossati Next PostEman: al via il nuovo tour dopo lo stop della…byJessica Amianto Barbato

  • 30-1Mostre ed EventiVincent Van Gogh, pittore coltoLa mostra del Mudec sintetizza gli elementi fondamentali dell’arte vangoghiana.bySofia Fossati1 settimana ago1 settimana ago La mostra del Mudec sintetizza gli elementi fondamentali dell’arte vangoghiana. 151MusicaIntervista | Quando la musica diventa un SAFEPLACEUn estratto della nostra intervista al duo SAFEPLACE in occasione dell’uscita del nuovo singolo.byIrene Lantano2 settimane ago2 settimane ago Un estratto della nostra intervista al duo SAFEPLACE in occasione dell’uscita del nuovo singolo. 190CinemaDiabolik – Chi sei? conclude la trilogia dei fratelli ManettiUn thriller spettacolare e carico d’azione con protagonista Diabolik.bySofia Fossati2 settimane ago2 settimane ago Un thriller spettacolare e carico d’azione con protagonista Diabolik. 270Mostre ed EventiPablo Picasso: 50 anni dalla scomparsa di un mitoSi tratta di una mostra che vuole celebrare l’operato di uno dei più noti artisti cubisti al mondo, Pablo Picasso.bySofia Fossati3 settimane ago3 settimane ago Si tratta di una mostra che vuole celebrare l’operato di uno dei più noti artisti cubisti al mondo, Pablo Picasso. 331MusicaIntervista | ACME: Arrivare alla gente ma senza snaturarsiIn seguito alla pubblicazione, il 6 ottobre, del loro nuovo EP Camera con Ombre, abbiamo avuto la possibilità di intervistare gli ACME, band romana che…byIrene Lantano3 settimane ago1 settimana ago In seguito alla pubblicazione, il 6 ottobre, del loro nuovo EP Camera con Ombre, abbiamo avuto la possibilità di intervistare gli ACME, band romana che… 120UniversitàBiUniCrowd | Torna l’appuntamento con il crowdfunding in BicoccaNon perderti l’evento di presentazione della sesta call BiUniCrowd, l’università del crowdfundingbyRadio Bicocca3 settimane ago3 settimane ago Non perderti l’evento di presentazione della sesta call BiUniCrowd, l’università del crowdfunding 27-2MusicaIntervista | Alla scoperta degli Invisible Pathways di Martina Di RomaMartina di Roma è venuta a fare quattro chiacchiere con noi per presentarci il suo nuovo albumbyIrene Lantano1 mese ago1 settimana ago Martina di Roma è venuta a fare quattro chiacchiere con noi per presentarci il suo nuovo album 290Mostre ed EventiRobert Doisneau: il padre della fotografia umanistaLa mostra di Robert Doisneau è composta da ben 130 suoi scatti fotografici.bySofia Fossati1 mese ago1 mese ago La mostra di Robert Doisneau è composta da ben 130 suoi scatti fotografici. 941CinemaOppenheimer: il film sul padre della bomba atomicaIl nuovo film di Christopher Nolan è ricco di storia e carico di drammaticità.bySofia Fossati2 mesi ago2 mesi ago Il nuovo film di Christopher Nolan è ricco di storia e carico di drammaticità. 340CinemaAssassinio a Venezia: il ritorno di Hercule PoirotAssassinio a Venezia è il nuovo film diretto da Kenneth Branagh.bySofia Fossati2 mesi ago2 mesi ago Assassinio a Venezia è il nuovo film diretto da Kenneth Branagh.

  • Vincent Van Gogh, pittore colto

    Intervista | Quando la musica diventa un SAFEPLACEbyIrene Lantano IlMuseo Mudeca Milano ospita dal 21 settembre 2023 al 28 gennaio 2024 unamostraricca di numerose opere d’arte firmate dal celebre artistaVincent Van Gogh. Vincent Van Gogh, uno dei più noti pittori olandesi, nasce a Zundert nel 1853 e muore a Auvers-sur-Oise nel 1890, dopo aver patito a lungo a causa di varidisturbi mentali. Nel corso della sua vita, si dedica alla realizzazione di svariati dipinti, stampe giapponesi ma anche numerosi schizzi non portati a termine. Prende ispirazione anche dagli artisti realisti dellaScuola di Barbizon. Uno dei suoi più importanti compagni di vita fuPaul Gauguin(pittore francese post-impressionista). Inizialmente, Van Gogh deve ribellarsi a suo padre, pastore protestante, per poter intraprendere la sua carriera artistica. Solitamente, si cimenta nella creazione di parecchipaesaggicon campi di grano (comeCampo di grano con volo di corvi) o con cipressi (comeCampodigranoconcipressieNottestellata),naturemorte(comeNaturamortacontavolodadisegno,pipa,cipolleecera) e ancheautoritratti(comeAutoritratto con l’orecchio bendato). L’artista si inserisce all’interno del filone artistico delpost-impressionismo, il quale prevede la stesura di opere all’aperto, ossiaen plein air. Si tratta di una corrente artistica che inizia nel 1886, anno dell’ultima mostra impressionista, e finisce nel 1905, anno della prima mostra espressionista. Questo movimento artistico si concentra soprattutto sull’uso libero del colore, andando oltre quelli che sono i caratteri sostanziali dell’impressionismo. Van Gogh, assieme a pittori comeAmedeo ModiglianieCaravaggio, è diventato famoso ed apprezzato solamente dopo la sua morte. All’ingresso dell’esposizione artistica, il Mudecpresenta una serie di immagini con accanto alcuni punti essenziali dellabiografiadi Vincent Van Gogh. In primo luogo, il visitatore ammira le opere legate allaricerca di temi, quali “nel cuore del popolo” e il “bisogno di dipingere dal vivo”. Essi si collegano alle tematiche dellafaticae dellesofferenzeche condizionano la vita dei diseredati e dei poveri nelle campagne. Tutto ciò emerge inLe portatrici del fardelloe inZappatori. In secondo luogo, lo spettatore pone l’attenzione sui disegni ritraentipaesaggi rurali,contadini al lavoroedonne che cuciono. Questo lo si nota inContadina che lega un fascio di spighe di granoe inDonna che cuce e gatto. Successivamente, il pittore sperimenta anche il tema dellamorte, creandoDonna sul suo letto di morte. Van Gogh, in seguito, produce quadri concoloriscuri e terrosicomeImangiatori di patate(di cui ne realizza anche una litografia). In terzo luogo, il pubblico osserva leopere(comeInterno di un ristorante) dallo stampoimpressionista e puntinista, dai colori più vivaci e accesi. In questo complesso di quadri, vi è anche un autoritratto dell’artista, ossiaAutoritratto. Dopodiché, il turista si focalizza sulle varieopere dall’ispirazione giapponese, maturate dalla fascinazione del pittore per l’Oriente. A seguire, il visitatore rimane affascinato dai quadri (comeFrutteto circondato da cipressieLa vigna verde) aventi come protagonistivigne,campi di granoefrutteti in fiore. Durante l’ultimo periodo di vita, Van Gogh si trova nell’ospedale psichiatricoSaint-Paul-de-Mausoledi Saint-Rémy-de-Provence, nel quale si cimenta nella creazione discene notturnee di quadri ricchi dioliveti. Infine, la mostra ospita anche un piccoloexcursussull’immenso interesse dell’artista per ilibri(comeBel-AmidiGuy de MaupassanteL’AssommoirdiÉmile Zola) e, inoltre, anche una sala in cui è possibile visionare un brevefilmatoillustrante la vita e le opere principali del pittore. L’unico momento in cui mi sento vivo è quando dipingo. Previous PostIntervista | Quando la musica diventa un SAFEPLACEbyIrene Lantano