Ariaferma, una boccata d’aria nelle carceri italiane


ariaferma

Ariaferma, la nuova pellicola del regista e ideatore Leonardo di Costanzo arriva nelle sale italiane il 14 ottobre. Il perché abbia vinto il premio Film della critica alla 78esima mostra del cinema di Venezia si può comprendere ancor prima di prendere posto in platea. Un duo speciale, quello formato da Toni Servillo e un inedito Silvio Orlando, due bandoli della matassa che sanno di essere parte del tutto ma si sforzano di rimanere distanti. In questo, risiede la potenza di Ariaferma, che attraverso un carcere immaginario mette in scena le contraddizioni della società.

Toni Servillo è un ispettore che insieme a un ridotto manipolo di colleghi si ritrova a dover dirigere una dozzina di detenuti dimenticati dalle conseguenze della burocrazia italiana. Presto gli incarcerati saranno trasferiti in un altro centro, ma finché il momento non arriva, tutte le libertà come le attività didattiche e ricreative sono sospese tranne l’ora d’aria. Gli equilibri cambiano quando Silvio Orlando, un super cattivo tutto furbizia e niente muscoli, organizza uno sciopero della fame come protesta all’immangiabilità del vitto servito. Complici inattesi una cucina condivisa e un cortocircuito, il filo che tiene insieme il sistema si tende pericolosamente.

Un’ansia indescrivibile rimane sulle spalle anche dopo aver lasciato la sala. Due ore passate velocemente, nonostante si rimanga seduti ad aspettare con i nervi a fior di pelle la scintilla che causerà lo scoppio. La colonna sonora di Pasquale Scialò aiuta il trasporto emotivo. L’agonia, l’allegria, l’innocenza, traspaiono nelle scene dove il carcere mostra e la musica racconta.

Sicuramente un titolo che fa riflettere. Nel cast anche attori non professionisti ex rei. Di Costanzo teneva alla veridicità dell’atmosfera, raggiunta grazie a diversi incontri nelle carceri italiane con agenti, direzione e qualche detenuto. Leonardo di Costanzo dice: “Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento.”

Radio Bicocca consiglia la visione, ma solo se siete pronti a mettere in discussione le vostre convinzioni.


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