Intervista | Andrea Iervolino, tra Hollywood e Italia


Festival di Cannes 2018Ph. Daniele Venturelli

In occasione dell’uscita nelle sale di Waiting for the Barbarians, abbiamo avuto la fortuna di intervistare Andrea Iervolino, fondatore della casa di produzione Iervolino Entertainment. Il film vede nel cast stelle del calibro di Johnny Depp e Robert Pattinson e, nella prima settimana di uscita, è stato primo al box office per media copia.

Come prima domanda vorrei chiederle di introdurre Waiting for the Barbarians. Come convincerebbe qualcuno a vederlo al cinema?

Questo film è tratto da un romanzo premio Nobel i cui attori sono Johhnny Depp e Robert Pattinson. Secondo me vale la pena vederlo perché, nonostante sia tratto da un libro di trent’anni fa, è anche super attuale. Il film fa capire che a volte i governi o delle forze superiori, a favore dei propri interessi, esercitano strategie di paura sul popolo per guidarlo. È interessante anche a livello culturale quindi.

Si può quindi fare un parallelismo con quello che succede oggi in certi ambienti e in certe circostanze.

Assolutamente sì. Waiting for the Barbarians non a caso è ambientato in un epoca e in un paesaggio immaginari, proprio perché si voleva dare a questo film una condizione timeless, senza tempo e senza luogo. Perché è una cosa che poteva succedere mille anni fa così come potrebbe accadere tra mille anni. È un film che lo guardi, esci dalla sala e continui a pensarci. È un film che rimane. Vedendolo capisci che è una storia vera di come funziona il mondo, e questo ti fa riflettere. Poi ovviamente quando vedi Johnny Depp e Robert Pattinson sei attirato perché sono due grandissimi attori.

In UK è stato il film più visto in streaming, in America è al numero 5, quindi sta andando molto bene. Mi fa piacere che esca anche in Italia perché è un film che non ha nulla da invidiare a quelli americani, pur essendo stato realizzato al 100% in Italia. Nonostante sia un film di manifattura americana, ci sono maestranze italiane, oltre a me che sono il produttore.

Questo genere di film può quindi mandare un messaggio positivo al cinema italiano? Qualcosa che motivi anche altri produttori ad investire all’estero.

Certo, la caratteristica in genere del cinema italiano è che il film faccia il 100% della sua distribuzione solo in Italia. La caratteristica di un film come questo invece è ribaltata. Infatti, fa quasi il 97% delle sue revenue nel mondo e solo il 2-3% in Italia. Questo modello può essere perciò di buon auspicio al cinema italiano perché riusciamo così a finanziare film grazie a 150 paesi nel mondo, non solo grazie a Rai e Mediaset. Spero che tutte le persone che leggano questa intervista possano trarne ispirazione affinché l’Italia non sia famosa all’estero solo per la moda, il design e il cibo. Secondo me stiamo dimostrando che anche il cinema può diventare un prodotto di export.

Lasciando un attimo da parte questo film, vorrei chiederle di parlarci dei mobile short content che avete in cantiere.

Un altro focus della Iervolino Entertainment è quello di produrre questi short content. Noi produciamo pillole da cinque minuti l’una di animazione ma di altissima qualità, come quella che potresti trovare al cinema in un qualsiasi film della Disney. A questi short associamo delle grandi star, ad esempio per la serie Puffins il protagonista sarà Johnny Depp. I Puffins sono dei piccoli uccellini e il protagonista ha le fattezze di Depp: ha il suo cappello, il suo gilet, i suoi anelli. Sono animaletti fatti a immagine e somiglianza delle star che li interpretano. La prima serie, Arctic Friends, è già uscita in 109 paesi del mondo su Apple TV. La collezione 1 e 2 hanno inoltre raggiunto il primo posto tra le serie più viste proprio su questa piattaforma. Quindi ecco, sono dei progetti che stanno facendo successo e sono dei prodotti innovativi.

Secondo una mia teoria, il 98% del consumo del video content nei prossimi 10 anni sarà tutto mobile, streaming e short. E quindi quello che cerchiamo di fare è dimostrare che noi italiani siamo i produttori dei blockbuster dello short. Sono formati che oggi sembrano particolari, con episodi da cinque minuti l’uno, ma sono basati sul comportamento degli user. Se facciamo la domanda a 100 persone che hanno Instagram e gli chiediamo: “Quando vedi una storia su Instagram [che dura solo 15 secondi], aspetti che la storia finisca o fai subito lo swap a quella successiva?”.

L’87% risponde che fa lo swap e quando vedi le statistiche noti che fanno swap dopo 3 secondi circa. Se si guarda però il tempo medio trascorso sui social siamo attorno alle due ore e mezza al giorno. Quindi in realtà spendono molto tempo sui social ma fanno swap dopo soli 3 secondi, quindi non hanno il feeling dell’attesa, perché 15 secondi sono percepiti come un tempo troppo lungo. Sulla base di questi studi sono stati creati questi format.

Voi però siete tra i primi a proporre questo format, è corretto?

In Italia siamo sicuramente i primi, nel mondo c’è anche un’altra azienda che se ne occupa ma non di animazione, bensì del live-action.

E in futuro pensate anche voi di produrre live-action o preferite restare nel campo dell’animazione?

Secondo me per lo short al momento siamo molto forti sull’animazione, anche perché in tutto quello che si fa bisogna raggiungere la perfezione. Quindi continueremo ad investire sullo short animato. Anche perché c’è tutto uno studio dietro su come fare gli storyboard e gli script. Perché è come inventare un nuovo mondo. Oggi si sa come scrivere uno script perfetto per un cartone di 100 minuti, ma non c’è ancora una scuola per scrivere uno script perfetto di un cartone di 5 minuti. E quindi lo stiamo inventando noi, e questo porta anche a studi ed investimenti.

Ringraziando ancora Andrea Iervolino e la Iervolino Entertainment per la disponibilità, vi lasciamo con alcuni link utili:


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