Passione e perfezione: la complessa interiorità di Degas


Degas passione e perfezione

È preferibile disegnare quello che non si vede più, se non nella memoria; è una trasformazione in cui l’immaginazione collabora con la memoria, e così si riproduce ciò che è essenziale e necessario.

Degas-Passione e perfezione, diretto da David Bickerstaff inaugura la stagione 2019 della Grande Arte al Cinemaun progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital, nelle sale italiane in collaborazione con i media partner Radio Capital, Sky Arte e Mymovies.it, anche in seguito al riscontro positivo dello scorso anno.

Il docufilm, al cinema il 28, 29 e 30 gennaio, è un viaggio che parte dalle sale del Fitzwilliam Museum di Cambridge – sede della più ampia collezione di Degas del Regno Unito – per arrivare a Parigi e all’Italia, dove il pittore trascorse gli anni della formazione artistica.

Una personalità davvero complessa quella di Edgar Degas, artista francese, noto per la sua continua e costante ricerca della perfezione. Questo viaggio intimo nella vita personale e creativa di Degas sarà un’opportunità per il pubblico di approfondire la relazione del pittore con il movimento impressionista, nel quale è stato inserito dai critici dell’arte. Nel 1861 l’artista conosce Manet, al quale lo legherà per il resto della vita una profonda pur se contrastata amicizia. Con Manet, Degas condivide la passione per le stampe giapponesi, delle quali diventa in breve tempo uno dei massimi collezionisti parigini, e, grazie a lui, Edgar viene anche introdotto nel gruppo del Cafè Gerbois. Verso la metà degli anni Sessanta l’artista si accostò alla corrente con uno spirito avanguardista pur mantenendo la sua autonomia, gli ideali del disegno e del lavoro in atelier, ritenendosi più vicino al panorama del realismo. Influenzato da Courbet e da una personale idea di arte, lontana dal disegnare en plein air , comincia a realizzare le sue opere in studio, riprendendole anche a posteriori.

 

Dai suoi disegni e dalle sue opere si evince lo studio dei maestri del passato, dai protagonisti del Rinascimento italiano ai pittori contemporanei come Ingres e Delacroix e l’influenza del suo personale Grand Tour in Italia.  Degas viene descritto dagli amici come un uomo brillante capace di sprigionare allegria ma anche terrore in chi gli stava accanto, e a tal punto interessato al processo artistico in sé più che al risultato finale da essere noto per l’ossessiva rielaborazione delle opere. Una mania che, in alcune occasioni, lo indusse persino a chiedere ai committenti di riavere indietro i suoi quadri per poterli ulteriormente ritoccare anche dopo averli consegnati.

Per raccontare il quotidiano che tanto lo colpiva come scene con ballerine sinuose, interni di caffè, corse di cavalli, ritratti di famiglia, eleganti nudi femminili, Degas realizzò anche diverse statue, prediligendo la cera o l’argilla. Diceva di non poter lasciare nulla dietro di sé che fosse in bronzo perché il metallo era per l’eternità. Il mercante d’arte Ambroise Vollard raccontò come un giorno il pittore gli avesse mostrato una ballerina che aveva ritoccato per la ventesima volta affermando: Non scambierei nemmeno con un secchio d’oro il piacere che sento nel distruggerla e nel ricominciare da capo. È per questo motivo che alla morte dell’artista, nel 1917, furono rinvenute nel suo studio oltre 150 sculture in cera, argilla e plastilina. Saranno queste sculture, insieme allo studio di alcuni dei suoi quadri più celebri, ai racconti di chi gli stava vicino e alle sue stesse lettere, a rivelare la complessa interiorità di uno degli artisti più influenti e amati dell’impressionismo.


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