Pinocchio, il ritorno di Roberto Benigni

Dal 19 dicembre al cinema.


Pinocchio è la favola italiana per antonomasia, uno dei pochi racconti nostrani che ha avuto un successo internazionale, grazie anche al celeberrimo adattamento cinematografico targato Disney. Qui in Italia un secondo successo è stato ottenuto con la pellicola del 2002 diretta ed interpretata da Roberto Benigni, non l’unica su questo tema ma, sicuramente, una di quelle maggiormente apprezzate. Dal 19 dicembre però potremo finalmente vederne l’ultima versione e, chissà, magari potrebbe diventare quella migliore.

La prima cosa che colpisce è proprio la presenza di Benigni, questa volta nei panni di Geppetto. Già in La Vita è bella si è trovato ad interpretare il ruolo del padre ma, se in quell’occasione era lui il bugiardo, qua sarà un padre amorevole e moralmente limpido, un uomo che darebbe tutto pur di non far mancare nulla al figlio.

Geppetto è il padre più famoso del mondo assieme a San Giuseppe – ironizza Benigni in conferenza stampa – Entrambi sono falegnami, entrambi hanno un figlio adottivo ed entrambi vivono la sua risurrezione!”

La figura del padre è quindi una delle principali in Pinocchio a ma, accanto a lui, sono presenti tantissimi altri attori di altissimo livello. Il burbero Mangiafuoco sarà interpretato da un convincente Gigi Proietti che, tramite un look a metà tra Rasputin e Hagrid, riuscirà a dar vita ad un personaggio possente ed inquietante. Il Gatto e la Volpe sono rispettivamente Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini, il primo cieco ed il secondo zoppo. I due personaggi si completano a vicenda anche se sarà la Volpe a condurre i giochi e il Gatto a fare da spalla.

Alla regia troveremo Matteo Garrone, reduce di film di successo come Gomorra, Il Racconto dei racconti e Dogman, che gli hanno permesso di ottenere numerosissimi premi tra i quali sette David di Donatello ed una nomination per i Golden Globe. Uno dei denominatori comuni delle sue pellicole è la violenza ma, per questa volta, di sangue non ne vedremo nemmeno una goccia. La storia è stata pensata per essere apprezzata da grandi e piccini, un modo per riunire al cinema le famiglie nel periodo più magico dell’anno. Per quanto riguarda invece la scrittura del film, la sceneggiatura è stata realizzata a quattro mani con Ceccherini. La prima versione di Pinocchio infatti era molto fedele all’originale di Collodi ma dopo l’intervento di Massimo si è deciso di aggiustare alcuni dettagli per rendere la pellicola più divertente e leggera in alcuni passaggi, senza però snaturarla.

Uno dei punti di forza di Pinocchio è sicuramente il trucco, in grado di conferire al piccolo protagonista e agli altri burattini un aspetto legnoso mai visto sul grande schermo. Pinocchio, tanto per rendere l’idea, doveva sottoporsi ogni mattina a tre ore di make-up affinchè la maschera in silicone venisse dipinta nel migliore dei modi e fosse in grado di restituire allo spettatore l’impressione del vero legno. Tutto questo per tre mesi e tenete presente che Federico Ielapi, il giovane burattino, ha solamente otto anni.

L’uso dei trucchi rende quindi il tutto più vero e, di conseguenza, grottesco. Non voglio essere frainteso, questo non è da vedere come un difetto, ma è forse un elemento da considerare se si decide di andare a vederlo con i più piccoli. Personaggi come il tonno antropomorfo, alcune marionette o lo stesso grillo parlante sono abbastanza distanti dalla versione allegra e colorata alla quale siamo stati abituati e ci vengono presentati in tutto il loro magnifico realismo.

In conclusione, Pinocchio è senza dubbio una delle storie più affascinanti della nostra tradizione e vederla trasposta con così tanta cura sul grande schermo non può che essere un piacere. Consigliato a tutti gli amanti dell’originale e una prova di come il cinema italiano non sia morto ma, al contrario, stia vivendo una seconda epoca d’oro.


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