Bais e la sua apnea come momento di riflessione


Bais

Luca Zambelli Bais, è un cantautore atipico, che vive a Milano e che il 21 ottobre ha pubblicato il suo EP di debutto Apnea per Sugar Music e distribuito da Universal.
Un lavoro in studio con sonorità di impronta indie pop, ma con un forte richiamo al mondo dell’R’n’B. Con cinque tracce, Bais ci fa immergere nel suo mondo profondo, fatto di canzoni che raccontano di una realtà in continuo cambiamento e delle sue riflessioni emotive.
Apnea ci fa trattenere il fiato per farci scoprire magari anche il nostro lato profondo, che si nasconde nel nostro abisso.
Dopo aver apprezzato l’ascolto del suo EP, abbiamo colto l’occasione di fare qualche domanda a Luca Zambelli, per conoscere meglio la sua vita e il suo lavoro.

Ciao Luca, piacere di conoscerti! Mi piacerebbe iniziare facendoti due
domande abbastanza scontate ma penso necessarie per conoscerti. Come ti descriveresti e perché hai scelto Bais come “secondo cognome”?

Ciao, piacere mio! Sono parecchio alto e ho i capelli lunghi, ma non troppo. Bais è il mio secondo cognome appunto, e l’ho scelto come nome d’arte perchè dopo essermi scervellato per un anno pensando a mille papabili nomi, ho realizzato che Bais era lì, semplice, onesto e senza troppe pretese. Non sarei riuscito a sopportare a lungo un nome inventato, cambio molto velocemente i miei gusti e il nome sarebbe rientrato nelle cose che avrei voluto cambiare col tempo… Bais invece è il mio secondo cognome, è li e non lo posso cambiare. A parte queste cose, mi piace come suona.

Dai un significato personale alla parola apnea?
Apnea per me è un’immersione, un viaggio dentro di se alla scoperta di nuovi universi. So che per alcune persone questo termine ha un’accezione negativa ma per me non l’ha mai avuta, anzi. La vedo come un momento per se, di riflessione, scoperta e distaccamento dalla superficie della realtà di tutti i giorni.

Secondo te, visto il periodo che stiamo affrontando, possiamo dire di essere un po’ tutti in apnea?
Per il significato che ha per me, sicuramente durante la quarantena si potrebbe dire che siamo stati tutti un po’ in apnea. Penso che non sia capitato a nessuno di vivere tre mesi di seguito in quelle strane condizioni, per lo più da soli, a casa.

Quando hai iniziato a lavorare a questo disco e cosa ha significato per te pubblicare questo tuo lavoro in studio in un periodo come questo?
Quando ho iniziato a lavorare al disco, a cavallo della quarantena, non sapevo ancora quando sarebbe uscito. Sicuramente far uscire un disco e non poterlo portare in giro live non è una bella cosa, ma se avessi dovuto aspettare che questo strano periodo passasse probabilmente sarebbe passato anche il momento giusto per questo disco di vedere la luce.

Come mai definisci il tuo primo EP un disco acquatico?
A partire dal nome, ho fin dall’inizio voluto trasmettere un’atmosfera di immersione in un mondo acquatico inesplorato. È come se tutte le canzoni ed il momento in cui le ho scritte mi infondessero una sensazione simile all’essere sott’acqua, trattenendo il respiro.

L’ultima traccia del tuo EP, Dove si va (a finire), penso possa racchiudere l’idea generale del tuo disco, dove ci immergiamo in un mondo fuori fuoco, che si sgretola tra le mani. Ci racconteresti com’è nata questa traccia?
Dove si va (a finire) è il testamento spirituale del disco. L’ho scritta quasi tutta di getto una notte durante la quarantena, dopo aver guardato un documentario su Sam Cooke. Nonostante l’abbia scritta recentemente, i pensieri presenti in questa canzone ce li ho in testa da molto tempo. È da quando sono piccolo che mi chiedo dove si va a finire quando lasceremo questo mondo.

Secondo te, dove andremo a finire, andando avanti così?
Non lo so, spero solo che questa emergenza finisca presto così potremo (spero) pensare ad un’altra emergenza che stiamo trascurando da troppo tempo, il cambiamento climatico e le sue conseguenze devastanti.

Facendo un passo indietro, nel 2019 hai pubblicato il tuo primo brano Milano e altri singoli che ti hanno permesso di farti conoscere. Cos’è successo in questo anno e come sei cambiato?
Con tutto quello che è successo mi sembra sia passato molto più di un anno. Avevo appena iniziato a farmi conoscere e poi è arrivata la quarantena a fermare tutto e tutti… Non penso di essere cambiato molto, i miei sogni sono gli stessi. Forse l’unica cosa buona che mi ha portato questa quarantena è stato tanto tempo che ho dedicato a me e alla mia musica.

“Godiamoci la fine del mondo” canti nel brano In Limousine. Che fine del mondo avevi immaginato quando hai scritto questo pezzo?
Non è una fine del mondo letterale diciamo. Mi sono immaginato questa scena in cui due persone che si sono amate si ritrovano catapultati in una limousine dopo una festa, sfatti, all’alba (che è già un tramonto).Un po’ come l’ultima scena di Fight Club.

In questi giorni il nuovo DPCM ha previsto la chiusura dei teatri, cinema e delle sale concerto. Come stai cercando di far sentire la tua voce? Hai preso o vorrai prendere parte a qualche manifestazione?
Pur essendo in una posizione privilegiata rispetto agli addetti ai lavori del mondo dello spettacolo (che si sono visti strappare il lavoro dalle mani), vorrò di certo prendere parte alle prossime manifestazioni pacifiche.

Che cosa ancora ti fa perdere il fiato, ti fa emozionare?
Suonare la mia chitarra o il mio piano mi fa sempre emozionare.

Ringraziamo Bais per la disponibilità e vi invitiamo ad ascoltare il suo primo EP Apnea.


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