Slipknot, violenza e sperimentazione nel nuovo disco


Quando nel 2014 gli Slipknot pubblicarono .5: The Gray Chapter le reazioni furono abbastanza discordanti. Vuoi per la copertina, vuoi per la mancanza di ispirazione, il disco non ottenne mai un plauso da parte della critica e il lavoro venne presto etichettato come di mediocre qualità. Così il gruppo dell’Iowa si è messo al lavoro per rinnovare il sound e ci è riuscito, eccome se ci è riuscito. Rispetto ai precedenti lavori, We Are Not Your Kind è certamente più sperimentale, allontanandosi dalle sonorità canoniche grazie all’introduzione di tastiere, pianoforti e chitarre acustiche.

Il primo estratto dell’album, Unsainted, ci presenta la fusione del metal duro e violento con momenti più melodici ed elettronici. I sintetizzatori, seppur sempre presenti nella discografia della band, risultano in questo album particolarmente accentuati, come ad esempio in My Pain. Il videoclip ufficiale di Unsainted inoltre ha come obiettivo la presentazione delle nuove maschere, segno distintivo del gruppo e aggiornato all’uscita di ogni nuovo album.

Il secondo singolo, Solway Firth, prende ispirazione dalla famosa foto Solway Firth Spacemen che ritrae una bambina e, sullo sfondo, un astronauta. Il mistero legati alla foto risiede nel fatto che il fotografo sostiene di non aver inquadrato l’astronauta che si sarebbe invece “materializzato”. Il brano racconta di come la felicità sia spesso falsa ed imposta dalla società, falsa proprio come l’astronauta della fotografia. La depressione e la tristezza sono due dei leitmotiv che ci accompagneranno per tutto il disco, andando a comporre il primo concept-album della carriera degli Slipknot.

Ma in che senso sono diventati sperimentali?

Oltre all’uso delle tastiere, gli Slipknot si sono cimentati nell’uso inedito di voce e strumenti, dal pianoforte alla chitarra acustica. A Liar’s Funeral è forse l’esempio più lampante di questa voglia di sperimentare che fonde la delicatezza della chitarra acustica con la potente voce graffiata di Corey Taylor, un grido disperato che riuscirà a far venire la pelle d’oca anche a chi crede che la band faccia solo rumore. Altro esempio perfettamente calzante è Spiders, una canzone cupa e tetra che rievoca atmosfere degne dei migliori film horror.

Ma questo vuol dire che non ci saranno canzoni nello stile degli Slipknot originali?

Assolutamente no! Accanto alla sperimentazione troveremo brani che sembrano presi direttamente dai loro primi album come Red Flag, Nero Forte e Orphan. Questi brani sembrano pensati appositamente per i live e racchiudono tutta la grinta di cui la band è capace.

In conclusione, We Are Not Your Kind è un disco adulto e maturo, la prova che con le giuste idee anche una band che ha già fatto la storia è in grado di rinnovarsi e di far sentire la propria voce. Accanto al self-titled dei Rammstein, sicuramente una delle migliori uscite metal degli ultimi anni.


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