We Are Who We Are, la prima serie tv di Luca Guadagnino


Luca Guadagnino debutta come regista per il piccolo schermo con We Are Who We Are. La serie tv si compone di 8 episodi e i primi due andranno in onda proprio oggi, venerdì 9 ottobre, su Sky Atlantic e Now TV. Negli Stati Uniti We Are Who We Are ha raccolto tantissime valutazioni positive e anche nel nostro paese i commenti e le recensioni di chi l’ha vista in anteprima han fatto ulteriormente aumentare l’hype attorno alla serie. We Are Who We Are è stata prodotta dalle case italiane Wildside e The Apartment per Sky e per il canale statunitense HBO. Guadagnino, oltre che della direzione, si è occupato anche della sceneggiatura. La serie è stata scritta con l’aiuto di Francesca Manieri e di Paolo Giordano, salito alla ribalta col romanzo La solitudine dei numeri primi, pubblicato nel 2008.

Nella base militare di Chioggia

Così come è stato per il film che ha reso celebre Luca Guadagnino nel mondo, Call Me by Your Name, anche la sua prima serie tv è ambientata in Italia. Stavolta però ci spostiamo dalla campagna cremasca al Veneto. Le vicende di We Are Who We Are si svolgono nel 2016 in una fittizia base militare americana, la caserma Pialati, a Chioggia. Un episodio speciale andato in onda su Sky Atlantic per presentare la serie tv ha mostrato gli incredibili sforzi e la cura maniacale della troupe nel creare da zero la base militare, nel tentativo di renderla il più simile alla realtà. Per spiegare bene la scelta dell’ambientazione non ci resta che affidarci alle parole del regista:

“Non so perché, mi tornò in mente l’infanzia di Amy Adams, l’attrice mi aveva raccontato anni fa che, essendo figlia di un militare, era nata e cresciuta per alcuni anni nella base americana Ederle di Vicenza. Quel ricordo fu in qualche modo una fonte di ispirazione: e se invece di raccontare la periferia americana, che ormai è quasi uno stereotipo del cinema indipendente, immaginiamo una comunità molto specifica come quella di un gruppo di soldati espatriati all’estero con le loro famiglie? Un microcosmo di militari che ricrea la propria America fuori dai confini del proprio Paese, per esempio in Italia.”

I protagonisti Fraser e Caitlin

We Are Who We Are è un dramma adolescenziale che esce dai canoni classici delle serie tv. Guadagnino sconvolge tutti gli elementi possibili e ci porta in un viaggio attraverso la fluidità di genere e la scoperta della propria sessualità. Il regista si affranca dal solito cliché omosessualità/eterosessualità spingendosi ancora oltre. Negli otto episodi possiamo sì trovare ragazzi e ragazze che amano persone dello stesso sesso, ma anche altri che non si sentono a loro agio nei propri corpi o ancora musulmani che non sanno se credere o meno. Sono tutti rappresentanti di questa sessualità fluida che caratterizza la serie, che coinvolge e porta lo spettatore a seguire il viaggio voluto dal regista. La location scelta, la base militare, è sinonimo di autorità e conformismo, contraltare perfetto a questo mescolamento.

I veri protagonisti della serie tv sono due adolescenti. Nel primo episodio ci viene presentato Fraser, interpretato da Jack Dylan Grazer. Vediamo il mondo coi suoi occhi nei primi minuti della serie, quelli di un quattordicenne americano sradicato dalla sua New York e catapultato in un posto in cui non vuole stare. Fraser ha dovuto seguire la madre, nuovo colonnello della base americana di Chioggia, interpretata da Chloë Sevigny. Il rapporto tra loro due è quantomeno burrascoso. Fraser sembra provare un forte risentimento nei confronti della madre, responsabile di averlo portato via da un luogo che amava. Insieme a loro c’è anche la compagna della madre, interpretata da Alice Braga, che prova a sanare le difficoltà madre-figlio, salvando spesso Fraser dai guai.

Nel secondo episodio scopriamo, invece, Caitlin, interpretata da Jordan Kristine Seamon, ragazza afroamericana che vive già da tempo nella base di Chioggia. Entrambi i protagonisti hanno questioni aperte con se stessi, una serie di domande anche riguardo alla loro identità a cui proveranno a dare una risposta. Tra i due si instaurerà un rapporto difficile da definire con una singola parola che ci accompagnerà per tutta la durata della serie tv.

Interessante è anche la colonna sonora. Oltre a otto brani originali, composti per la serie tv da Devon Hynes, troviamo artisti tra loro molto diversi, italiani e stranieri. Ad esempio, in una scena del primo episodio ambientata nel supermercato della base, possiamo ascoltare in sottofondo un brano di Francesca Michielin. Si tratta di Nessun grado di separazione, pezzo con cui la cantante originaria di Bassano del Grappa ha partecipato all’edizione 2016 dell’Eurovision Song Contest.


Matteo Piana

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