Che fine ha fatto la Rana Pazza?


La Rana Pazza è senza dubbio il fenomeno mediatico che più riesce ad incarnare lo spirito di rivoluzione tecnologica all’inizio degli anni duemila – il periodo di Gigi Dag, della Melevisione e di Dragon Ball all’orario della merenda.

C’è stato un tempo, infatti, in cui avere un cellulare era un vanto. Ancora più importante era avere una suoneria personalizzata, un modo come un altro per gridare al mondo “guarda come sono cool”. Che poi, di che telefoni parliamo? Erano delle scatole di plastica che, nella migliore delle ipotesi, ti permettevano di giocare alla versione 3D di snake.

Ma come si cercavano le suonerie senza internet?
Semplice, tramite la televisione. Qui si veniva bombardati di continuo da pubblicità dal discutibile gusto che cercavano di incastrarti in un abbonamento caro quasi quanto Netflix per ricevere ogni settimana un’orrida suoneria. E, se eri fortunato, ne trovavi pure una che ti chiamava per nome.

Se ci ripenso posso ancora sentire riecheggiare negli antri più bui della mia mente una voce che canta “mi chiamo Virgola, sono un gattino, sono la stella del telefonino”.

Ma una suoneria è riuscita a perforare la mia mente con più insistenza delle altre: la Rana Pazza.

Genesi di una rana

Chiamarla “rana” è veramente un azzardo. Questo mostro in computer grafica è una specie di goblin grigio con occhi sporgenti, casco da motociclista e un piccolo pisellino tra le zampe. Era necessario quest’ultimo dettaglio? A quanto pare per chi l’ha creato sì.

Ma facciamo un passo indietro. La storia inizia nel 1997 con lo svedese Daniel Malmedahl, un diciassettenne che si è registrato mentre cercava di imitare il rumore di una motocicletta. Il risultato era pietoso, talmente tanto che le televisioni iniziarono a chiamarlo come rumorista per i loro programmi, giusto per farsi due risate.

Il tormentone del ragazzo che fa i versi della moto finì tra le mani di un altro ragazzo svedese, un certo Erik Wernquist, che decise di usare questa clip come base per creare un video in computer grafica. Ed è a questo punto della storia che entra in scena la rana, all’epoca chiamata semplicemente The Annoying Thing, la cosa fastidiosa. Chissà perché.

L’idea era solo quella di fare un video stupido, uno dei mille che all’epoca si potevano trovare in giro per l’internet. La sua creazione, però, saltò agli occhi della Jamba!, popolare casa di produzione di suonerie per cellulari, che decise di prendere la cosa più fastidiosa del mondo e adottarla come sua personalissima mascotte. Correva l’anno 2004, e in quell’esatto momento tutto ebbe inizio.

Il successo planetario

La Jamba! cambiò il nome del mostro in Crazy Frog e il singolo scelto per il suo debutto fu Axel F, cover della celeberrima canzone presente nella colonna sonora di Bevery Hills Cop, il film con Eddie Murphy. In sostanza è stata presa la canzone originale, è stata aggiunta la fastidiosa voce dell’anfibio e prodotto un videoclip di dubbio gusto che, però, all’epoca ebbe un successo travolgente. Nel video, per chi non lo ricordasse, c’è la rana che cavalca un razzo invisibile e gareggia con dei robot in una specie di corsa senza senso.

Ad ogni modo, il successo della canzone fu planetario. In Italia raggiunse la terza posizione in classifica e in altri Paesi come Norvegia, Inghilterra, Francia e Germania arrivò addirittura prima. Ricordo che, all’epoca, ogni due pubblicità ne trovavi una con Wladimiro Tallini che ti diceva di mandare un messaggio al 48 2 48 per ricevere l’esclusiva suoneria della rana più pazza del mondo.

Ma non tutti hanno gioito per il successo dell’anfibio mutante.

Se avessi saputo che avrebbe avuto così tanto successo – ha dichiarato in seguito il creatore Wenquist – non gli avrei permesso di usare quello stupido nome. Non ha nulla a che vedere col persionaggio. Non è una rana e non è nemmeno particolarmente pazza”.

Parole dure.
Parole dure di un uomo davvero strano.

Dischi pazzerelli

Se la Jamba! si fosse fermata a produrre solo Axel F non saremmo qui a parlarne. Presi dall’ingordigia, hanno continuato a sfornare per circa tre anni cover su cover, brani fastidiosi su brani fastidiosi, a tal punto da riuscire a creare tre compilation da 45 minuti l’una.

E, secondo voi, potevo esimermi dall’ascoltare tutta la discografia della rana? Certo che no!
Inutile dire che mi sono pentito di questa scelta quasi all’istante. Ascoltare questi album è stata una sofferenza. Io amo il trash ma ad un certo punto ero quasi tentato di abbandonare l’impresa.

Spegni, disse il cervello.

Continua, disse il cuore.

BAARAMBABAABOMBAABAROOUMBA disse Crazy Frog. E così fu.

Trascinandomi fino all’ultima traccia, ho avuto modo di sentire versioni deliranti di I Will Survive, We Are The Champions, Last Christmas e di tantissime altre canzoni che, d’ora in avanti, non riuscirò più ad ascoltare allo stesso modo.

La Rana Pazza è morta?

Dal 2009 silenzio stampa, il mostro è scomparso dai radar quasi all’improvviso. Tutti speravano che il grigio anfibio avesse finalmente tirato le cuoia, specialmente dopo l’infelice tweet della pagina ufficiale che lo ritraeva con un cappio al collo – ovviamente il tweet è stato rimosso alla velocità della luce perché una rana che istiga al suicidio non è proprio il massimo.

Ma HEY il 2020 ha saputo dare il peggio di sé e, oltre ad una pandemia e a mille altre cose, è anche riuscito a riesumarla. Sì perché sull’account Twitter è stato annunciato un nuovo album. Al momento non si sa molto in merito, ma quel che è certo è che prima o poi tornerà.

Buoni propositi

Non so voi, ma personalmente non ho mai amato questo buffo personaggio. L’ho sempre trovato irritante e, col senno di poi, mi chiedo come abbia fatto a raggiungere così tante persone in tutto il mondo – parliamo di 2,4 miliardi di views sul videoclip di Axel F.

Ma chissà, magari con il prossimo album cambierò idea. Quello che spero, un giorno, è di poterla ascoltare divertendomi tantissimo, come i due ragazzoni qui sotto.


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