Intervista | Riccardo Inge: la musica non va solo ascoltata


Riccardo Inge

Abbiamo preso l’influencer è il nuovo videoclip del cantautore Milanese Riccardo Inge, disponibile su tutti i digital store dal 6 dicembre 2019.
Abbiamo colto l’occasione per intervistarlo e conoscere la personalità che si cela dietro questa voce bella e potente.

Cercandoti sui social è evidente che il tuo progetto sia espressione di una doppa personalità, da un lato Riccardo, dall’altro l’ingegnere. Parlaci di voi due.

Riccardo Inge è un racconto autobiografico. È la storia di un ingegnere cantautore, che si concretizza in uno scontro tra una faccia razionale ed una libera. Quest’ultima è quella che mette a disagio, perchè è difficile da comprendere ed accettare. Credo che in molti vivano questo dualismo, ma spesso si tende a nascondere l’anima più irrazionale: pochi hanno il coraggio di mostrarla.

A proposito di questo dualismo, non passa inosservato il tuo vestito stravagante. Cosa rappresenta? Perchè tutte quelle frecce colorate? Sono vettori?

Si, qualcosa di simile. Tutte quelle frecce colorate esprimono le innumerevoli direzioni dell’animo libero. Rappresentano l’esplosione di tutto ciò che voglio comunicare con la mia musica. Questi vestiti sono ormai diventati una costante del mio personaggio. Questo in particolare presenta anche un richiamo ai celebri pantaloni bianchi, con strisce rosse laterali, di Freddie Mercury. Il riferimento è voluto perchè ho sempre trovato questa icona della musica, di grande ispirazione per me, nonostante le notevoli differenze di voce e scrittura.

Qual è la reazione del pubblico a questi vestiti eccentrici?

I commenti non si sprecano, sia in positivo che in negativo. C’è chi apprezza e coglie la simbologia e i riferimenti, ma c’è anche chi mi critica aspramente. Qualcuno è arrivato ad attacchi personali definendomi “checca” o “cocorita”. Non voglio però rinunciare a questa forma espressiva, perchè mostra la mia autenticità. La musica non va solo ascoltata! Bisogna curare l’immagine, la comunicazione. Ed io sono molto più nudo, vestito con questi costumi, che non in giacca e cravatta, così come vado a lavoro.
Credo che comunque sia importante far parlare di sè, nel bene e nel male. Se questi attacchi diventano un modo per incuriosire ed invogliare altra gente ad ascoltare la mia musica, ben venga!

Il messaggio è forte e chiaro. Parlaci di come è nato tutto questo.

Il progetto nasce intorno al 2016, dopo anni di gavetta e sperimentazioni, senza mai la soddisfazione di raggiungere la giusta visibilità discografica. Ho avuto diversi progetti, tutte band con le quali condividevo il modello delle prove old style in garage. Tante prove e poi il palcoscenico.
Avrei voluto continuare ad avere una band, ma è stato difficile cercare dei musicisti con i quali condividere il progetto, così come ce lo avevo in mente. Nonostante la decisione di preseguire da solista, è iniziata una disastrosa ricerca di musicisti. Dopo diversi mesi, partecipando al Rockin’1000 ho conosciuto Marco El Nino Benvenuti. Ci siamo subito trovati e si è unito come batterista. Dopo di lui, Il Fa (basso), Pietro Dalmasso (chitarra acustica ed elettrica) e Simone Sproccati (synth e tastiere). Il modo di fare musica è cambiato, non si parte più dalle prove in garage, ma dallo studio di registrazione. Propongo i miei pezzi e loro curano gli arrangiamenti per l’incisione e il live. Non li considero dei turnisti, perchè sono parte integrante di questa società musicale. C’è molta condivisione e soprattuto sono diventati un valido supporto psicologico.

La curiosità è tanta, ma giuro di aver quasi finito con le domande. Come nasce un pezzo di Riccardo Inge? Ci racconti il tuo processo creativo?

Diciamo che dipende da molte variabili, non ho una regola fissa. Anche se ultimamente ho ritrovato la mia dimensione guidando la moto. È uno dei pochi momenti in cui mi sento davvero distaccato da tutto e in contatto con me stesso. Quanto guido nessuno mi rompe le scatole, non ho distrazioni e soprattutto sono costretto a cantare perchè non c’è la radio come in macchina. L’unico problema è che non posso sempre fermarmi a registrare con il cellulare le idee che mi vengono in mente. In genere quindi, trovo ispirazione per strada e aspetto di tornare a casa per lavorarci su.

E’ stato interessante scoprire il tuo mondo e ti ringrazio a nome della redazione, per avercelo raccontato. Quali sono le tue intenzioni e i programmi per il futuro?

Intanto vorrei vivere sempre di più il palco, perchè è la mia dimensione. Ultimamente stiamo facendo diverse date e abbiamo trovato un particolare interesse da parte del pubblico svizzero. Dopo Metropolitana e Abbiamo preso l’influencer, pubblicherò altri due singoli. Il progetto non ha ancora la giusta maturità discografica per l’uscita di un album, ma in primavera ci penserò. Anche perchè è difficile fare piani a lungo termine, essendo interamente autoprodotto e indipendente.

Benissimo Riccardo! Ti ringraziamo ancora e ti facciamo i migliori auguri per la tua carriera. Di seguito alcuni link utili:


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